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Recensione: "Il bosco della morte"

Creato il 27 dicembre 2012 da Ilary
Recensione: Titolo: Il bosco della morte
Titolo originale: DøderummetAutore: Susanne StaumEditore: Newton ComptonCollana: Nuova narrativa NewtonPagine: 343Prezzo: 9,90 € (e-book 4,99 €)
TramaQuale segreto nasconde la dottoressa Maria Krause? È un medico legale di Copenhagen, brava e stimata nell'ambiente in cui lavora, ma è una donna molto sola, schiva e scontrosa, con un marito assente e un passato oscuro. La sua unica amica è Nkem, chimico forense della scientifica, che da sempre la aiuta nelle indagini. Soltanto lei è a conoscenza di una verità inconfessabile che riguarda Maria: vent'anni prima è stata violentata, è rimasta incinta e ha abortito, ma la sua mente, stravolta dal trauma, si è inventata una figlia immaginaria. Nkem non può fare molto per l'amica, se non convincerla a trasferirsi con lei a Odense, una cittadina di provincia dove ha sede un istituto di medicina legale. E il suo sostegno si rivelerà indispensabile, soprattutto quando la Krause si troverà alle prese con l'omicidio di una diciannovenne che è stata strangolata e presenta strane macchie rosse sul collo. Quella ragazza le ricorda inspiegabilmente il frutto della violenza subita...
 Recensione
Dopo "Il ladro di anime", torno con un'altra recensione di un thriller proveniente dal Nord Europa, patria alquanto prolifica, soprattutto negli ultimi anni, per quanto riguarda questo genere letterario.E se "Il ladro di anime" proveniva dalla Germania, "Il bosco della morte" è un libro danese, sia per autrice che per ambientazione.Siamo infatti a Odense, città della Danimarca dove si trasferisce la protagonista, la dottoressa Maria Krause, medico legale che decide di lasciare Copenhagen e seguire la sua migliore amica, Nkem, un chimico forense che ha trovato lavoro a Odense. Da subito Maria non viene pienamente accettata dagli altri membri dell'istituto di medicina legale, un luogo in cui aleggia un certo maschilismo e non vede di buon occhio un medico legale donna, forse anche più competente e preparata degli uomini che lavorano con lei. A Odense, la dottoressa Krause si trova a dover esaminare il corpo di una ragazza di diciannove anni trovata morta in circostanze misteriose e con delle strane macchie rosse sul collo; ma questo è solo il primo dei corpi di giovani donne su cui la dottoressa dovrà utilizzare il suo bisturi e ben presto capirà di avere a che fare con un serial killer che prende di mira giovani donne. Oltre a questo, Maria deve anche affrontare i suoi problemi personali e mentali, perchè la prima ragazza trovata morta risveglia in lei ricordi dolorosi che aveva cercato di cancellare: molti anni prima, infatti, la dottoressa Krause era stata violentata, era rimasta incinta e aveva abortito, ma nella sua mente sconvolta il frutto di quella violenza era nata, era una figlia immaginaria che lei aveva chiamato Emilie e che ora rivede proprio in quella diciannovenne morta, il cui nome, ironia della sorte, è proprio Emilie. "Il bosco della morte" non è stata una lettura leggera nè tantomeno rapida. Ho voluto leggere questo libro perchè sono rimasta incuriosita dal fatto che avesse ricevuto delle recensioni non molto lusinghiere... sì, sono strana, lo so ma, quando un libro riceve delle recensioni negative, io lo devo leggere, costi quel che costi, perchè voglio capire il motivo di questi giudizi e farmi una mia idea. In effetti, se qualcuno mi avesse chiesto "che ne pensi?" nelle prime quaranta pagine, l'avrei bocciato senza pensarci due volte. Queste prime pagine, infatti, sono davvero lente, pesanti, dense, nient'affatto scorrevoli e non riuscivo proprio ad appassionarmi alla storia. I thriller nordici hanno la tendenza ad essere così, cupi, intimistici, più orientati alla descrizione della psicologia dei personaggi che all'azione, e "Il bosco della morte" in questo senso non fa eccezione. In generale non mi dispiacciono i thriller psicologici, ma questo romanzo, scritto con una certa freddezza e anche crudezza, mi dava, non so come dire, delle sensazioni sgradevoli in queste prime pagine e ho anche pensato di abbandonarlo.L'autrice insiste molto sui pensieri e la personalità della protagonista e l'uso della narrazione in prima persona rende il lettore ancora più partecipe di tutte le emozioni, le sensazioni e i desideri della dottoressa Krause. Maria è un personaggio che inizialmente non mi ha conquistata e ci sono stati due momenti, all'interno del romanzo, che mi hanno fatto pensare "ma che razza di squilibrata ha creato l'autrice?", proprio non riuscivo a comprendere i comportamenti di questa donna. Bisogna dar atto alla Staum di aver creato un personaggio indubbiamente originale e fuori dagli schemi, con cui non mi è stato facile entrare subito in sintonia ma che, mentre la storia procedeva, ha saputo piano piano intrigarmi.Superate le prime, lentissime pagine, la storia ha cominciato a farsi via via più interessante ed appassionante, il ritmo del racconto ha preso un po' più di sprint e non mancano i colpi di scena. Ho trovato in particolar modo avvincenti i capitoli narrati dal punto di vista di uno dei possibili assassini, capitoli scritti come un diario nel quale il misterioso individuo narra con lucida ed agghiacciante follia la sua vita fatta di atti perversi e criminali.Concludendo, devo dire che sono sostanzialmente contenta di non aver abbandonato la lettura dopo la prima impressione negativa e di aver continuato fino alla fine, perchè in realtà questo libro non è poi scritto male, bisogna solo riuscire a entrare nell'ottica dell'autrice e nella mente della protagonista per riuscire ad apprezzarlo. Consigliato soprattutto agli appassionati di thriller nordici e delle loro atmosfere cupe, e a chi vuole leggere un libro diverso dai soliti, con dei personaggi particolari e decisamente non ordinari.
Voto: ♥ ♥ ♥

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