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Recensione "La leggenda del cacciatore di vampiri" (libro e film)

Creato il 29 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "La leggenda del cacciatore di vampiri" (libro e film)

Pubblicato da Andrea Marzella Cari lettori, 
secondo voi gli scrittori a volte non sono un po’ immorali? Sto parlando dell’idea di attingere a piene mani dalle biografie di personaggi famosi per creare storie e proporre ricostruzioni alternative. Ma alternative a cosa? Veramente si sentiva il bisogno di un mistery con al centro un diario perduto di Virginia Woolf? Se Virginia Woolf avesse saputo che un giorno qualcuno — sto parlando di Stephanie Barron — avrebbe romanzato la sua dipartita, sarebbe morta dal ridere prima ancora di fare quel bagno fuori stagione. Bisogna però essere realisti: un’idea è comunque un’idea, avercene di questi tempi! E visto che qualcuno si è scomodato per riesumare la salma, tanto vale darci un’occhiata — perché anche noi lettori siamo un po’ immorali, diciamolo. Il becchino letterario della situazione si chiama Seth Grahame-Smith, già responsabile di Orgoglio, pregiudizio e zombie — non nuovo a questo tipo di operazione, insomma — e ora sceneggiatore del film La leggenda del cacciatore di vampiri e autore del romanzo da cui è tratto.
Titolo: La leggenda del cacciatore di vampiri
Titolo originale: Abraham Lincoln: vampire hunter
Regia: Timur Bekmambetov
Sceneggiatura: Seth Grahame-Smith
Distribuzione: 20th Century Fox
Genere: Horror
Durata: 105 minuti
Data di uscita: 20 luglio 2012
Cast: Benjamin Walker, Dominic Cooper, Anthony Mackie, Mary Elizabeth Winstead, Rufus Sewell.
Titolo: La leggenda del cacciatore di vampiri Il diario segreto del presidente
Autore: Seth Grahame-Smith
Casa editrice: Editrice Nord
Collana: Narrativa Nord
Traduzione: F. Graziosi
Anno: 2012
Prezzo: 14,60€

RECENSIONE  Se nel passaggio dal romanzo al film la trama è stata molto sfoltita, la struttura di base è rimasta invariata: dietro alla scalata verso la presidenza degli Stati Uniti, dietro alla decisione di portare il paese alla guerra civile, dietro alla battaglia contro la schiavitù, Abramo Lincoln aveva motivazioni che erano radicate in una parte della sua vita che non è mai 


stata resa pubblica. Adesso, i più maliziosi — come me — potrebbero andare col pensiero alle speculazioni sull’omosessualità del presidente americano. Purtroppo per noi, la soluzione del mistero è ancora più banale: Lincoln ha combattuto per tutta la vita una lotta contro i vampiri d’America. Spettatore, da bambino, della morte dell’amata mamma per mano di un vampiro; con l’adolescenza Lincoln (interpretato nel film da Benjamin Walker) comincia una caccia ai vampiri all’insegna della vendetta. Furioso e impreparato, Lincoln rischia la vita già al primo scontro ma viene salvato da Henry Sturgess (Dominic Cooper), un vampiro redento che diventa non solo alleato di Lincoln, ma anche il suo maestro. Henry illustra le tecniche di combattimento più efficaci e, anno dopo anno, fornisce ad Abramo i nomi dei vampiri da eliminare. Lincoln conduce, in parallelo, una battaglia politica per abolire la schiavitù: grazie al commercio degli schiavi, gli Stati Uniti sono infatti un enorme buffet per vampiri che si sono stabiliti in massa negli stati meridionali del paese. Dopo decenni di combattimenti cruenti; sacrifici personali e comizi pubblici, Abramo Lincoln viene eletto presidente degli Stati Uniti d’America e, di fronte alla violenta opposizione da parte dei sudisti all’abolizione della schiavitù, conduce il paese verso la guerra di secessione in cui, in realtà, si combatterà la battaglia decisiva tra umani e vampiri.
L’intero progetto ha, però, un problema di equilibrio. Dunque, il libro ha la rigida impostazione del reperto storico: è il diario apocrifo del presidente Lincoln. Questo permette di seguire giorno dopo giorno gli eventi che portano il piccolo Abramo alla carica più alta degli Stati Uniti d’America. Il diario diventa il documento ufficiale da cui redigere una biografia ricca di aneddoti, di reminiscenze e di dettagli, pertanto è noioso. Non fraintendetemi, se vi piacciono le biografie e i saggi storici vi divertirete come pazzi a studiare la doppia filigrana con cui la finzione è sovrapposta alla realtà dei fatti, ma essenzialmente l’Abramo Lincoln che affiora da questo diario ha il fascino di un impiegato del catasto con una passione nascosta per il tiro al piattello. Nel romanzo il gioco biografico ha preso il sopravvento su ogni aspetto narrativo e il risultato è una storia piuttosto lenta e priva di azione
Al contrario, il film è azione pura: l’elemento biografico è un pretesto su cui costruire una sequenza di scene spettacolari, in cui Abramo Lincoln fa tutto quello che deve fare un eroe dei film d’azione. Grazie a questa scelta, il film procede con un ritmo piuttosto sostenuto ma manca di quello spessore che il personaggio avrebbe meritato: ridurre Abramo Lincoln a una specie di Jean-Claude Van Damme col cappello a cilindro riduce anche l’interesse per la storia che, inutile dirlo, ruota attorno alla curiosità per un personaggio carismatico e fuori dal suo contesto. Il film è comunque spassoso; a livello visivo è eccezionale  nel ruolo di produttore figura un certo Tim Burton  ma è privo di sostanza. Quindi, per riassumere, Seth Grahame-Smith pare abbia affrontato la storia seguendo un principio fin troppo rigoroso, calibrato pedissequamente sul mezzo: per il libro, ha optato per un approccio pedante, prolisso, serioso, insomma libresco; per il film, ha scelto invece un registro roboante, scenografico, frenetico. In entrambi i casi, una sana via di mezzo non avrebbe guastato per evitare che un personaggio tanto illustre come Abramo Lincoln fosse scomodato per un progetto molto curato ma, in definitiva, scialbo e ordinario.

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