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Recensione: Generazione di perplessi di Roberto Saporito

Creato il 04 giugno 2015 da L'Angolino Di Ale @LangolinodiAle

Ciao a tutti! Come vi avevo anticipato, “L’angolino di Ale” si trasferirà presto su un’altra piattaforma (e ne approfitterò per fare un restyling totale del blog. Sento il bisogno di novità!). Sono molto emozionata all’idea di avere un sito nuovo (sotto l’aspetto grafico e non solo) più ricco, ordinato e sempre più personalizzato. Vi terrò aggiornati su tutto! Intanto vi presento la mia recensione di un bel libro di racconti, moderno e quanto mai attuale. Si tratta di “Generazione di perplessi” di Roberto Saporito (Edizioni della Sera). Attendo i vostri commenti. Buona lettura!

Recensione: Generazione di perplessi di Roberto Saporito

Titolo :  Generazione di perplessi Autore :  Roberto Saporito Pagine :   118 Prezzo di copertina :  11.00 € cartaceo Casa editrice : Edizioni della Sera Genere : Narrativa contemporanea (acquistabile anche su Amazon)

Trama : I diciannove racconti di questo libro sono accomunati dalla rappresentazione di personaggi non totalmente preparati a vivere, “perplessi” nei confronti delle certezze degli “altri”: se questi non si pongono neppure il problema di come stiano vivendo, i protagonisti fanno della loro debolezza la forza con cui condurre un’esistenza più lucida e vincente. Nella narrazione emerge il tema del lavoro vissuto come una sorta di nemico, quello che si compie ma che non si vorrebbe compiere. In questo dissidio troviamo la figura dell’artista, con le sue idiosincrasie verso la cieca logica di mercato. Ai torti subìti dalla società, la “generazione di perplessi” risponde con una sproporzionata e clamorosa violenza oppure non reagisce affatto, lasciandosi trascinare dallo scorrere degli eventi. Attingendo da vari stili letterari, dal minimalismo al postmoderno, i racconti creano uno stile unico e originale.

La mia recensione

Una errata percezione di sé stessi, degli altri e del tempo ci porta a vivere in una realtà astratta, nella quale tutto è concesso. Perplessità, dubbi, rancori si mescolano con l’artificio delle apparenze. È questo lo scenario nel quale si collocano i racconti di questo libro.

I personaggi talvolta parlano in prima persona ed altre volte si affidano ad una voce narrante per raccontare il proprio disagio. Perché di questo si tratta: di disagio. Quel sentimento di malessere ed insoddisfazione che ti porta a compiere azioni impensabili. Tutti loro risolvono (o credono di risolvere) i loro piccoli o grandi drammi esistenziali sfogando la loro rabbia nei confronti degli altri. Vivono tutto in un equilibrio precario: chi per questioni di soldi, chi per problemi di cuore o per mancanza di lavoro, chi per mancanza di stimoli o per apatia.

Ho smesso di pensare alla vita e mi sono lasciato vivere spinto come un carrello della spesa

La sensazione che incombe è quella del dover rinunciare a tutto: i propri spazi, le proprie cose, la propria integrità. Il flusso di pensiero dei personaggi è altalenante: si passa da momenti di estrema lucidità ad attimi di buio totale.

A quattro anni dalla sua prima pubblicazione, “Generazione dei perplessi” rappresenta una descrizione della realtà attuale; basti pensare ai fatti di cronaca che quotidianamente invadono i TG.

Come si fa a sparire, mi chiedevo. Succedeva tutti i giorni, ma quello che capita agli altri, quello che leggi sui giornali, quello che vedi alla televisione, ti accorgi che non è la realtà finché non capita a te

Il desiderio di uccidere sovrasta ogni cosa. Come se seppellire il proprio dolore sotto altro dolore (quello dell’altro) servisse a qualcosa. Ma purtroppo non c’è liberazione nel procurare la morte. Si ottiene solo altra morte. La propria.  Lo stesso personaggio è quindi vittima e carnefice al tempo stesso. Si sente colpevole ed invincibile, combattuto tra il desiderio di scappare e quello di rimanere, sperando in un cambiamento.

Cosa si prova ad uccidere qualcuno? Ci penso pochi secondi, mentre con passo calmo ritorno verso via Po: niente di particolare, è la semplice risposta

In tutti i racconti vi è una disperata ricerca della propria identità: c’è la voglia di libertà contrastata dall’impressione di perdere tempo prezioso nella propria vita.

L’autore si (e ci) pone davanti ad un interrogativo: forse viviamo nell’era dell’incoscienza? Dove tutto è concesso. Dove non ci sono limiti di età o confini geografici. Dove la morte fa parte della vita, ma questa morte è “malata”, è violenza, indotta, liberatoria.  Si parla di “generazione” ma, in realtà, si intuisce che i protagonisti abbiano età diverse l’uno dall’altro. Ciò sta a significare che non è una questione anagrafica, bensì un “malessere” che può colpire chiunque.

Lui pensava che se non avesse pensato , forse, avrebbe cominciato a vivere meglio. Lui pensava e quindi si smentiva immediatamente, che se non pensava, forse, era come smetere di vivere. Lui pensava, e non riusciva proprio a farne a meno, che se non pensava, forse, era come darla vinta

Attraverso uno stile sfuggente e diretto, Roberto Saporito presenta diciannove racconti brevi, ma carichi di odio, amarezza, solitudine.

A chi dobbiamo attribuire la responsabilità di tutto questo? È forse colpa della società? Dei genitori? Dell’ignoranza? È colpa di tutti e di nessuno.

Ciascun personaggio è caratterizzato da ombre sull’anima ed sono destinati tutti alla perdizione, senza un’apparente via di scampo. Ma probabilmente, a ben vedere, c’è una luce in fondo al tunnel ed è rappresentata da gesti e pensieri rapidi, fulminei come un coltello che trafigge la carne o uno sparo che rompe il silenzio. Sparare, tuttavia, non è la soluzione per attutire la propria stanchezza nei confronti di un mondo che corre senza rendersi conto che le persone non sono fatte solo di lavoro e rinunce ma semplicemente di carne ed ossa. Da questi racconti emerge la tristezza del sentirsi perdenti, la depressione del vedere la propria vita offuscata dalla nebbia della crudele indifferenza.

Ma quand’è che il futuro è passato dall’essere una promessa ad essere una minaccia?” (Chuck Palahniuk)

Pochi e brevi racconti ma tanti interrogativi. L’essere umano riuscirà mai ad avere la capacità di affrontare i problemi in maniera diversa riappropriandoci dei contorni della nostra esistenza? Raggiungeremo mai la maturità necessaria per un approccio più sano nei confronti dell’altro?

Alessandra - L'angolino di Ale (black)© L’angolino di Ale – Riproduzione riservata


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