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Recensione: Italo, di Ernesto Ferrero

Creato il 24 febbraio 2024 da Gliscrittori
Recensione: Italo, Ernesto Ferrero

Libri Recensione di Davide Dotto. Italo, di Ernesto Ferrero (Einaudi). Un inedito ritratto di Calvino, "a mezza via tra un desiderio di autorevolezza e il timore di essere preso sul serio".

Italo di Ernesto Ferrero, scomparso di recente, presenta la figura di Calvino andando al di là della semplice "biografia", del "saggio letterario", della "ricostruzione" di vita e metodi di lavoro, nonché delle fonti di ispirazione. La panoramica ampia e dettagliata si innesta su un contesto storico-culturale ben preciso, caratterizzato da vivaci e ininterrotte trasformazioni.

Italo è una testimonianza diretta, dato che Ernesto Ferrero attinge alla propria memoria, quella di chi ha frequentato il mondo dell'editoria, in particolare la Einaudi, e le personalità che ne facevano parte, come Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Norberto Bobbio e molti altri.

La vastità del materiale raccolto ed elaborato lo rende un libro-miniera, un libro-movimento da rileggere e considerare con attenzione, redatto con una versatilità che si ritrova nell'autore del Barone Rampante e delle Città Invisibili. La profonda immersione nel contesto storico culturale permette di delineare "vite parallele" con personaggi che in qualche modo hanno avvicinato Calvino, o ai quali egli si è avvicinato, tra cui Pasolini e in qualche modo Sartre.
Il dialogo di Calvino con il suo tempo è costante e le influenze sono reciproche. Le idee si inseguono e germogliano in un terreno fertile, quando altrove sono state abbandonate.

Il libro esplora idee legate allo Strutturalismo.

È il periodo del Gruppo 63, una sperimentazione linguistica focalizzata nella ricerca di costanti, schemi, regole rigorose, in un'arte combinatoria che non sempre unisce forma e contenuto. Perché la scatola, finché non la si riempie di qualcosa, o se ci si accontenta di guardarla da fuori, è vuota, e chissà che non sia questa l'esasperazione del volere a ogni costo venire a capo di ciò che è invisibile.
Ma la scatola è vuota anche per quanto riguarda la vita di Italo Calvino che ben si è nascosto - o almeno ci ha provato - "sulla superficie della scrittura" (" Non troverete nulla ").

Il confronto continuo di Calvino con l'invisibile, l'ineffabile, l'inesistente, ciò che in altre parole è specificamente umano, lo porta lontano.

Prestarvi attenzione è difficile, figurarsi parlarne. Ciò che di vero c'è non solo non viene allo scoperto, ma si disperde tra le pieghe di "segni astratti, carichi di un significato simbolico". Esso traspare nel senso che si attribuisce alle parole, ma per questo è necessaria una esattezza chirurgica, "la precisione del linguaggio scientifico" a cui l'aveva abituato sua madre, Eva Mameli, docente di botanica. Dal padre, invece, aveva appreso "l'ostinata fatica che bisogna mettere anche nella scrittura".

A poco più di vent'anni non sa di avere la vocazione del semiologo. Ernesto Ferrero, Italo

Le dimensioni e le vite parallele che si possono seguire riguardano spiriti che in qualche modo procedono lungo gli stessi sentieri, e non è raro che talvolta si incrocino, per poi separarsi.

L'arte combinatoria di un Umberto Eco, solo per fare un esempio tra i tanti possibili, è sicuramente diversa dalla fantasia combinatoria di Italo Calvino, il quale confeziona storie, apologhi, tracce di racconti e idee romanzesche, senza trascurare il meccanismo che li regola, il ruolo della letteratura ("la lente deformante che ci aiuta a vedere meglio") e la funzione della finzione. Al romanzo, Eco giunge per altre strade, giocando tuttavia con le stesse carte, tra finzione e realtà, e richiamandosi ugualmente, dando al tutto un impianto razionale, su quanto di ineffabile vi sia nel destino umano e nel suo bisogno di verità.

È, questo, un bisogno di verità.

Tra narrativa (fantastica e metafisica), filosofia e semiotica, si fa ricerca intricata e sofisticata di connessioni profonde, che forse si compensano in un gioco a somma zero, di equilibrio tra essere e non essere che sfuma nell' ineffabile. E nella consapevolezza di dover uscire da una "interezza ottusa e ignorante, stupida come l'aria".

[...] credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l'auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani. Italo Calvino, Il visconte dimezzato

Italo

Quarta

Chi era veramente Italo Calvino? "Non troverete nulla", rispondeva a chi cercava di scavare nella sua storia intima e biografica, fedele all'immagine dello scrittore appartato, del Barone rampante che vive sugli alberi: l'inafferrabile che voleva essere soltanto una mano che scrive. Eppure Ernesto Ferrero dimostra, con l'empatia del suo sguardo, come si possano illuminare dall'interno gli intrecci segreti tra la vita e l'opera di uno dei grandi del Novecento. In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, Ernesto Ferrero ci offre un ritratto dello scrittore dietro le quinte, nei tratti caratteriali meno noti, nei risvolti privati, lungo i vent'anni di vicinanza e lavoro comune in Einaudi. E lo fa con quel tono di voce che ha già saputo incantarci nei "Migliori anni della nostra vita" o nel recente "Album di famiglia". Prendono vita i rapporti di Calvino con i genitori, l'importanza dell'imprinting famigliare, la passione per i fumetti e il gusto del disegno, l'amicizia con Eugenio Scalfari, i soprassalti della guerra partigiana, le passioni del dopoguerra, il legame con la Liguria, gli amori, tra cui il capitolo della relazione con Elsa De' Giorgi, fin qui poco studiato. E poi il lavoro quotidiano, con i suoi piccoli segreti, in Einaudi e nelle redazioni dei giornali, l'incontro con Hemingway a Stresa, la visita a Silvana Mangano e Vittorio Gassman sul set di "Riso amaro". E ancora il trauma dell'invasione sovietica in Ungheria e il progressivo distacco dal Pci e dalla politica militante, il viaggio in America, il matrimonio con Chichita Singer e le gioie della paternità con la nascita della figlia Giovanna, le decisive letture scientifiche, incontri-chiave (Perec, Barthes, Queneau), la fascinazione delle immagini, la scoperta dello strutturalismo e i soggiorni nelle metropoli come in altrettanti romitaggi, da Parigi a Roma, sino all'approdo ideale nella pineta toscana di Roccamare, dove scrive le "Lezioni americane". L'insulare Calvino sembra sempre altrove, ma rimane a stretto contatto con il proprio tempo. Il filo che si snoda lungo la biografia è fittamente intrecciato all'opera e ne illumina dall'interno la genesi e gli sviluppi, il metodo di lavoro, sempre sostenuto da una forte tensione etica, sperimentale e progettuale. Perfino il radicale disincanto degli ultimi anni non impedisce a Calvino di dare spazio a tutto quello che non è inferno, di reinventare se stesso e nuovi modi di fare letteratura. Con il suo approccio confidenziale e una scrittura che mira a raggiungere una fusione tra il "romanzo" biografico e il saggio critico privo di connotazioni specialistiche, Ernesto Ferrero ci aiuta così a capire meglio una delle figure più amate della nostra letteratura.

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