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Recensione: La grande bellezza

Creato il 31 maggio 2013 da Mattiabertaina

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Genere: Drammatico

Regia: Paolo Sorrentino

Cast: Toni Servillo, Carlo Verdone, Isabella Ferrari, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Roberto Herlitzka.

Durata: 142 minuti

Distribuzione: Medusa Film

La nuova pellicola di Paolo Sorrentino si presenta a Cannes con ambizione a traguardi importanti, con Toni Servillo nuovamente tra i papabili per il premio alla miglior interpretazione maschile. Speranze deluse. Il regista, dopo lavori decisamente interessanti (Le conseguenze dell’amore, Il Divo) punta tutto su un film che possa essere un grande Film, che possa risollevare le sorti di un cinema italiano che è al momento in un limbo, in una zona d’ombra che offre ormai molto sporadicamente lavori che possano passare alla storia.
Toni Servillo è Jep Gambardella, cronista mondano, o meglio, il Re dei cronisti mondani che, giunto all’età di 65 anni continua a barcamenarsi tra una festa e l’altra della movida romana. Si muove tra personaggi di più che dubbia moralità, arrampicatori sociali, donne-merce, droga e sesso disinibito. Tutto gli scorre addosso come acqua sull’olio. Carlo Verdone è un aspirante sceneggiatore, eterno sconfitto ed incorreggibile sognatore che frequenta la donna sbagliata e non ha un minimo di gratificazione per quello che scrive. Sabrina Ferilli è una spogliarellista 42enne che non vuole smettere con la professione e che, in una tiepida serata romana, incontra Jep. Il rapporto tra i due è autentico e dà vita ad una trasformazione sotterranea nello scafato cronista.
Sorrentino porta sullo schermo un contemporaneo fatto di vacuità, di meschinità, di mancanza di valori autentici. Le feste romane sono un’insegna all’importanza (ed all’inutilità) dell’apparire ad ogni costo, a volersi millantare Qualcuno. Alla fine non resta che disperazione e solitudine, e a volte, la morte. La grande bellezza di Roma appare spesso con inquadrature lunghe, è una Roma decadente, logora ma da un fascino immortale. Dura è la condanna del regista al mondo di oggi, ma spesso lo fa eccedendo in auto-gratificazione e apparendo a tratti paternalistico. Dopo una prima parte sicuramente riuscita, Sorrentino si abbandona alla tentazione di volerci proporre macchiette e luoghi comuni (sarà memorabile il personaggio di Herlitzka, che da Cardinale è più attento ai problemi culinari che alle questioni spirituali o la figura di suor Maria che sembra volerci propinare sotto mentite spoglie un messaggio di logora saggezza) lasciando alla seduzione della Città Eterna di fare il resto. Non è sufficiente. Nonostante i toni trionfali delle testate de no’antri sul fatto che la kermesse fosse stata stregata dal buon Paolo, il prodotto non è di certo di quelli memorabili, anche se va riconosciuta la buona fattura (e ci mancherebbe altro non lo fosse) e la costruzione di dialoghi infatuanti da parte del buon Jep, con un Toni Servillo che conferma (ma non ce n’era bisogno) il suo grande talento.

Voto: 3 su 5



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