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Recensione "Die for me" di Amy Plum

Da Glinda
Ancora recensioni arretrate, questa volta di un libro che avevo abbandonato perché non mi prendeva ma che ho deciso di terminare per curiosità. Avrei davvero voluto che "Die for me", di Amy Plum mi conquistasse, invece mi ha lasciato completamente indifferente in alcuni punti e delusa in altri. Un vero peccato, ma comunque un libro che sono certa piacerà ai più giovani!

Recensione Titolo: Die for me (Revenants #1)Data uscita: 14 ottobre 2014Editore: De AgostiniAutrice: Amy PlumPrezzo: 14,90 €Pagine: 344Il mio voto 
Recensione Recensione Recensione Quando i genitori di Kate e Georgia muoiono in un incidente stradale, la vita delle due sorelle viene stravolta e le ragazze sono costrette a trasferirsi a Parigi dai nonni. L’unico modo che ha Kate per soffocare il dolore è rifugiarsi tra le pagine dei libri che ama di più. Fin quando non incontra Vincent.Bello, misterioso e affascinante, Vincent scioglie a poco a poco il ghiaccio attorno al cuore di Kate che si innamora perdutamente di lui. Ma Vincent non è un ragazzo come gli altri: è un Revenant, un vero e proprio angelo custode, destinato a sacrificare la propria vita per salvare le anime in pericolo, e a risvegliarsi tre giorni dopo la morte, in un circolo senza fine.Kate si ritrova quindi davanti a una scelta difficilissima: proteggere ciò che rimane della sua esistenza e della sua famiglia... oppure rischiare tutto per un amore impossibile?


La mia recensione


Non sia mai detto che su questo blog si facciano solo recensioni positive. Sapete quanto rompiscatole e puntigliosa sappia essere la sottoscritta quando delusa da un romanzo su cui aveva puntato molto, vero? Scommetto di sì. 
Ebbene, nemmeno due mesi fa avevo dichiarato che "Die for me" era per me uno dei libri più attesi di questo 2014. Aveva tutte le carte in regola per convincermi e stregarmi, togliendomi il fiato. Ambientazioni da sogno, amori ostacolati dal destino, bei ragazzi immortali e una sanguinaria lotta tra bene e male in cui rimane invischiata la protagonista umana. Insomma, questo romance un po' horror e un po' paranormale per giovani lettori, sembrava essere stato scritto per rendermi felice. Sembrava, ma non era così. In effetti devo confessare che, nonostante tutta la mia voglia di amarlo, "Die for me" si è rivelato essere una delle più cocenti delusioni di questo anno di letture. 
So che in molti di voi lettori hanno apprezzato il primo romanzo della serie "Revenants" di Amy Plum, le sue atmosfere parigine, l'intreccio romantico e la mitologia a cui l'autrice ha dato vita. Ma, tristemente, non posso dire di averlo amato allo stesso modo. Sarà stata colpa dei tantissimi libri paranormal romance per young adults simili in cui mi sono imbattuta negli ultimi anni, che mi hanno abituata a certi schemi ripetitivi e poco originali. Ci avrà messo il suo zampino lo stile dell'autrice, non propriamente fresco o dinamico, carente in quanto a ironia e realismo. Probabilmente anche il carattere un po' stereotipato della protagonista ha aggravato la situazione. Sarà stato per tutti questi motivi e anche perché sono una brontolona, ma il fatto è che arrivata a circa metà libro mi sono accorta che io e "Die for me" non eravamo fatti l'uno per l'altra. Finirlo è stata un'impresa titanica e stiamo parlando di una storia che si legge in un lampo!
Ciò detto, se siete dei fan della serie vi imploro di non prendervela per le mie parole. Vengo in pace a raccontarvi la mia esperienza di lettura come faccio sempre, senza pregiudizi o malizia. Avrei voluto amare questo libro, ma non ce l'ho fatta. Sorry!

«Dal momento che oggi fa stranamente freddo per questa stagione, mi chiedevo se ti andasse di provare la migliore cioccolata calda di Parigi» disse, inforcando lo scooter.

