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Recensione: La casa del mago, di Emanuele Trevi

Creato il 12 marzo 2024 da Gliscrittori
Recensione: casa mago, Emanuele Trevi

Libri Recensione di Davide Dotto. La casa del mago di Emanuele Trevi (Ponte alle Grazie). Una riflessione sulle connessioni e le manifestazioni emotive dell'eredità paterna.

Con La casa del mago, Emanuele Trevi esplora più di ogni altra opera se stesso e il rapporto (la vita) con suo padre, Mario Trevi. Ciò avviene utilizzando una lente personale e immaginifica, ricorrendo a approccio junghiano, e però al contrario: "A me di conoscere me stesso e di sapere come sono fatti gli altri non è mai fregato un granché [...] Meno ti conosci, meglio stai".
Cosa vuol dire conoscere se non catalogare, (saper) spiegare, ragionare? Chi ha letto i precedenti libri di Emanuele Trevi ha già colto sfumature particolari nel modo di esplorare la realtà delle cose e i personaggi via via ritratti ( Pier Paolo Pasolini e Laura Betti, Pia Pera e Rocco Carbone, Arturo Patten solo per citarne alcuni).

È di fatto l'indicazione di un percorso, un programma per scrivere libri.

La ragione tace su molte cose perché, presupponendo coordinate spazio temporali, non può strappare il velo di contraddizioni o ambivalenze che si presentino lungo la strada.
Non possiede la chiave per entrare dappertutto, se ci provasse si muoverebbe in un terreno non suo. Occorre invece osservare, o (meglio) "ritrarre" per raccontare ciò che si nasconde tra le pieghe di emozioni ed eventi che emergono nelle rievocazioni. Si entra quindi nel profondo, in una discesa (non necessariamente negli inferi), tra coincidenze, inaspettate sincronicità, "cose che accadono due volte" che sono già un segno.

La casa del mago non è tanto una riflessione sulla morte quanto sulle connessioni e le manifestazioni emotive dell'eredità paterna.

Esse scaturiscono da ambienti (la casa in cui Mario Trevi ha lavorato a lungo) che conservano "un residuo potente di energia mentale, una specie di braciere psichico non ancora del tutto spento".
In quello che se non è un romanzo è molte cose insieme, entrare e decidere di stabilirsi per sempre nella Casa del mago significa respirarla, viverla, prenderne confidenza. Significa anche ritinteggiare le mura con nuove e antiche presenze, visitatrici di vario genere e personaggi che sembrano uscire da un fumetto.
Proprio perché si muove in diverse dimensioni, inclusa quella spazio-temporale (diramazione non esaustiva del tutto), Emanuele Trevi percepisce sin da subito l'attrito prodotto con qualcos'altro. Le categorie del pensiero un poco aiutano, come per esempio parlare di "anima", "intelligenza", "inconscio". Grazie a esse comprende che forse vivere tutta una vita aggrappati su un solo piatto della bilancia può essere deleterio.

Tra i poli dell'esistenza, tra due zone altrettanto pericolose e, prese singolarmente tutt'altro che rassicuranti, è bene "oscillare".

Talvolta è utile espellere il proprio io e abitare (senza ritegno ma senza esagerare) un proprio retrobottega mentale, tanto per scoprire che dietro ambiguità, contraddizioni e paradossi vi sono una ambivalenza, una catena di connessioni e coincidenze inavvertite che probabilmente è fuorviante chiamare Non Essere. Perché tra un Essere che forse non esiste come lo intendiamo noi, e un Non-Essere che non si vede ma bussa alla porta con una certa insistenza, devono trovare spazio l'esigenza e l'umiltà di coltivarsi per, se non proprio conoscersi, capirsi un po' di più.

La casa del mago

Quarta

Nel memorabile incipit di questo libro, la madre di Emanuele Trevi, allora bambino, riferendosi al padre gli ripete spesso un'istruzione enigmatica: "Lo sai com'è fatto". Per non perderlo (ad esempio, fra le calli di Venezia, in una passeggiata dell'infanzia) occorre comprendere e accettare la legge della sua distrazione, della sua distanza.
Il padre, Mario Trevi, celebre e riservatissimo psicoanalista junghiano, per Emanuele è il mago, un guaritore di anime. Alla sua morte lascia un appartamento-studio che nessuno vuole acquistare, un antro ancora abitato da Psiche, dai vapori invisibili delle vite storte che per decenni ha lenito, raddrizzato. Così il figlio decide di farne casa propria, di trasferirsi nella sua atmosfera inquieta e feconda, e così facendo prova a sciogliere (o ad approfondire?) l'enigma del padre.
Muovendosi nel suo sempre mutevole territorio, fra autobiografia, riflessione sul senso dei rapporti e dell'esistenza, storia culturale del Novecento (ne La casa del mago - accanto a straordinari personaggi contemporanei, tra cui spicca Paradisa, una prostituta peruviana - figurano Carl Gustav Jung, Natalia Ginzburg, Giorgio Manganelli, Ernst Bernhard...), Emanuele Trevi ci offre il suo romanzo più personale, più commovente, più ironico (e perfino umoristico): una discesa negli inferi e nella psicosi, una scala che avvicina i vivi e i morti, i savi e i pazzi. Perché ogni vita nasconde una luce, se la si sa stanare; e i gesti e le parole più semplici rimandano alla trama più sottile dell'essere, se li si ascoltare, se si sa lasciarli accadere.

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