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Recensione di Tutti i nomi di José Saramago

Creato il 26 novembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

13 Flares 13 Flares × Recensione di Tutti i nomi di José SaramagoVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:José Saramago
Pubblicato da:Feltrinelli
Collana:Universale Economica Feltrinelli
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
in offerta
Trama:

In Tutti i nomi di José Saramago, una donna sconosciuta cambia la vita di José,  protagonista del romanzo e unico personaggio il cui nome viene rivelato.


José è un impiegato presso la Conservatoria Generale dell’Anagrafe, ed è pertanto a contatto continuamente con i “nomi”. Dal carattere tranquillo e dedito al lavoro, José tira fuori una determinazione senza pari accompagnata da una buona dose di follia, quando decide di rintracciare l’identità di una donna sconosciuta, al cui nome rivolge accidentalmente la propria attenzione.

Ma questa ricerca tanto insensata, quanto assurda non è niente in confronto a ciò che accade nel frattempo sul posto di lavoro di José. La Conservatoria Generale raccontata da Saramago sembra assumere i tratti, man mano che si procede nella storia, di un microcosmo in cui i “nomi” non sono più il corrispettivo di soggetti in carne ed ossa, ma diventano significanti per se stessi.

In questo microcosmo è addirittura possibile annullare un limite che l’ordine naturale delle cose ha imposto senza che vi sia alcuna possibilità di cambiamento, quello tra la vita e la morte. Mescolando i “nomi” dei defunti con quelli di chi ancora vive, il microcosmo della Conservatoria Generale sembra servire una visione del destino umano più giusto, in cui il mondo accoglie tutti indistintamente, anche chi è passato a miglior vita.

Approfondimenti

Quale relazione sussiste tra i “nomi” e le cose cui si riferiscono? Nessuna, eppure per l’uomo i “nomi” costituiscono una realtà, che al pari (se non più) di quella fattuale, è un punto di riferimento di cui è impossibile fare a meno.  Il  nome della donna sconosciuta sembra vivere senza referente, rispettando le dinamiche di un habitat, quello della Conservatoria Generale, in cui i “nomi” sono assolutamente autonomi e autosufficienti. In questo romanzo, infatti, viene fuori quel dominio che l’uomo rivendica sui “nomi”, mentre troppo spesso i fatti della realtà sfuggono senza lasciare alcun tempo di recupero.

La Conservatoria Generale appare così come un luogo alternativo in cui l’uomo può decidere quali confini oltrepassare e quali limiti abbattere, poco conta se tutto fuori rimane uguale. Forse è questo il motivo per cui i “nomi”, in un  romanzo dedicato ad essi, rimangono paradossalmente anonimi, come se un ombra si fosse abbattuta fin dalle prime pagine sulla loro identità. Unico nome in luce è quello del protagonista, che si affanna e passa le pene dell’inferno per ricostruire il filo conduttore tra un nome e il suo soggetto.



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