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Recensione: Il vento della luna

Creato il 25 ottobre 2011 da Topolinamarta

È arrivato il momento di parlare de Il vento della luna, romanzo d’esordio dell’autore Daniele Monte, che come sempre fa parte del progetto “Libri in cambio di recensioni“.

Recensione: Il vento della luna
Titolo: Il vento della luna
Autore: Daniele Monte
Genere: thriller, giallo, avventura
Editore: TGbook
Pagine: 408
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 9788897039174
Prezzo
: € 16,00
Formato: copertina morbida
Valutazione
Recensione: Il vento della luna

Ringrazio l’autore per avermelo spedito. 

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Sullo sfondo di un oscuro complotto che mina a mettere in ginocchio l’intero sistema economico ed energetico mondiale, Massimo Giusti, un uomo normale, con un passato segnato da una serie di eventi dolorosi, viene coinvolto, dall’affascinante e determinata Farah Kristiensen, in un’avventura che lo porterà da Berlino a Parigi, da Roma fino al deserto iracheno, in un turbine di azione ed emozioni che sembrano non aver mai fine.
Riuscirà a porre fine alla cospirazione?
Sarà in grado Massimo di raccogliere la seconda opportunità che il Destino gli ha concesso? … 

Ogni tanto capita di trovare libri di autori esordienti, magari pubblicati da case editrici pressoché sconosciute o da Print on Demand, per i quali a lettura ultimata viene da domandarsi: “Ma com’è possibile che questo romanzo non sia un best-seller internazionale?”
Senza esagerare, trovo che Il vento della luna faccia parte di questi: tuttora mi immagino di entrare in libreria e di trovarlo accanto a libri di scrittori del calibro di Dan Brown, John Grisham o Ken Follett (per citare tre autori famosi di questo genere, che non necessariamente si adattano ai gusti della sottoscritta). Dato che le cose – ahimè – non stanno così mi chiedo davvero come possano le grandi case editrici pubblicare Troisi, Rosso o Moccia (vale lo stesso discorso della parentesi di poco fa… questa volta però togliete pure il “necessariamente”) e snobbare autori quasi sconosciuti eppure talentuosi come, appunto, Daniele Monte. Ma questa è una recensione, non una lamentela sull’editoria di oggi, perciò non divaghiamo e torniamo al nostro libro.

Il vento della luna si apre con un prologo lungo una quarantina di pagine. Ci troviamo in Iraq, precisamente a Nasiriya, e qui incontriamo quello che sarà il protagonista dell’intera vicenda: Massimo Giusti, detto “Max”. Siamo nel novembre del 2003, ovvero, come suppongo ricorderete, il periodo in cui a Nasiriya avvenne un tragico attentato che vide coinvolti anche numerosi soldati italiani: nella nostra storia, Max Giusti si trova tra questi.
Sopravvissuto all’attentato, lo ritroviamo sette anni più tardi, dopo che a fatica sta ancora cercando di costruirsi una vita normale nonostante gli eventi dolorosi che hanno segnato il suo passato. Ma la situazione precipita con l’arrivo di una vecchia compagna di scuola, Farah Kristiensen: tra rocamboleschi inseguimenti in auto, sparatorie, altri attentati in varie parti del mondo e missioni impossibili, Max e Farah si troveranno coinvolti in una cospirazione che sta cercando di prendere il controllo sulle risorse energetiche mondiali. Ce la faranno a impedire che questo accada e, possibilmente, a salvarsi la pelle? La risposta – sappiatelo – è tutt’altro che scontata.

Non mi posso dire veramente appassionata del genere thriller, forse perché tendo a non fidarmi dei best-seller che compaiono in libreria, e perciò non mi capita spesso di leggerli. Però, le rare volte che mi capita, ho quasi sempre l’impressione di trovarmi con il tipo di libro che pare fatto su misura per me: se ci sono avventura, azione, oscuri intrighi su cui indagare, armi e altri strumenti ipertecnologici… il tutto condito da uno stile che sa fare un uso intelligente della violenza – e quindi senza eccedere -, proprio non riesco a resistere. Con Il vento della luna, per giunta, l’effetto è stato triplicato: sono stata coinvolta tra una situazione e l’altra senza avere nemmeno un secondo per respirare; quasi mi pareva di far parte io stessa della storia, di trovarmi accanto a Max e a Farah durante tutte le loro avventure.

Parliamo un po’ di trama e stile?
Be’, quel che salta all’occhio fin dal primo momento è che chi scrive ha capito alla perfezione cosa vuol dire saper coinvolgere il lettore: la scrittura è dinamica, vivace, capace di trascinare per tutta la durata della storia, tanto che è stata dura non potermelo divorare dall’inizio alla fine in un unico round a causa dei vari impegni che avevo. La narrazione è serrata, zeppa di colpi di scena, coinvolgente ed emozionante al massimo.
Quello che ho apprezzato maggiormente oltre alla ben riuscita delle scene d’azione, però, è stato di sicuro il modo in cui l’autore ha caratterizzato i suoi personaggi, in particolare Max Giusti. Mi è davvero piaciuto come eroe: è un uomo normale che la vita ha reso più forte degli altri, ha un carattere riservato che però non esita, se stuzzicato, a lasciar venire fuori la sua parte focosa e ribelle.
Gli unici due punti a sfavore sono i seguenti: sorvolando su alcuni piccoli refusi, avrei cercato di rendere più leggere alcune descrizioni, che in certi punti risultano a mio parere eccessivamente approfondite; e poi durante la storia il narratore fa uso di molti termini tecnici, che certo denotano una profonda conoscenza della scienza, della storia e della geografia da parte di chi scrive, ma che però possono non risultare comprensibili a tutti. Per esempio io, che non faccio parte degli “addetti ai lavori”, in alcuni passi ho avuto un po’ di difficoltà nel districarmi tra i numerosi riferimenti specifici. In ogni caso, questo non toglie molto all’indubbia qualità del romanzo, né al mio gradimento.

Quindi, in definitiva, se state cercando un romanzo d’esordio che però meriterebbe di trovarsi molto più in alto di dov’è, non potete lasciarvi sfuggire Il vento della luna. Trovo che sia davvero un libro notevole, di quelli che capitano di rado. Complimenti all’autore, dunque!

~   ~     ~

Ormai prossimo al perdere conoscenza, vide la bandiera prendere fuoco, vide le fiamme avvolgerla: pensò a tutti i suoi compagni, ai ragazzi con cui aveva condiviso più di sei mesi di difficoltà, pensò a Guelbi e De Carli. Devastato dal dolore fisico e da quello psicologico, si lasciò andare, rivolgendo un ultimo pensiero verso Sarah. Gli parve di vedere il volto sorridergli fra le nuvole nel cielo, poi una nebbia densa calò su di lui, vinto dagli eventi al pari della bandiera ormai completamente bruciata.


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