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Recensione Esterno sera di Barbara Rossi Prudente

Creato il 15 maggio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Girato in notturna in un’imprecisata cittadina campana immersa nella caligine estiva, “Esterno sera” racconta il desiderio di un amore impossibile, violento e dalle conseguenze imprevedibili, spesso tragiche. Una tragedia shakespeariana ambientata nel profondo Sud, tra i segreti della famiglia Malaspina, in mezzo ai loro non detti e alle loro inquietudini. Tutto comincia quando Alba, sfuggente, bella, folle e selvaggiamente sofferente, ritrova dopo dieci anni l’amicizia con suo cugino Fabrizio. Nessuno sa cosa sia successo prima. La loro complicità intanto sfocia in un amore pericoloso, che impedirà al ragazzo di svelare il reale motivo della sua visita: un segreto decennale che romperà gli equilibri di una quotidianità preservata da anni di compromessi.
Quando Alba lo scoprirà non tarderà a mettere in scena una soluzione finale estrema.
Un’idea senz’altro originale, ma non altrettanto organica nella resa sul grande schermo. Il racconto appare infatti a tratti frammentario e con qualche forzatura; alcuni episodi risultano slegati e privi di un collante che ne giustifichi l’esistenza, certi personaggi poco approfonditi e dimenticati, in attesa che succeda qualcosa che ne motivi la presenza.
Il tutto intervallato da scene che lasciano la sensazione di aver esagerato, rimandando fino all’esaurimento della soglia d’attenzione il momento di una rivelazione sussurrata sin dalla prima parte del film.
”Esterno sera” ha però il grande merito di suggerire atmosfere, indagare con toni intimi certi retaggi sociali, raccontare la violenza dell’amore e ritrarre in chiave surreale un Sud ancestrale e profondo, una dimensione che la fotografia di Rocco Marra contribuisce a restituire alla perfezione.
Apprezzabile anche l’operazione di cinema verità, che raggiunge la sua massima espressione nella sequenza finale girata durante una vera processione o nella folle corsa di Alba tra le auto, ripresa all’uscita da un cinema. Scelte stilistiche, ma a volte anche necessità dettate dal budget e dai tempi.
Che invece non ha condizionato la scelta degli interpreti, tutti o quasi attori di teatro: dai giovani e misconosciuti Emilio e Valentina Vacca, ai più noti Salvatore Cantalupo, Ricky Tognazzi e Alessandra Borgia.
Niente finali consolatori, ma una chiusura di sipario dagli echi pirandelliani.

di Elisabetta Bartucca

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