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Recensione Film La religiosa

Creato il 02 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Una realizzazione cinematografica diretta in modo attento e scrupoloso su ogni dettaglio scenico e nei costumi da Guillaume Nicloix della ricostruzione della vita di una giovane ragazza vissuta all’interno di conventi settecenteschi francesi. Le atmosfere calde e scintillanti sono illuminate in modo essenziale dalla luce delle candele grazie ad un processo fotografico tricomatrico (colori saturi e desaturati) e voci dialoganti sommesse. Nicloix da anni coltivava un suo progetto ambizioso traendo ispirazione dal romanzo di Denis Diderot (filosofo critico d’arte e scrittore) “La religiosa” dal titolo francese “La religieuse” o anche conosciuto con il titolo “The nun”. Il regista e sceneggiatore dopo anni di ricerche nel 2012 riesce a dare un taglio cinematografico al suo progetto avvalendosi della collaborazione di Jeròme Beaujour sulla stesura per la sceneggiatura.

Francia, anno 1760, il giovane Marchese Di Croismare (Pierre Nisse) viene invitato da suo padre, ormai vecchio e ammalato, che lo mette a conoscenza di alcuni manoscritti redatti da Suzanne Simonin (Pauline Etienne) una giovane ragazza, nata in una famiglia benestante e borghese, indirizzata da loro ad una vita conventuale; ma la ragazza, nonostante sia molto credente, aspira ad una vita libera ove dare spazio ad inclinazioni naturali per le arti del canto e della musica (spesso di dilettava a suonare la spinetta in presenza della sua famiglia). Suzanne contro la sua volontà viene rinchiusa dai genitori in clausura in un austero convento francese, ma il suo pensiero religioso è totalmente privo di una vocazione monacale e non rivolto ad una realtà vissuta nel distacco totale con il mondo esterno. La voglia di libertà la porterà ben presto a rifiutare i voti. Di ritorno a casa si ritroverà inaccettata e messa in isolamento nella sua stanza, vivendo un rapporto con le due sorelle Thérese e Ursule (A. Bonitzer e A. De Lenquesaing) sempre più distaccato. Una volta a conoscenza (da una confessione del suo padre adottivo Gilles Cohen) della sua origine illegittima, come figlia naturale, perché nata da una relazione extraconiugale della madre con un personaggio messo in ombra Suzanne resterà sconcertata comprendendo i motivi reali che l’avevano obbligata alla vita monastica, accettando a malincuore un secondo tentativo per una vita conventuale, e che malgrado la forte fede religiosa, si rivelerà un castigo infernale per la sua personalità. Per lei risulterà un duro colpo la morte della madre superiora Francoise Lebrun che per lei rappresentava un chiaro punto di riferimento. Nel convento le succederà Suor Christine (Louise Bourgoin), una donna perfida quanto crudele e cattiva, che infliggerà le maggiori punizioni e maltrattamenti a Suzanne umiliandola innanzi alle consorelle con una spogliazione degli abiti monacali e con la privazione degli alimenti. Suzanne si vede ridotta allo stremo delle forze, ma ciò nonostante avrà modo di scrivere un diario tenendolo nascosto e dopo l’intervento di un avvocato e di un sacerdote viene deciso il suo spostamento presso un altro convento dove una buona e affettuosa accoglienza iniziale da parte della madre superiora si rivelerà in seguito una autentica voglia di possesso per soddisfare gli istinti sessuali repressi. La ragazza troverà la forza e la determinazione per resistere in ogni modo alla diverse tentazioni offerte in modo pressante dalla sua superiora e mantenendosi fedele al suo spirito religioso e alla libertà di pensiero.

Il tema trattato dal regista é da considerarsi estremamente moderno. Suzanne è una ragazza che si ribella alle autorità genitoriali ma anche ecclesiali mettendosi alla continua ricerca di una giustizia che pone le sue radici sul libero arbitrio. Lo stesso Nicloux in un intervista a suo avviso rivela che il mondo di oggi non è molto cambiato dai tempi di Diderot: “viviamo ancora un regime patriarcale, in cui le donne sono discriminate in maniera subdola e ipocrita. La società e i media ci mostrano continuamente esempi di brutalità esercitate da autorità maschili che impediscono a giovani donne di prendere decisioni autonome. Ritengo che la grande forza e la contemporaneità del romanzo di Diderot risieda nell’universalità e l’atemporalità dei temi esplorati”.
Il romanzo presenta aspetti diversi: Suzanne appare come una ragazza passiva, estremamente rassegnata a quella che sarà una vita di stenti e privazioni vissuta dentro un monastero francese. L’adattamento del romanzo di Jacques Rivette e Jean Gruault “Suzanne Simonin, la religiosa” 1968, si concluse con un tragico suicidio della giovane protagonista, con aspetti fortemente anticlericali. Nicloux si discosta da questa visione non allontanandosi troppo dal romanzo di Diderot ma mantenendo il pieno rispetto nel contenuto per i religiosi e la religione cristiana prendendo posizione contro l’autorità e l’intolleranza della chiesa del periodo storico trattato, da Voltaire definita “vergognosa”.
Suzanne è una ribelle del passato, non dissimile dal comportamento di una ragazza contemporanea, con una forza disarmante che manifesta attraverso la pacatezza assoluta, una libera pensatrice che lotta per la libertà, la giustizia e i diritti, con un forte spirito religioso, ecco il motivo che spinge Nicloux ad un finale non drammatico ma con una visione di speranza per la nostra giovane protagonista privata anche della tutela di sua madre (Martina Gedeck).
Diderot scrisse “La religiosa” come scherzo attingendo sempre da aspetti autobiografici. Nel corso della sua vita c’erano stati degli avvenimenti forti e determinanti, una delle sue sorelle prese i voti in un convento, e lo stesso Diderot fu costretto alla clausura in un monastero dal quale fuggì alla prima occasione. Lo stesso regista Nicloux ha avuto una educazione religiosa molto attenta e dopo la cresima pensava ad entrare in seminario, ma all’età di 13 anni le scoperte per la sessualità e la passione ma anche per la musica trovarono motivo per allontanarlo definitivamente dalla vita religiosa.

La realizzazione del progetto fotografico di Yves Cape trova modo per esaltare i motivi cromatici primari nei corpi in assenza totale di trucchi. La colonna sonora su cui si è occupato per competenze Max Richter fruisce solo di alcuni brani musicali cantati e suonati dalla stessa Pauline Etienne, intensa ed emotiva nella sua impeccabile interpretazione della giovane Suzanne, altrettanto di grande rilevanza sono le interpretazioni di Isabelle Huppert e di Louise Bourgoin nei rispettivi ruoli di madri superiori.

Il film drammatico con una chiara impronta romanzesca e storica è stato prodotto da “Les Films du Worso, belle Epoque films, Versus Production” presentato al “63° Festival di Berlino” e distribuito da “Officine Ubu” uscirà nelle sale italiane dal 5 settembre 2013.

di Antonio Gentile per Oggialcinema.net

primo piano La Religiosa
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