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Recensione in progress – Emanuela D’Alessio sta leggendo Benedizione di Kent Haruf

Creato il 14 maggio 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

benedizione_coverdi Emanuela D’Alessio

Trentasette anni prima, in un giorno d’inverno, Dad Lewis era rimasto a casa dal lavoro per una semplice ragione: una forma influenzale lo aveva preso all’intestino. E se nel pomeriggio vide Frank e il figlio dei Seeger nel recinto con il cavallo, fu per una semplice ragione: si dovette alzare dal letto e andare in bagno perché stava per venirgli un nuovo attacco, dopo quella della notte e i due  del mattino, e fu in quel momento, guardando fuori dalla finestra della camera da letto verso il granaio oltre il cortile, che vide i due ragazzi.
Indossavano giacche invernali e berretti di maglia, Frank superava il figlio dei Seeger di tutta la testa. C’era molto vento e sembrava che i ragazzi avessero freddo.
Dad era solo in casa. Mary era al mercatino di beneficenza nello scantinato della Community Church, dove vendeva marmellata di ciliegie, coperte fatte a mano e centrini all’uncinetto per raccogliere fondi per l’Africa. Lorraine non era ancora tornata da scuola.
Andò in bagno e rimase lì per un po’, poi tornò a letto e diede un’altra occhiata; non vide i ragazzi, ma non ci fece troppo caso, però quando si rialzò dal letto un’ora più tardi, guardò di nuovo fuori dalla finestra e non vedendoli ancora nel recinto del bestiame si chiese se ci fosse qualcosa che non andava. Pensò che potessero essersi fatti male.

Si mise il cappotto invernale, il cappello, la sciarpa e i guanti da lavoro, attraversò lo spoglio prato invernale sul retro della casa ed entrò nel recinto. Il vento sollevava dalla terra nuda piccole nuvole di polvere fine, urlava e fischiava tra gli alberi scheletrici. Superò l’angolo sud del granaio, mettendosi al riparo dal vento, aprì la porta e si mise a scrutare il centro buio e indistinto dell’edificio. Fasci di luce filtravano tra le tavole di legno delle alte pareti e attraversavano il pavimento in terra battuta. Granelli di polvere e paglia si muovevano nell’aria. Si sentiva il profumo intenso del fieno e il buon odore di cavallo. Si fermò un attimo per dare tempo ai suoi occhi di abituarsi all’oscurità. Poi riuscì a vedere Frank e il figlio dei Seeger.
Erano in groppa alla cavalla, andavano in cerchio sulla terra battuta dell’area recintata all’interno del granaio, Frank dietro l’altro ragazzo, le teste molto vicine, entrambi vestiti con degli abiti estivi pieni di gale di Lorraine, trottavano fuori e dentro i fasci di luce del sole. Frank reggeva le redini con una mano e con l’altra cingeva il corpo del figlio dei Seeger. Poi Frank vide Dad sulla soglia del granaio. Fermò bruscamente il cavallo. Dad entrò e si mosse verso di loro. Il figlio dei Seeger era un ragazzo di dodici anni, secco, con i capelli rossi e il collo esile sopra la scollatura quadrata del vestito rosa. Sembrava infreddolito e spaventato. Sia lui sia Frank avevano il rossetto sulle labbra.
Scendete da quel cavallo, ordinò Dad.
Papà, disse Frank. Va tutto bene.
Scendete da lì.
Frank scivolò a terra, seguito dall’altro ragazzo. Rimasero in attesa, guardando Dad.
Che cosa diavolo pensate di fare? disse lui.
Non stiamo facendo del male a nessuno, rispose Frank.
Non state facendo del male a nessuno.
No.
Dammi quella dannata bestia. E toglietevi subito quei dannati vestiti.

I ragazzi si erano tolti i vestiti e si stavano dando da fare per levarsi i reggiseni. Sembravano piccoli animali senza pelo, gelati e impauriti. Gli volsero la schiena e abbassarono le mutandine di seta di Lorraine, quindi si diressero tremando verso la greppia, dove c’erano i loro vestiti appesi a un chiodo, e si misero i pantaloni, le camicie e le giacche invernali.

Mi vuoi dire che cos’è questa storia? disse Dad.
Non c’è niente da dire, rispose Frank.
Quelli erano i vestiti di tua sorella.
Sì.
Sa che glieli hai presi?
No. Ma mica li stavamo rovinando.
Credi che la penserebbe così anche tua sorella?
Frank lo guardò e poi guardò fuori dalla porta aperta da cui era uscito l’altro ragazzo. Non le importerebbe, disse.
E perché non dovrebbe importarle?
Non le importerebbe e basta.
Come lo sai?
Non lo so con certezza.
Le hai parlato di quello che stavi facendo?
No.
Non ne sa nulla? Del fatto che voi due avete usato i suoi vestiti?
No.
Gesù Cristo. Guardò Frank, studiando il suo volto. Che cosa dovrei fare?
Devi lasciarmi in pace.
Devo lasciarti in pace.
Per favore.
Dad lo guardò. Cristo, disse. Ma tu che cosa sei?
Sono soltanto tuo figlio. È tutto quello che sono.

haruf
Kent Haruf (1943-2014) è stato uno dei più apprezzati scrittori americani. NN Editore ha iniziato con Benedizione la pubblicazione della trilogia ambientata nella cittadina di Holt (Il canto della pianura, Crepuscolo).

«Vorrei essere ricordato come qualcuno che si è dimostrato amorevole e compassionevole verso le altre persone. Più sono diventato vecchio, più mi sono avvicinato alla morte, e più le persone mi sono diventate care. Adesso desidero essere completamente presente quando sto con qualcuno.
Come scrittore vorrei essere ricordato come qualcuno che ha ricevuto un talento molto piccolo ma che ha lavorato al suo meglio per utilizzare quel talento. Voglio pensare di aver scritto quanto più vicino all’osso che potevo. Con questo intendo dire che ho cercato di scavare fino alla fondamentale, irriducibile struttura della vita, e delle nostre vite in relazione a quelle degli altri»

Benedizione di Kent Haruf
Traduzione di Fabio Cremonesi
NN editore, 2015
pp. 273, 17€


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