«Quindi ora seduci le studentesse con la promessa di un po’ di cioccolato? Sei proprio un ragazzaccio, Vincent Delacroix» commentai ridendo mentre avviava il motore.
«E tu allora che accetti la mia offerta, cosa saresti?» gridò sopra il rombo della Vespa.
«Una finta “ingenua”» risposi abbracciandolo stretto e chiudendo gli occhi deliziata.Da "Die for me"
Devo essere sincera, la storia di Amy Plum mi aveva conquistata al "ciao", ovvero ne ero rimasta ipnotizzata leggendo la trama, osservando la cover e sbirciando le recensioni di molte mie colleghe blogger italiane ed estere. Brutta cosa quando a un amore viene tarpato le ali, in particolare se accade mentre ha appena spiccato il volo. E, putroppo, a in questo caso a me è successo proprio qualcosa di simile. 
Il primo approccio con il libro non è stato malvagio, anzi, ha confermato le vibrazioni positive che avevo sentito nei suoi confronti. L'intera ambientazione parigina, in effetti, mi ha colpito in positivo. Non c'è cosa più particolare che viaggiare in splendide città di cui si sente la mancanza, restando comodamente seduti sul proprio divano ed è questo che ho provato leggendo le prime pagine di "Die for me". Amy Plum, avendo vissuto a Parigi, dimostra di conoscerla e di subirne il fascino, incantando anche il lettore e la protagonista. 
Kate è una sedicenne introversa e problematica che ha perso i genitori in un grave incidente, e con essi anche ogni capacità di amare se stessa o il prossimo. Ironia della sorte, deve provare ad ambientarsi nella città dell'amore. Tra una visita a un museo e un salto nel suo Caffé preferito, Kate si imbatte nel fascinoso e irresistibile Vince, ragazzo bellissimo dai mille misteri che la trascina in un mondo fatto di sentimenti, leggende e minacce mortali. Fin qui tutto bene, direte voi. Ed è vero: i primi capitoli del romanzo non mi hanno entusiasmata particolarmente, ma nemmeno delusa. Vince è un personaggio interessante così come Jules, suo migliore amico. I primi incontri tra lui e Kate sono macabri eppure avvincenti, la rivelazione della vera identità di lui e della sua "famiglia" sicuramente originale. Non capita tutti i giorni di leggere di creature votate al sacrificio massimo pur di proteggere la vita umana, di "ritornanti" capaci di risvegliarsi dalla morte pur di tener fede alla loro vocazione. E va da sé che a creature così benevole si oppongano esseri altrettanto peculiari, ma in negativo. Tutto sembrava andare così bene. Per un momento mi è parso di sentir suonare le campane a festa e poi... E poi ho scoperto che una valanga di cliché era nascosta dietro l'angolo, in agguato, e quando ha fatto il suo grande ingresso ha spezzato l'idillio.
«Quindi non vi limitate a salvare le persone… a volte le uccidete, anche.»
«I numa non sono persone. E se abbiamo la possibilità di annientare un revenant malvagio, la cogliamo. Gli esseri umani possono sempre cambiare, ed è per questo che evitiamo di ucciderli, se è possibile. C’è sempre una possibilità di redenzione nel loro futuro. Ma non per i numa. Si sono avviati sulla strada della malvagità quando erano ancora umani. E una volta diventati revenant, non hanno più alcuna speranza di salvezza.»
Così Vincent era un assassino… un assassino di cattivi, ma pur sempre un assassino. Non ero sicura di come la cosa mi facesse sentire…Da "Die for me"
Immagino che, dopo aver avuto a che fare con serie del calibro di "Shatter me", "The Arcana Chronicles" e chi più ne ha più ne metta, le mie preferenze in quanto a paranormal romance per young adult si siano fatte un po', come dire, difficili. Sono persuasa che l'avvento di certe serie abbia in effetti rivoluzionato gli standard classici a cui eravamo abituati in passato. Motivo per cui è stato difficile accostarmi a un paranormal romance molto più simile ai "vecchi" libri di questo genere (per intenderci, "Twilight" o "I diari del vampiro"). Non che io abbia qualcosa in contrario con queste due serie in particolare, ma ammetto di non riuscire più a stupirmi o a farmi coinvolgere come un tempo al cospetto di certi stereotipi.
Per essere chiari, "Die for me" è uno di quei libri in cui la protagonista femminile ha una bassissima stima di sé, nessun interesse particolare al di fuori della lettura e della contemplazione di opere d'arte (le guarda a oltranza neanche fosse in trance), che ha perso ogni tipo di contatto con i propri amici e vive di insicurezze. Risultato? Kate non fa altro che essere depressa a causa della sua gravissima perdita per i primi capitoli, vivendo in completa alienazione fino a quando il bellissimo Vince non appare per riempire la sua esistenza di luce. In un lampo, Kate passa dalla completa apatia alla totale ossessione per il bellissimo Vince (l'ho già detto che è bellissimo? Kate lo ripete a profusione), rotolando nel classico cliché della ragazza che si vede brutta e insignificante in confronto al perfettissimo eroe che si è invaghito di lei e non riesce a starle lontano neppure se la loro storia è osteggiata dall'universo intero. Ovviamente Kate è quel tipo di protagonista che non si scompone più di tanto quando l'oggetto delle sue ossessioni si rivela essere una creatura ultraterrena immortale (e vergine, è bene dirlo). In fondo, sono cose che accadono tutti i giorni, no? Inutile che vi dica di come l'intreccio si sviluppi in modo piuttosto prevedibile, di come i cattivi siano poco credibili e parlino in modi assolutamente anacronistici, di come si sia creato il presupposto per un triangolo strappalacrime che si svilupperà nei prossimi capitoli e di quanto poco delineati siano i personaggi secondari. Non è scattata la scintilla, si è capito?
«Ma hai visto passare ottantasette anni. Hai ottantasette anni di vita alle spalle.»
«Se questa la chiami vita» ribatté scuotendo la testa. «Non è altro che un compromesso. Mi comporto come una sorta di angelo custode votato alla morte, e in cambio ottengo una versione contorta dell’immortalità.». Da "Die for me"
Recensione Recensione Recensione Verdetto: decisamente non il mio genereRecensione
Livello sensualità: solo baci e qualche brivido

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