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Recensione "In verità è meglio mentire" di Kerstin Gier (Corbaccio)

Creato il 07 giugno 2012 da Maila Tritto

 Da oggi, in tutte le librerie, il romanzo femminile tanto amato dal pubblico di lettrici tedesche: In verità è meglio mentire e scritto da Kerstin Gier, l'autrice che è diventata nota con la Trilogia delle Gemme, di cui l'ultimo volume è stato pubblicato il 9 febbraio. L'autrice ha ricevuto, nel 2005, il Premio Delia; oltre ad aver avuto un consenso anche da parte della critica, ma soprattutto dai lettori. Con In verità è meglio mentire, Kersin Gier cambia genere. Infatti, non si tratta di un romanzo appartenente al fantasy; piuttosto di un chick lit in cui prevale il mondo femminile. La protagonista è Caroline, che susciterà l'ilarità di non poche lettrici; a cui il romanzo è prettamente indirizzato.

 
Titolo: In verità è meglio mentire
Autore: Kerstin Gier
Editore: Corbaccio
Traduttore: Leonella Basiglini
Data di pubblicazione: 7 giugno 2012
Prezzo: 9,90 Euro
Pagine: 202 p.
ISBN:
978-8863800678
Sinossi: 158 di quoziente intellettivo, plurilaureata, brava musicista, una maga con i numeri, carina, un po' freak e... vedova a nemmeno trent'anni: Carolin trova che la sua vita sia decisamente complicata e che la sua intelligenza rappresenti più che altro un impiccio nella ricerca della felicità. Ha abbandonato il fidanzato Leo per il padre di lui, Karl, uomo ben più affascinante e in grado di apprezzare le qualità di lei. Ma dopo cinque anni Karl muore lasciandola in un mare di guai, primo fra tutti una favolosa eredità di cui Carolin non sospettava l'esistenza, e un esercito di parenti infuriati che la rivendicano. Fra pessime psicoterapeute, farmacisti sospettosi e avvocati minacciosi, Carolin cerca di superare il suo dolore, cavarsi fuori dai guai e, perché no?, trovare l'uomo giusto per lei e a cui non importa se è "troppo" intelligente.
Recensione: 258 di QI, plurilaureata, brava musicista, un mago con i numeri, carina, un po’ freak; in una parola: ‘perfetta’, sotto tutti i punti di vista. E…vedova a neanche trent’anni! Questa è Carolin, il nuovo personaggio creato dalla penna della fantasiosa Kersin Gier; conosciuta ai più per la sua — ormai celebre — Trilogia delle GemmeQuesta volta, la scrittrice si è cimentata in un genere completamente differente da quello fantasy; sebbene l’ironia — tratto distintivo della sua scrittura — sia presente, forse in misura maggiore. Questo perché con In verità è meglio mentire, la Gier ha scritto una storia dai toni chick lit: è il mondo femminile ad essere analizzato, in tutte le sue sfumature. Anzi, più che nella Trilogia delle Gemme, emergono i caratteri comuni a molte donne. Sebbene il romanzo analizzi la vita quotidiana, la trama risulta affine a sceneggiature filmiche  o televisive. Tant’è che ricorda, un po’, le eroine delle sit-com americane, alle prese con: vita; carriera; famiglia e figli. Tuttavia, l'autrice ‘rompe gli schemi’; abbandonando tutte quelle regole con cui, solitamente, sono scritti i romanzi femminili. Elementi essenziali, infatti, sono: una storia d’amore; protagoniste ‘medie’ — forse, anche di media cultura —, un po’ goffe e sovrappeso. Un esempio? Magari, quello più ‘lampante’ è rappresentato da Bridget Jones — interpretato dalla bravissima e poliedrica Renee Zellweger. Ma si potrebbero citare anche altri esempi; soprattutto le protagoniste femminili inventate da Sophie Kinsella; autrice che meglio rappresenta il genere chick lit. La storia de In verità è meglio mentire è affrontata con lo stile consueto con cui conosciamo i tratti stilistici della Gier: fresco, ironico; e semplice. Il tutto viene narrato in prima persona, direttamente da Caroline; tanto che lo scritto assomiglia vagamente a un diario — giusto per rimanere in tema col romanzo, e poi film, della scrittrice americana Helen Fielding. Le pagine scorrono abbastanza velocemente, e raccontano le esperienze vissute dalla protagonista: tra l’improvvisa morte del marito — molto più grande di lei —, e un’ipotetica eredità, fonte di liti familiari e di avidi parenti che la rivendicano. Solo alla fine, potrebbe esserci un ‘happy end’; o meglio, s’intravede una conclusione diametralmente opposta rispetto all’inizio. Del romanzo, si conoscerà bene la psicologia di Caroline; l’unica a predominare in 202 pagine. Gli altri personaggi restano secondari, o sono del tutto marginali. Lo stesso avviene per l’ambientazione, quasi irrilevante; molto lontana dalle descrizioni presenti nei romanzi che compongono la trilogia. Non ci sono temi rilevanti; tutt’al più è sviluppato il tema della famiglia — sebbene in un’accezione, per certi versi, negativa — e anche l’amore. Ciò che, però, emerge è l’abbandono, sia sentimentale che familiare. Gli affetti sono vissuti altrettanto marginalmente, almeno per gli altri personaggi; non tanto per Caroline che sarà costretta a ricorrere a vere e proprie sedute psicoterapeute affinché chiarisca la sua vita, decisamente complicata. Altro dato fondamentale: i soldi, e di conseguenza la carriera. Tuttavia, come ha affermato Albert Einstein: «Le cose migliori della vita non derivano dai soldi.», citazione inserita all’inizio del romanzo. In verità è meglio mentire è, dunque, una lettura abbastanza godibile; dedicata alle donne, a cui lo consiglio tra le letture estive. 
(A cura di Maila Tritto)
 
L'AUTRICE: Kerstin Gier, nata nel 1966, vive con il marito e il figlio in un paese della Westfalia. In Germania è già un fenomeno da record. Ha raggiunto la notorietà grazie a romanzi femminili estremamente divertenti, apprezzati per la loro intelligente ironia. In verità è meglio mentire ha venduto, nella sola Germania, 200.000 copie in pochi mesi. In Italia è conosciuta per la Trilogia delle Gemme, composta da: Red, Blue e Green.

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