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Recensione: La signora Dalloway

Creato il 30 giugno 2015 da Chaneltp @CryCalva
Buongiorno carissimi lettori! Oggi voglio parlarvi dell'ultimo libro di Virginia Woolf che ho letto. Avevo qualche dubbio se farlo o meno perché non mi sento in grado (parlando di competenze e conoscenze specifiche e approfondite sull'autrice). Ma il mio amore per lei è sconfinato quindi proverò semplicemente a esprimere alcune mie emozioni. Per qualsiasi approfondimento simbolico e tecnico, consiglio le prefazioni di Nadia Fusini, traduttrice e curatrice dei suoi romanzi. 
LA SIGNORA DALLOWAY Recensione: La signora Dalloway
Virginia Woolf| 177 pp. |  €7,00 (cartaceo) Un mercoledì di metà giugno del 1923 Clarissa Dalloway, moglie di un deputato conservatore alla Camera dei Lords, esce per comprare dei fiori per la festa che la sera riunirà nella sua casa una variopinta galleria di personaggi. Tra gli altri: Peter Walsh, l'amante respinto, appena tornato dall'India, e l'amica tanto amata, più di ogni uomo, Sally Seton. Per le strade di Londra passeggia anche Septimus Warren Smith, il deuteragonista del romanzo. Nulla sembra legare i due, se non la città di Londra. Clarissa ha cinquant'anni, è ricca. Septimus ne ha appena trenta, è povero e traumatizzato dall'esperienza feroce e violenta della guerra, in cui ha perduto non solo l'amico Evans, ma ogni pace. Eppure i due, senza mai incontrarsi, semplicemente sfiorando gli stessi luoghi, comunicano. Con sapienza straordinaria Virginia Woolf, giunta con questo al suo quarto romanzo, tesse il filo sottile di corrispondenze, echi, emozioni che creano un'opera di grande intensità. Dove un uomo e una donna sconosciuti l'uno all'altra sono accomunati dallo stesso amore e terrore della vita, che li porterà, nell'accettazione (femminile) o nel rifiuto (maschile), ad affermarne comunque l'inestimabile valore.


Recensione: La signora Dalloway
Avrei molto da dire intorno alle Ore e alla mia scoperta: come io scavi bellissime caverne dietro i miei personaggi, questo mi sembra dia proprio ciò che voglio: umanità, profondità, umorismo. L’idea è che le caverne siano comunicanti e ognuna venga alla luce al momento giusto. (Virginia Woolf) Virginia Woolf tesse fili di corrispondenze, crea legami lontani, intreccia vite destinate a non conoscersi. Non rimane in superficie, ma scava, penetra, si insinua tra le caverne dell'animo umano, raccoglie quella luce e quell'oscurità tanto temute per portarle al di fuori, tra gli oggetti, tra la realtà quotidiana, si inabissa nel cuore dei personaggi, delle cose, delle azioni, mostra qualsiasi cosa ella trovi, non tace nulla, è un fiume in piena, un tumulto continuo,  un'inarrestabile giostra. Maestra nel flusso di coscienza, cammina tra i pensieri dei personaggi, a volte contrastanti, sorprendenti, singolari ma contemporaneamente universali: si ergono a emblemi, perdono le loro connotazioni e divengono simbolo di quel fulcro cui ogni animo umano protende ma che sembra inaccessibile. Virginia sembra invece aver colto quella verità e ce la mostra con sapienza e delicatezza attraverso un caleidoscopio che punta sui suoi personaggi e che, da qui, si espande circondando la realtà: come il sole appena sorto rischiara poco a poco i paesaggi circostanti, iniziando da una finestra, un albero, un tratto di cielo, così Virginia pian piano rischiara l'animo dei personaggi presentandoli nella loro compiutezza e eccellente globalità. 
"Se scrivo, è per raggiungere le cose centrali, le cose che contano sono la vita e la morte di fronte alle quali gli esseri umani sono così vulnerabili, così impotenti, infanti"
Recensione: La signora Dalloway
"Voglio rappresentare la vita e la morte, la sanità e la pazzia": questo è l'intento che Virginia si ripropone nei suoi diari nel momento in cui il romanzo inizia a crescere, svilupparsi, prendere forma. E Virginia riesce nell'intento attraverso la contrapposizione dei due protagonisti della storia che mai si incontrano se non toccando gli stessi luoghi di Londra: Clarissa Dalloway e Septimus Warren Smith, due modi diversi di ritrovare se stessi, di affrontare i fantasmi, di immaginare la vita. Tutto è epifania, ogni singolo oggetto o rumore può innescare una catena di ricordi e memorie: se Clarissa accoglie con gioia il passato per vivere il presente, Septimus invece ne fugge, è vittima degli orrori della guerra e lì vi rimane concatenato, senza speranza nè capacità di proiettarsi oltre il "qui ed ora". Così il movimento ondeggiante di una foglia in uno dei tanti parchi londinesi può ricordare a Clarissa la passione per la danza o le lunghe cavalcate a Bourton, e l'incontro mattutino con Hugh Withbread porta a bussare alla mente di Clarissa diversi ricordi riguardanti la sua giovinezza come quello della figura di Peter Walsh; invece gli episodi critici di Septimus si verificano in concomitanza allo scoppiettio di una marmitta, al volo di un aereo pubblicitario, al passo di marcia che sente sulle scale. Clarissa ama la vita, la esalta con le sue feste mondane, accoglie ogni aspetto del reale nel suo grembo di madre e creatrice; Septimus scorge i demoni del passato dovunque, ascolta le voci dei morti, resta prigioniero dei suoi stessi incubi, rifiuta la vita, trova un abbraccio, una pace, nella morte. E proprio alla fine della festa organizzata dalla signora Dalloway, Clarissa e Septimus entrano in contatto tra di loro, si sfiorano vita e morte e Clarissa si ripiega un attimo in se stessa: si spoglia del proprio io e si nasconde nella "propria stanza vuota, tutta sua" riconoscendo che soltanto una cosa ci è data.. il dono di esistere. 

"Che cos'è questo terrore? che cos'è questa estasi? penso tra di sè. Che cos'è che mi riempe di una tale straordinaria emozione? è Clarissa, disse. Perché , eccola, era lì."
Recensione: La signora Dalloway
Lo avete letto? Che ne pensate?

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