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Recensione, HO LASCIATO ENTRARE LA TEMPESTA di Hannah Kent

Creato il 25 novembre 2014 da Leggiamo
Buon pomeriggio lettori del web!
Oggi si cambia registro e si parla di una storia vera ambientata in Islanda nella prima metà del 1800. E' una storia che ferisce, ma è anche una storia narrata con grande eleganza e minuzia di particolari. Personalmente non posso fare a meno di consigliarvela!
Ho Lasciato Entrare la Tempesta di Hannah Kent
| Piemme, 2014 | pag. 347 | € 17,50 |
Recensione, HO LASCIATO ENTRARE LA TEMPESTA di Hannah KentStrega, seduttrice, colpevole, assassina: Agnes Magnusdottir è accusata di molte cose. Perché nell'Islanda dell'Ottocento - immersa nella nebbia come in mille superstizioni - lei, con la sua bellezza, il suo animo ribelle, la sua intelligenza troppo vivace, è diversa da tutte. Diversa anche per l'uomo che si è scelta: Natan Ketilsson, un uomo più vicino ai diavoli dell'inferno che agli angeli del paradiso, come mormorano nel villaggio, capace di risuscitare i morti con pozioni a base di erbe conosciute solo da lui. E ora che Natan è morto, ucciso da diciotto coltellate, il villaggio decide che la colpevole dell'efferato omicidio non può essere che lei, Agnes. La donna che lo amava. E mentre, ormai condannata, attende la morte per decapitazione, Agnes racconta la sua versione della storia alle uniche persone amiche che il destino le concede nei suoi ultimi giorni: la moglie del suo carceriere, e un giovane e inesperto confessore. E anche se la morte sarà la fine inevitabile, per Agnes la vita continua altrove: nei pensieri, nei sogni, nelle storie che ha letto, nell'amore per Natan. Le cose che appartengono soltanto a lei, e che nessuno potrà toglierle.
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Dicono ch’io debbo morire. Dicono che ho sottratto il respiro agli uomini, e che adesso debbo subire la stessa sorte. E allora immagino che siamo tutti come fiammelle di candele accese, scintillanti, tremule nell’oscurità, e poi immagino l’ululato del vento, e nel silenzio della stanza sento dei passi, passi che si avvicinano minacciosi, che vengono a soffiare su di me e a ridurre la mia vita a un refolo di fumo grigio.
Avevo finito di dire nel precedente post che sono sempre a mio agio quando parlo di libri, ed ecco che mi ritrovo tra le mani un romanzo di cui vorrei parlarvi al meglio e non ci riesco. Sì, avete capito bene... sono in difficoltà.
 Il punto è che Ho Lasciato Entrare la Tempesta è uno di quei libri che definirei importanti. Per com'è scritto, per la storia che racconta, per il minuzioso lavoro di ricerche che ha alle spalle.
L'autrice, una giovane esordiente non ancora trentenne, è stata bravissima, ma già a scrivere "bravissima" mi sento banale e scontata, e io non vorrei nulla di banale e scontato in queste poche righe.
Solo che mi sento quasi in imbarazzo. Come quando sono davanti ai miei autori preferiti, vorrei far loro mille domande e poi mi si attorciglia la lingua, la salivazione parte per la tangente e io devo ringraziare l'Altissimo per le due parole che sono riuscita a spiaccicare a stento. Ecco, in questo caso sono le mani a tentennare sulla tastiera. Tentennano perché quella di Agnes Magnúsdóttir è una storia vera, ed è una storia che strazia e annienta.
Condannata a morte per l'omicidio di Natan Ketilsson e in attesa che il boia cali l'ascia sul suo collo, Agnes racconta alle uniche persone che sente vicino la sua versione dei fatti.
È una Via Crucislenta e sofferta e insieme a padre Tòti, il pastore che Agnes ha scelto per accompagnarla con fede al patibolo, c'ero anch'io.
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