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Recensione di Sotto una cupola stellata di Margherita Hack

Creato il 16 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

21 Flares 21 Flares × Recensione di Sotto una cupola stellata di Margherita HackSotto una cupola stellataMarco SantarelliMargherita Hack
Pubblicato daEinaudi
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Einaudi. Passaggi
Genere:Scienza
Pagine:
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La trama:

Il testamento spirituale di una delle più importanti menti del nostro tempo. In questa lunga intervista con Marco Santarelli la Hack parla di scienza, religione, politica e società conducendoci all’interno di un percorso di riflessione sul valore e sui limiti della ragione umana.

Margherita Hack non ha di certo bisogno di presentazioni. Nel corso della sua vita, infatti, ha coniugato con naturalezza la figura di astronoma con quella di abile comunicatrice, imponendosi prepotentemente come interlocutrice di rilievo nel dibattito culturale italiano. I suoi risultati come scienziata sono di indubbio spessore ma ciò che l’ha resa nota al grande pubblico è la sua capacità di non tirarsi mai indietro nella discussione, di far sempre sentire la sua voce competente e decisa. Le sue opinioni riguardo argomenti tipicamente spinosi sono spesso scomode: si definisce atea, è a favore degli OGM, della ricerca sul Nucleare, dei diritti animali, delle libertà civili e lotta tenacemente contro ogni forma di fondamentalismo ed oscurantismo. Non è però quello che si dice una scientista ad oltranza, non crede assolutamente che la scienza possa spiegare tutto. Anzi, è convinta del contrario. Ed è per questo che, a suo parere, scienza e fede non sono in contrasto, sebbene a volte i loro ambiti in apparenza si sovrappongano. La prima, infatti, ha a che fare con il come delle cose; in altre parole, si limita a descrivere il mondo e le leggi che lo regolano. L’essere umano, d’altra parte, ha anche la volontà di conoscere il perché delle cose e a questa domanda la scienza deve rassegnarsi a non poter rispondere. Scienza e religione, dunque, esemplificano un contrasto di carattere più generale, alla luce del quale possiamo leggere le dinamiche sociali: un contrasto tra ciò che è soggettivo, in questo caso la fede, e ciò che è oggettivo ed insieme intersoggettivo, comunitario.

Proprio questa separazione tra questioni personali e questioni pubbliche determina l’approccio coerentemente “liberale” che la Hack applica alle questioni sui diritti civili. È perché la religione è una scelta individuale che bisogna opporsi con fermezza a chi pretende di imporre ad altri le proprie convinzioni, in nome dell’ideale umanistico di libertà di pensiero e, quindi, di ricerca. Allo stesso tempo, e qui si vede come la Hack non sia una ingenua scientista, non ci si può esimere dal riflettere costantemente sugli sviluppi e sulle applicazioni dei risultati scientifici e tecnologici, al fine di determinare giorno per giorno se ciò che chiamiamo “progresso” sia realmente tale e non sia piuttosto un’acritica accettazione del moderno in quanto tale.

Quello che occorre, in definitiva, è una vera e propria etica laica basata sui principi di tolleranza e libertà. Un’etica senza pregiudizi ideologici o fideistici (e forse per questo più autentica) che si ispiri all’insegnamento originario di Cristo: il rispetto e l’amore fraterno per il prossimo, chiunque esso sia. Certo, la strada è lunga, soprattutto per quanto riguarda la situazione italiana dove è ancora ben radicata una certa paura irrazionale della scienza, conseguenza diretta dell’impostazione scolastica gentiliana che, nel contrasto che oggi definiremmo delle “due culture”, considerava la scienza un puro tecnicismo per “intelletti piccoli”.

Questi, in estrema sintesi, sono i punti fondamentali attorno ai quali si snoda l’intervista. Punti che affiorano a più riprese anche quando l’argomento particolare del dibattito sembra in apparenza distante. La discussione, infatti, passa dalla pura divulgazione scientifica ad avvincenti note biografiche in modo naturale e scorrevole sebbene, e questa è una caratteristica abbastanza evidente, il riemergere delle stesse considerazioni già espresse in precedenza rende a volte un po’ ripetitiva la lettura. La cosa che più colpisce, tuttavia, è l’estrema sicurezza dimostrata dalla Hack. Sicurezza che può assumere due risvolti. In primo luogo, sicurezza come competenza. È infatti affascinante vedere come la Hack riesca a muoversi all’interno di argomenti di estrema complessità con una semplicità e un entusiasmo quasi infantile. Ma anche sicurezza come convinzione, come fiducia incrollabile nella scienza e nella ragione di quella canna pensante che è, in fin dei conti, l’essere umano.

Certo, per chi conosce ed ha seguito Margherita Hack, le idee qui espresse non sono nulla di nuovo e Sotto una cupola stellata sembra aggiungere poco alle sue altre interviste e discussioni già presenti sul mercato. D’altra parte, per chi vuole affrontare il pensiero mai banale di una grande scienziata del nostro tempo, questo libro costituisce un ottimo punto di partenza.

Carlo Monti



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