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Recensione di Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio di Efraim Medina Reyes

Creato il 29 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

7 Flares 7 Flares × Recensione di Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio di Efraim Medina ReyesQuello che ancora non sai del Pesce GhiaccioEfraim Medina Reyes
Pubblicato daFeltrinelli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

Una pioggia incessante obbliga Teo a ripararsi in un bar chiamato “Pesce Ghiaccio”, qui conosce Lena, un'avvocatessa che gli apre un mondo insicuro, instabile, dettato dalla droga, dal sesso e da poliziotti corrotti i quali stravolgeranno la calma e apatica vita di Teo per sempre.

Prendete un ragazzo affetto da uno strano tipo di lupus, aggiungete un città ai confini della fantasia, colpita da pseudo esplosioni di cenere e personaggi al limite dell’inverosimile per stravaganza, unite al tutto flashback a più non posso, droga, sesso e una triste e insensata ricerca della comicità, mescolate spesso gli ingredienti ed ecco a voi Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio.

Il titolo, anche se molto lungo, è riduttivo rispetto alla grande mole di temi, concetti e preconcetti filosofici, se così possiamo chiamarli, che vi si trovano all’interno. Per fortuna c’è un comune denominatore che li unisce tutti, cioè Teo, il protagonista del romanzo. Teo Goldman è un trentenne che vive ancora con la madre, in quella che può essere definita una monotona sfera di vetro (p.82). Bloccato dalla sua malattia, Teo ha un sogno, stravolgere i canoni della comicità e diventare come Lenny Bruce o Clancy, due grandi comici. Per fare questo si munisce di un registratore e decide di captare l’umorismo celato all’interno della quotidianeità; ed è proprio da qui che, finalmente, inizia a delimitarsi, anche se con molta fatica, una via per provare a capire il romanzo. Di pari passo si viene a scoprire che il bar, dove parte tutta la trama ovvero il “Pesce Ghiaccio”, un locale che seppure all’apparenza si mostra come un banale e normale bar, nasconde al suo interno droga, pornografia e prostituzione,è una metafora di quello che è Teo; all’apparenza una persona normale, ma al suo interno esplodono le sfaccettature più incredibili della sua vita. Come viene detto nel libro “il paradigma del pesce ghiaccio è fluttuare senza punti di riferimento. Non fare parte e non sentirsi escluso.” (p.182).

La presenza di “temi” e “riflessioni” abbastanza attuali e comunque interessanti a chi piace ragionare e vedere le cose da diverse angolazioni, non riescono a reggere l’enorme e pesante carico della fitta nebbia che senti cadere sulle spalle ad ogni frase (alla faccia della ricerca della comicità!). Nonostante possa essere considerato un lungo monologo interiore che si proietta verso il caotico e confusionario mondo esterno, il linguaggio, ma soprattutto la trama, pare esserne colpita troppo duramente e ne viene così compromessa facendo perdere il lettore tra i sinuosi labirinti mentali di Teo e ovviamente di Medina.
Consiglierei questo libro soltanto a chi abbia un conto in sospeso con la società e abbia bisogno di una valvola di sfogo, il quale potrebbe così trovare nell’autore e nel protagonista un suo collega se non amico.

Claudia Pomponi



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