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Recensione Film Passioni e Desideri

Creato il 19 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Recensione del Film Passioni e Desideri a cura di Oggi al Cinema.

Rispetto allo sbiadito e banale Passioni e desideri, scelto per la distribuzione italiana, il titolo originale, 360, rende sicuramente meglio l’idea del film e senza dubbio esplicita anche con chiarezza la sua origine letteraria, da rintracciare nell’opera “Girotondo” di Arthur Schnitzler. La nuova fatica del regista brasiliano Fernando Meirelles, che purtroppo dopo l’exploit di City of God non è mai riuscito a riconfermarsi con la stessa qualità narrativa e la stessa potenza visiva, è infatti il racconto intrecciato di dieci storie, sparse in tutto il mondo e in qualche modo tutte connesse tra loro. Il film parte da Vienna, da una escort alle prime armi e un manager inglese che decide all’ultimo momento di non tradire la moglie nel suo viaggio d’affari, e da lì si ramifica seguendo le vicende di altri personaggi , ognuno di loro legato a quello precedentemente presentato. Così il racconto vaga da Parigi agli Stati Uniti passando da Bratislava e Londra, attraverso pullman, aerei, lunghi viaggi in macchina, portando sullo schermo storie di amori e tradimenti, di scelte difficili e inaspettate, di nuovi inizi e nuovi incontri, di affetti improvvisi e rimorsi passati che tornano a galla. Come in Schnitzler, è un vero e proprio girotondo di anime e umanità quello messo in scena da Meirelles su sceneggiatura dell’esperto Peter Morgan (Frost/Nixon, L’ultimo re di Scozia). Ma purtroppo il mosaico narrativo che va e torna da un episodio all’altro non funziona fino in fondo. Sebbene infatti tutte le storie messe in campo presentino figure variegate e discorsi interessanti, si ha la sensazione durante la visione del film che quasi tutto rimanga semplicemente accennato, senza approfondimento delle tematiche né immersione nelle emozioni e nelle psicologie dei personaggi. Il risultato è un film affascinante nella costruzione ma fondamentalmente piatto, incompiuto, strozzato, soprattutto squilibrato. Meirelles sa dirigere bene i singoli capitoli e dimostra, come già aveva fatto in passato, di collegare con disinvoltura le diverse dimensioni spazio-temporali, ma purtroppo in questa occasione non riesce a dosare la complessità degli ingredienti messi sul patto dalla sceneggiatura, concentrandosi eccessivamente su alcune vicende e su alcuni personaggi e perdendone per strada altri, che rimangono abbozzati come semplici comparsate di grandi star (vedi Jude Law e Rachel Weisz) e assorbiti in un racconto corale incapace di dare la stessa importanza a tutti gli elementi. Ne viene fuori un esercizio di costruzione narrativa riuscito solo a metà, fortunatamente con alcuni personaggi, come l’anziano Anthony Hopkins alla ricerca della figlia scomparsa, che restano nel cuore, ma con alcune storie facilmente dimenticabili.

di Antonio Valerio Spera

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