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Recensione: La verità sul caso Rudolf Abel di James B. Donovan

Creato il 28 novembre 2015 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Non scrivo una recensione da troppo tempo, ma ora ne ho accumulate due da scrivere. La prima è questa, La verità sul caso Rudolf Abel, per cui ringrazio la casa editrice Garzanti che me ne ha fornito una copia,e in particolare Marianna dell’ufficio stampa.

La verità sul caso Rudolf Abel

  • Titolo: La verità sul caso Rudolf Abel (Strangers on a Bridge, The Case of Colonel Abel)

  • Autore: James B. Donovan

  • Casa Editrice: Garzanti
  • Data pubblicazione: 1964
  • Prima edizione italiana: 5 Novembre 2015
  • Pagine: 377
  • Genere: Diario, Cronaca
  • Trama: La mattina del 10 febbraio 1962, James Donovan è in missione sulla Glienicker Brücke, il celebre ponte delle spie che collega Berlino Ovest con l’Est comunista. Al suo fianco c’è Rudolf Abel, la più misteriosa ed efficiente spia del XX secolo, per anni clandestinamente negli Stati Uniti a capo dello spionaggio russo. Dall’altra parte del ponte, i sovietici tengono in ostaggio Francis Powers, il pilota di un U-2 americano abbattuto mentre era in volo segreto sull’URSS: Donovan ha ricevuto dal presidente Kennedy l’incarico di riportarlo in patria a ogni costo. “La verità sul caso Rudolf Abel” ci catapulta nelle drammatiche giornate vissute per realizzare lo scambio di prigionieri, nelle lunghe e pericolose trattative diplomatiche, nei momenti concitati e avventurosi della guerra fredda tra due blocchi con le armi costantemente puntate…

Opinione personale:

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La verità sul caso Rudolf Abel mi ha colpita sin da subito, per la trama, che è poi anche quella della quarta di copertina: mi ha fatto immaginare sin da subito un’avvincente storia incentrata su vicende storiche recenti ma non troppo. Quelle della guerra fredda e del mondo diviso in due, lungo una linea non troppo immaginaria. Le mie aspettative sono state in parte confermate, e in parte no.
Preciso che si tratta di una storia vera, raccontata da James Donovan, attraverso una sorta di diario, tratto dai suoi appunti, giorno per giorno, sul finire degli anni ’50. Nel 1857 gli vine infatti affidato un caso, dall’Ordine: quello di difendere Rudolf Abel, accusato di spionaggio per conto dell’Unione Sovietica. Attraverso la sua voce, viene raccontata la preparazione al processo, lo studio di prove, membri della giuria, possibilità di salvezza. Poi il processo stesso, in tutte le sue parti. E infine, e solo infine lo scambio che avete letto nella trama.

Quello che viene presentato, insomma, è solo l’epilogo, il finale vero e proprio, quello che ogni lettore non vorrebbe mai sapere in anticipo. Sotto questo punto di vista mi è dispiaciuto: credevo di stare
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per leggere qualcosa che si incentrasse sullo scambio, che lo desse per scontato,e  invece poteva essere tutto da scoprire. D’altra parte però ho letto e scoperto cose interessantissime.

Parlo sicuramente del profilo storico, segnato dall’alternarsi di nomi di presidenti, leggi ed eventi; è stato molto molto interessante leggere la vita delle spie russe negli Stati Uniti, il modo in cui esse venivano percepite. Per fare qualche esempio, la missione che gli americani sentono di dover compiere contro il comunismo, trapela da ogni pagina, e così anche quell’antitesi con la moderna globalizzazione.  Poi è una bella fonte di empatia: un continuo calarsi nei panni dei personaggi (persone vere in realtà), in situazioni difficili, mi ha accompagnata nel corso dell’intera lettura.

Quando gli raccontai che Häyhänen tremava e si sforzava si tener ferme le mani, osservò: “È perché beve. E quando beve ha ancora più paura. Tutti i vigliacchi bevono per dimenticare la paura.”

Mi ha aperto una finestra, in un posto del mondo, in un periodo della storia, e mi ci ha catapultata al cento percento. All’inizio ho pensato che sarebbe stata una lettura dura per me, divoratrice di romanzi, ma invece non è stato così: partendo dal presupposto che non è esattamente il mio genere, lo stile dell’autore ha compensato. È dotato di grande ironia, ed è una persona che appare da subito degna di stima: è vero che l’attendibilità non è totale, dal momento che si tenta di giudicare qualcuno che parla di sé stesso, quindi pone sicura,ente l’accento sulle sue doti e meriti, ma d’altra parte gli eventi parlano per loro stessi, a loro volta, tratteggiando un avvocato, e ancor prima una persona, moralmente impeccabile, devota al proprio paese più di ogni altra

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cosa, ma allo stesso tempo dotata di una spiccata umanità.
Sul fronte opposto, letteralmente, Abel è impeccabile, impenetrabile, forse percepito nello stesso modo in cui lo percepisce la giuria, il giudice e l’intera America, in quel momento.
Io ve la consiglio, questa lettura, perché vi farà conoscere una storia interessante, così come i suoi attori. Vi insegnerà molto, non ne ho dubbi, e vi lascerà una bella sensazione di lieto fine, veramente autentico.

Nell’aula l’atmosfera era indubbiamente tesa. C’è sempre tensione in ogni processo. L’avvocato impara ad abituarvisi, a controllarla e anche a sfruttarla. Ma la tensione non è la stessa per tutti, e dipende dalle esperienze di ciascuno. C’è la tensione del tempo di guerra, la tensione di un’asta e la tensione di una sala del consiglio quando i dirigenti di una società, seduti intorno al tavolo, decidono la tattica migliore per stroncare un concorrente. Ma in quel momento vedevo chiaramente che la tensione del processo Abel sarebbe stata di un tipo tutto speciale.

Il mio voto:

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L’autore:
James B. Donovan: (New York, 1916-1970) è stato un avvocato e ufficiale della marina militare americana. Oltre a essere protagonista del «caso Abel» descritto nel libro Il caso Abel, ha collaborato al processo di Norimberga e ha assistito le famiglie dei prigionieri cubani sopravvissuti al tentativo di invasione dell’isola di Cuba alla Baia dei Porci.


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