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[Recensione] Il Grimorio del Lago

Creato il 04 agosto 2014 da Queenseptienna @queenseptienna

Il Grimorio del lagoTitolo: Il Grimorio del Lago
Autore: Mariachiara Moscoloni
Editore: Brigantia editrice
Anno:
2014
ISBN: 
9788898336098
Numero pagine: 
248
Prezzo:
€ 16,00
Voto: [Recensione] Il Grimorio del Lago

 

ContenutoRomanzo al femminile in cui la nebbia dellago fa da sfondo alle emozioni che si agitano sulle sue sponde e nelle sue profondità. Bianca è una giovane mamma divorziata e in cerca di lavoro che per dare una svolta alla sua vita, va a vivere, insieme alla figlia di sei anni, nella villa di una ricca e anziana signora molto malata, bisognosa di cure e compagnia. Tra le due donne si istaurerà un rapporto intenso, fatto di complicità, in cui l’anziana Elisa condurrà Bianca a osservare in punta di piedi il proprio oscuro e tormentato passato. La storia di Elisa si rivelerà poi misteriosamente intrecciata a quella di una fanciulla di nome Demetra, vissuta in quei luoghi cinquecento anni prima. Su entrambe incombe la maledizione che affligge da secoli l’anima immortale di innumerevoli donne innocenti, considerate ingiustamente lo strumento perverso di cui il demonio si serve per sedurre gli uomini. Un viaggio fatto di realtà intrise di pregiudizi e sospetti, di formule magiche ritrovate in un antico Grimorio maledetto, e di sentimenti forti e profondi; un vortice di emozioni e magia che scaturisce da questa storia e cattura chi si avventura tra le sue pagine.

RecensioneIl Grimorio del Lago è un romanzo dallo sfondo lovecraftiano. Le protagoniste scorgono qualcosa di meraviglioso e di mostruoso che si nasconde oltre. Un oltre che è a portata di mano, tra gli scaffali di una biblioteca, nel fondo del lago, nelle suggestioni di un sogno.

Non di rado si parla di una terra di mezzo nella quale sono confinati gli esseri umani. Si pensi al Beowulf, ma anche al Macbeth shakespeariano (oltre che a Tolkien, naturalmente). Non è dato sapere cosa si muova intorno, di quale sostanza sia fatto il mare che la circonda. Lovecraft, anima tra le più sensibili, in questo oltre ci ha messo gli occhi, il naso, la presenza. E l’ha tradotto in immagini, racconti, suggestioni.

Gli eventi narrati coinvolgono chi si rassomiglia. Elisa e Bianca sono esseri ricettivi, percepiscono la tangibilità di ciò che sfugge ai più. Per Elisa la porta verso l’oltre è il Grimorio, libro che le capita tra le mani per caso e il cui richiamo è stato irresistibile.

Bianca all’inizio ha solo domande da porre. Esse nascono dai sogni rivelatori che la tormentano e lasciano emergere storie antiche. È nella sua natura cogliere corrispondenze inavvertibili, non a caso Charles Baudelaire è il suo poeta preferito.

Per entrambe si apre una botola verso una dimensione che completa e colma quella in cui già si trovano. Si amplificano le sollecitazioni che conducono al compimento della loro esistenza. Elisa e Bianca sono malate, una nel corpo, l’altra nell’anima, pronte a sfaldarsi come sabbia. E questo sarà ciascuna: un sostegno per il corpo e per l’anima.

Si parla, e non solo metaforicamente, di un barattolo che sia in grado di contenere, lenire, proteggere prima che imprigionare; un luogo in cui sia possibile condensare l’anima e chiuderla al riparo degli urti della vita. Il barattolo di Elisa è enorme, comprende la villa, il lago, contiene il Grimorio. È una prigionia, certo, ma lontana da interferenze, è rifugio della farfalla ferita.

Apre e chiude la storia una maledizione la cui eco pone nel nulla le leggi degli uomini. Anzi, si pone quale legge essa stessa perché, una volta pronunciata, non c’è arguzia o glossa che possa deviarla.

Rappresentano, le maledizioni, il contrappasso necessario alla giustizia amministrata dagli uomini, una contabilità perversa intenta a far tornare la somma, poco importa se il prezzo sia incassato da chi non lo deve, lasciando i colpevoli immuni dalle maglie del tribunale:

Eccolo il peccato. Uomini empi che si arrogano il diritto di appiccare le fiamme dell’inferno…

Accade così che l’ipocrisia dell’inquisizione, se non trova la strega da bruciare, la inventi di sana pianta. Accade che la malcapitata, al colmo della disperazione, pronunci parole che sono sortilegi. Strega vuole esserlo sul serio, almeno sul patibolo, affinché le parole non vengano gettate al vento e vadano a segno. La donna al palo non desidera essere innocente, ma colpevole. Brucia troppo l’innocenza, posta di fronte a una simile morte.

In questo modo comprendiamo appieno il senso di una storia tutta da leggere: qualcuno – o qualcosa – custodisce le ultime volontà di Demetra, tenendo aperto un conto destinato a chiudersi, forse, più di cinquecento anni dopo. Questo e non altro è il ruolo del Grimorio, vero protagonista del romanzo.

 


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