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Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)

Creato il 26 giugno 2012 da Giobblin @MrGiobblin
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
State attenti, qua si rischia di fare confusione. Tutto ebbe inizio nel 1951 con La Cosa da un Altro Mondo, diretto da Christian Nyby e tratto da un racconto di John W. Campbell, Who Goes There? Ormai considerato un classico della fantascienza, La Cosa da un Altro Mondo scarta la formula "dischi volanti vs terrestri" preferendo un approccio più inquietante: una squadra della USA Air Force si ritrova bloccata in una base artica, mentre una mostruosa creatura umanoide si aggira per i paraggi. La creatura è una sorta di "vegetale vampiro" che si nutre del sangue degli umani.
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
Nel 1982 il mitologico John Carpenter dirige il remake: The Thing, La Cosa. Trama simile, risultato finale estremamente diverso: i protagonisti sono scienziati, e il mostro diventa un orrore lovecraftiano in grado di assimilare e imitare qualunque essere vivente. Pesantemente mazzuolato al box office (nello stesso anno usciva E.T L'Extraterrestre, una fiaba fantascientifica con alieni molto più bendisposti nel confronto degli umani) La Cosa si è in seguito confermato come uno dei vertici della fantascienza. Non solo degli anni '80, ma in assoluto. Un film pervaso da una paranoia quasi tangibile, nichilista, angosciante, con un Kurt Russell in stato di grazia ed effetti speciali curati da Rob Bottin. Metafora perfetta del clima degli Eighties, pieni di paura per un nemico che poteva nascondersi ovunque e colpire in ogni momento. Ah, la Guerra Fredda...
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
Un primo, vero tentativo per riportare in vita il "franchise" è stato The Thing (aridaje), videogioco survival horror sviluppato da Computer Artworks per PC, PS2 e Xbox nel lontano 2002. The Thing è a tutti gli effetti il sequel del film di Carpenter, in cui un gruppo di soldati delle Forze Speciali USA indaga sugli avvenimenti della pellicola. Seppur non esente da difetti, The Thing introduce efficacemente il meccanismo della paranoia in un contesto videoludico costringendo il giocatore a mantenere saldi i nervi della squadra... e a stanare l'alieno, che potrebbe essere chiunque. Ciliegina sulla torta, un cameo di Kurt Russell e un combattimento finale contro un boss mastodontico.
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
Ma torniamo a noi. The Thing, La Cosa è anche il titolo del prequel. Ammazza che fantasia. Vi siete mai chiesti cosa fosse successo alla squadra norvegese i cui miseri resti vennero recuperati dai protagonisti del film carpenteriano? Non ci avete dormito la notte? (Spoiler: la Cosa li aveva uccisi tutti.) Se la risposta è si, allora il film dell'olandese Matthijs van Heijningen Jr. fa per voi! Quello che non sapevate è che non c'erano solo norvegesi in quella base. Sai che fastidio per gli ammeregani dover sentire parlare straniero per tutto un film e leggere in continuazione i sottotitoli? Ecco perchè quasi tutti (quasi, e ricordatevelo perchè sarà importante- o tristissimo, dipende dai punti di vista)  parlano fluentemente inglese, e la protagonista è una statunitense doc: l'ottima Mary Elizabeth Winstead, già vista in Scott Pilgrim VS The World, qui nei panni di una paleontologa/scream queen.
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
Mettiamo subito le cose in chiaro: questo film, come prequel/reboot non è da scartare a priori. Moltissimi altri film horror sono stati rilanciati con pellicole scadenti tra il 2000 e il 2010: La Cosa mostra invece molto più amore per il film originale. Amore che si traduce nella stessa identica trama. Scienziati scoprono alieno congelato, alieno si riattiva, alieno inizia ad uccidere e assimilare scienziati, paranoia diffusa, muore un sacco di gente, il protagonista si arma di lanciafiamme. Ecco perchè ritengo i prequel tristissimi e inutili nel 90 % dei casi: non avevo bisogno di un altro film per sapere come erano andate le cose. Nessuno me lo doveva spiegare. Andava benissimo così.
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
Non ce l'ho a priori con prequel e remake- diamine, La Cosa di Carpenter è un remake! Ben venga una nuova interpretazione di un film- purchè aggiunga qualcosa di nuovo e interessante. La Cosa del 2011 non soddisfa questo semplice requisito. A lasciare il segno è soprattutto l'alieno, qui realizzato in CGI e non con effetti speciali tradizionali. Niente a che vedere con i risultati sublimi delle creazioni di Bottin (la testa con le gambette? La scena col defibrillatore? I cagnacci?) ma il restyling della Cosa ha dato buoni frutti. Se con buoni frutti intendiamo "estratti dal subconscio di Hyeronymus Bosch."
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Quindi la Cosa resta spaventosa, anche se la motion capture e gli effetti speciali tradizionali hanno tutta un'altra presenza scenica. Aiuta anche qualche altra simpatica variazione sul tema, come il nuovo test per identificare chi è un alieno e chi no. Nell'originale utilizzavano campioni di sangue e fuoco, qui vengono esaminati i denti (la creatura non può replicare le otturazioni). Il resto? Dimenticabile. La Cosa è un film superfluo: omaggia l'originale, ma non lo espande in maniera significativa, e tolto il contesto "simil-carpenteriano" resta un horror dozzinale, con tanto di scene "BUH!" per far saltare gli spettatori sulla sedia. Da ricordare il personaggio della Winstead, una timida paleontologa costretta suo malgrado a combattere per la sopravvivenza. Non si trasforma magicamente in una superdonna alla Ripley, ma dà comunque vita ad un personaggio solido che mantiene il sangue freddo nonostante l'ottusità di alcuni compagni e il pericolo mortale sempre in agguato. 
Recensione: La Cosa (Non quella, l'altra Cosa)
Visti gli incassi non proprio esaltanti possiamo considerare morto ogni desiderio di continuare il franchise. E dubito incasserà molto nel Belpaese, dato che siamo (come al solito) in ritardo rispetto al resto del mondo: ben sette mesi, mica male. Da vedere se non avete proprio niente di meglio da fare, altrimenti tenetevi stretto il capolavoro carpenteriano dell'82. E si fottano le nuove generazioni.


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