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[Recensione] L’amore graffia il mondo di Ugo Riccarelli

Creato il 27 novembre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] L’amore graffia il mondo di Ugo RiccarelliTitolo: L’amore graffia il mondo
Autori: Ugo Riccarelli
Editore: Mondadori
Anno:
2012
ISBN:
9788804616276
Lingua: italiana
Numero pagine:
219
Prezzo:
€ 19,00
Genere:
Narrativa
Voto: [Recensione] L’amore graffia il mondo di Ugo Riccarelli

Questo romanzo ha vinto il premio Campiello 2013 che, per la prima volta nella storia, è stato consegnato postumo.


Contenuto:
È come se portasse il destino nel nome, Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l’ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. E creare eleganza, grazia, bellezza è il suo talento. Un giorno dal treno sbuca un omino con gli occhi a mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un vestitino di carta per la sua bambola. L’omino scompare, ma le lascia un dono, un dono che lei scoprirà di possedere solo quando una sarta assisterà a una delle sue creazioni. Potrebbe essere l’atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra… e Signorina poco a poco rinuncia a parti di se stessa, a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando infine anche lei, quasi all’improvviso, si scopre donna e conosce l’amore, il sogno dura comunque troppo poco, sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato, costretto a “succhiare aria” intorno a sé come un ciclista in salita. Nonostante i binari della ferrovia siano ormai lontani e la giovinezza lasci il posto a una maturità venata di nostalgia, ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione al bene e lotta per far nascere suo figlio una seconda volta, forte e capace di respirare da solo.

RecensioneNon è il primo libro di Ugo Riccarelli (1954-2013) che leggo. Il precedente è stato Il dolore perfetto, di qualche anno fa, con il quale non mancano punti di contatto. Ambientare gli eventi nel passato per l’autore significa abbattere la cortina che lo separa dal presente. La ferrovia e la stazione, infatti, sono già richiamo del tempo che scorre in binari che sono un filo rosso che giunge fino a noi. Anche Il dolore perfetto è una saga famigliare, nella quale sono fedelmente tracciati i contesti, i luoghi nei quali si muovono personaggi indimenticabili, rievocati da chissà quale vissuto. Ne L’amore graffia il mondo incontriamo Signorina, il padre Delmo, la madre Maria, la sorella Ada, i fratelli Luca, Severo e Olmo, l’oca Armida, la signora Mei, maestra di taglio e cucito, il marito Beppe e infine Ivo, suo figlio.

Signorina e Ada imparano a leggere e a scrivere, più per una concessione del padre che della madre. Quest’ultima cova un briciolo di invidia nel considerare che le faccende domestiche e mille altre preoccupazioni lasciano poco tempo ai libri. C’è da ritirare il bucato, prendere il secchio di carbone, stare davanti ai fornelli, da trafficare sull’acquaio…

E i libri e la scrittura le parevano davvero misteriosi, capaci di celare dietro segni oscuri storie, informazioni e notizie, una sorta di mondo altro che lei sbirciava soltanto dall’esterno, spilluzzicando i discorsi di chi a quell’universo aveva accesso.

Ada è la prima a sprizzare ribellione da tutti i pori, ad affrancarsi dal padre, dalla famiglia, dalle costrizioni e sposare Mario, un fascista della prima ora che non trova di meglio che chiamare il primo figlio Impero Italo Romano. Nomi che rievocano quelli altisonanti dei personaggi incontrati ne Il dolore perfetto.Il dolore perfetto

Signorina scopre la passione per la sartoria, un’arte che scorre nel sangue e alla quale non vede l’ora di dedicare l’esistenza, appena ne avrà il tempo e le condizioni saranno favorevoli. Non lo saranno mai. Anche per lei affrancarsi dalla famiglia e dalla casa dei ferrovieri non sarà rosa e fiori. Anzi. Non le riuscirà di ideare e disegnare modelli da cucire, né di leggere la sera, con un uomo e dei figli vicino che avrebbe rimproverato solo se non li avesse visti impegnarsi e studiare, e diventare dottori e professori.

Nonostante il tempo e le circostanze non siano galantuomini, le doti di Signorina avranno comunque modo di esprimersi su altri fronti, magari sottobanco.

La libertà significa il matrimonio, i figli, ma anche una vita rocambolesca per la necessità di inventarsi qualcosa per sfuggire ai debiti accumulati dal marito, che le impediscono di coltivare il proprio sogno. Deve rinunciare a questo e ad altre  aspirazioni, e lo fa senza rabbia, un po’ come sua madre che non aveva tempo per imparare a leggere e a scrivere.

Le donne comprendono una verità amara, che la vita non è giusta, e manca il tempo di costellarla di pretese, sia pure legittime. E dopo i debiti, quando le cose sembrano marciare meglio, c’è la malattia di Ivo. L’amore materno la spinge ad altre rinunce, ma anche a ingegnarsi per restituirgli la salute. Insomma, ha ben altro da tagliare, da ricucire, ben altri disegni da tracciare. Eppure la passione che vorrebbe soddisfare nell’arte non è dissimile da quella che riversa sul figlio, sul marito e sul comune destino.

Anche Ivo scopre in sé una passione artistica forte e totalizzante: la musica.

Ma il vero conforto, per Ivo, fu la musica, ritrovare sulla tastiera dell’organo il linguaggio recondito che aveva conosciuto al riparo della bolla, quando se ne stava ben piantato dentro il ventre di Signorina.

Se Ivo stupisce i genitori nell’improvvisare un giro di note armoniche, i rapidi gesti di Signorina nel disegnare un vestito in stile impero provoca sconcerto e forse paura. C’è chi si fa il segno della croce davanti al prodigio. Come a dire che non è la ragione ma l’arte la peculiarità e la ricchezza del genere umano. Non dalla fredda ragione della storia ma dall’arte si attingono rimedi, energie, soluzioni, ingegno, cose che calzano a pennello, come un vestito ben tagliato. Questo è il segreto che accomuna madre e figlio. Un tesoro inestimabile di cui non sembrano del tutto consapevoli e contro il quale nemmeno il tempo, acerrimo nemico, può nulla:

Signorina intanto pensava ancora al tempo che l’aveva tradita, al tempo che avrebbe dovuto risolvere le cose e invece le aveva complicate, che aveva fatto i suoi porci comodi…

Eppure non si arrende. Cerca una maglia rotta nella rete per fuggire, per afferrare al volo una possibilità e dare lei lo scacco invece di subirlo. E alla fine ci riesce, perché taglia e cuce i singoli pezzi della sua storia, creando un nuovo disegno (nel senso di fato), scrivendo lei stessa il finale.


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