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Recensione: La ragazza del treno, di Paula Hawkins

Creato il 04 luglio 2015 da Mik_94
La vita non è un paragrafo, e la morte non è una parentesi.
Recensione: La ragazza del treno, di Paula Hawkins Titolo: La ragazza del treno Autrice: Paula Hawkins Editore: Piemme Numero di pagine: 306 Prezzo: € 19,90 Sinossi: La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua. Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos'ha visto davvero Rachel?                                           La recensione Recensione: La ragazza del treno, di Paula Hawkins Fino a due anni fa, non avevo mai preso i mezzi pubblici – se non in gita, lontano da casa. Camminare mi piace e, con le cuffie nelle orecchie, potrei fare chilometri senza stancarmi; ho la fortuna di vivere in una realtà ristretta e il mio condominio, costruito chissà quante generazioni fa in una zona strategica della città, è un po' vicino a tutto – le poste, il centro commerciale, il liceo e, a un chilometro scarso, c'è anche il mare. Alle superiori, sono andato per cinque anni a piedi. Sulle mie gambe. Misurando il tragitto col numero delle canzoni che ascoltavo strada facendo. Ho scoperto quanti ritardi si concede Trenitalia e quanto poco la gente tenga alla propria igiene personale nei miei primi mesi da matricola. Sono distante un centinaio di chilometri dal mio passato di studente liceale – non quanti vorrei, purtroppo – e quando i contratti d'affitto scadono, in questo periodo, mi arrangio e faccio il pendolare. Un'ora in treno – con il regionale, che costa di meno e fa tappa presso paesini fantasma sull'Adriatico – e venti minuti, mezz'ora, in circolare. L'eccezione è l'estate, che mette a dura prova chi fa questi sali e scendi; altrimenti, da universitario, mi sono accorto che viaggiare mi piace pure. Leggo un sacco, porto a zonzo la mente e, quando l'mp3 esaurisce le sue energie, tengo imperterrito le cuffie – così nessuno mi disturba – e mi soffermo sulle chiacchiere dei passeggeri, sulle loro storie di cui mi parlano le occhiaie della mattina presto e le telefonate a voce alta. Guardo anche dal finestrino, c'è scritto non sporgersi, e fuori il mondo va veloce, oppure resta fermo? Il ragazzo del treno non poteva lasciarsi sfuggire, per ovvi motivi, dunque, La ragazza del treno. Pubblicizzatissimo e così richiesto che, quando mi è arrivato, omaggio della premurosa casa editrice, non ci credevo: avevo tra le mani quello che annunciavano come il giallo dell'anno, e io che ero convinto lo avrei comprato su Libraccio, chissà quando, aspettando il cinquanta per cento. Curiosità alle stelle. Sarà che in mesi in cui tutti vanno in ferie, anche gli uffici stampa, un simile dispendio di energia per il lancio di un nuovo titolo non lo avevo mai visto. E, sul retro di copertina, a presentare l'esordiente Paula Hawkins c'erano due padrini illustri: S.J Watson – reduce dal successone di Non ti addormentare – e soprattutto Stephen King – che giurava che la Hawkins, con la sua storia imprevedibile, gli avesse rubato ore di sonno.  Recensione: La ragazza del treno, di Paula Hawkins L'intreccio, complicato, affascinante, seguiva tre campane, tre vie, tre voci di donna. Parlava, a me curioso, dei rischi della curiosità: come dicono i proverbi, è quella a uccidere il gatto. Ucciderà anche Rachel, reduce da un divorzio burrascoso con il fedifrago Tom, che nell'arco di un paio d'anni ha perso casa, forma fisica, lavoro? Pigra e apatica, infatti, vive paradossalmente di corsa: ogni giorno raggiunge Londra e, sbirciando la pace della periferia dal solito treno, con una bottiglia di vino in borsa, a un punto del tragitto deve confrontarsi con puntualità con tutto ciò che ha perso. Non può fare a meno di soffermarsi sulla sua vecchia villetta confinante con la ferrovia – occupata adesso dalla bella Anna, che da amante occasionale è stata promossa a compagna di Tom – e su un immobile vicino, abitato da una giovane coppia che – immagina, sbagliando – vive una favola moderna. Non sa che quella donna si chiama Megan e che non è così felice, e così fedele, come pensa: i telegiornali annunciano la sua scomparsa e Rachel, alcolista mai vigile, potrebbe essere stata testimone di un gesto, un bacio rubato, capace di scagionare il misterioso Scott, accusato della scomparsa della consorte.  Recensione: La ragazza del treno, di Paula Hawkins La polizia le crederà, nonostante l'insana gelosia che mostra, le bugie avventate e le amnesie dell'acol? Trama accattivante, capitoli belli e snelli, un triplice sguardo su un comune mistero. Eppure La ragazza del treno è tutto una lunga, monotona nota dolente. Trecento pagine quando potevano essere la metà – ma poi come fare pagare il libro venti euro, che già così sono spropositati? -, esiti prevedibili e uno stile anonimo. La Hawkins non è una maestra di eleganza e la scelta coraggiosa di adottare tre voci narranti, per lei che non è una cima, porta il romanzo a deragliare. Fastidiose all'inverosimile, le tre donne hanno lo stesso timbro scostante e – nevrotiche perché vittime del diffuso mal d'amore – fanno apparire ogni uomo traditore e inutile la tripartizione del romanzo: storie diverse raccontate palesemente da una persona sola. E ripensandoci, man mano che i difetti diventano lapalissiani, neanche la trama si rivela tutta questa novità: scomodiamo Hitchcock, con La finestra sul cortile, ma anche il modesto Derailed, con un'attrazione fatale tra Clive Owen e la Aniston scoppiata come un proiettile proprio in una selva di pendolari. Gonfiato da caso editoriale e travestito in maniera convincente, La ragazza del treno – sotto altre forme, sotto altre maschere – si classifica come l'ennesimo aspirante epigono di L'amore bugiardo. Ma tra la Flynn e la Hawkins – nonostante la solidarietà femminile – c'è lo stesso baratro che passa tra l'ultimo Fincher e i gialli di Rai Due. In quanto a te, mio caro Stephen King, quella volta non sarai riuscito a dormire perché l'età si fa sentire, nel cuore della notte ti scappa a più non posso e Tabitha, cuoca provetta, avrà cucinato la peperonata. Confidavo nel finale ma, incapace di cattiveria, anche quello si rivela lampante come il resto: i personaggi sono così pochi che anch'io, più abile col greco che con la matematica, ho fatto due più due. In realtà, nei miei primi anni di lettore non ho letto che thriller – tascabili in economica, sempre targati Piemme – e se appartengono a un genere che di rado ospito sul blog è perché mi sono bastati; letti tanti, letti tutti. Si aspetta, perciò, la rivelazione folgorante. Quest'anno – dopo La verità e altre bugie, che comunque resta scritto meglio, e non è cosa da poco – La ragazza del treno è il secondo romanzo che le fascette presentano come il giallo del 2015. Se così stanno le cose, tocca adeguarsi. Un'estate attaccati al condizionatore, se i brividi di freddo sono i soli concessi. Fino a quando, almeno, il controllore – o un grande editore – non ci timbrerà l'abbonamento alle patacche, sponsorizzando l'ennesima promessa mancata. Meta: delusione. Meglio scendere prima del capolinea? Il mio voto: ★★ Il mio consiglio musicale: Kelly Sweet – In The Air Tonight (Phil Collins)

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