Magazine Cultura
Cari lettori,
vi propongo oggi Miradar, il romanzo d'esordio di Ilaria Mavilla che ha vinto il premio Il mio esordio 2011, sezione narrativa. Il romanzo è stato pubblicato nella prestigiosa collana I Narratori di Feltrinelli Editore, che raccoglie le migliori opere della narrativa italiana. Miradar narra di cinque personaggi che si alternano con le loro vicende complesse, dettate da una vita difficile e, talvolta, dissoluta. Miradar è più di un locale da lap dance di periferia, è un luogo dove s'intrecciano i destini e le anime di persone che conducono una vita dissoluta. In effetti, il direttore letterario di Feltrinelli, Alberto Rollo, ha motivato la scelta di premiare e pubblicare il romanzo con queste parole: ci ha convinto lo scatto creativo che assembla nell'unità di tempo di una giornata personaggi e vicende di un mondo pasolinianamente percorso da una profonda 'disperata vitalità'; quasi che la stessa vita frenetica — che non lascia spazio a sufficienza per riflettere sulla propria condizione — sia l'unica strada percorribile affinché non si senta, del tutto, il dolore causato da una società che affligge con i vari ostacoli che man mano si alternano nella quotidianità. In effetti, l'autrice evidenza, in particolare, l'impossibilità della società stessa a rendere partecipi quelle persone che, generalmente, sono emarginate. Il romanzo d'esordio della Mavilla, perciò, contiene tali tematiche di cui vi parlo nella recensione che segue.
Un uomo perduto, pensò lei.
Una donna donna perduta.
Perdere è perdersi, è questa la vita?
Jean-Claude Izzo
Titolo: Miradar
Autore: Ilaria Mavilla
Editore: Feltrinelli Editore
Collana: I Narratori
Data di pubblicazione: 19/09/2012
Prezzo: 12,00 Euro
Pagine: 125 pp.
ISBN: 978-8807019159
Sinossi: L'insegna al neon del Miradar brilla fra sagome lontane di fabbriche abbandonate e stazioni di servizio. Un tempo ben frequentato, ora è uno squallido ristorante di giorno, un albergo a ore all'occorrenza, una discoteca di notte. Sul suo palco, ragazze seminude danzano sotto crocefissi illuminati. Ma ciò che è nascondiglio per alcuni è occasione per altri: un giorno vi arriva Margherita, giovane studentessa che vuole in tutti i modi affrancarsi dalla vita da operai dei genitori e dalle promesse di un fidanzato partito per l'America. E dentro al Miradar Margherita incrocia altri destini, altre anime: la rumena Barbara, che risparmia i centesimi per poter fuggire, un giorno, con il figlio Anghel. Marilù, l'ultima vera puttana domiciliata nel locale, che ama vestire i panni della moglie morta di Pepi, uno dei clienti più fedeli. Clarissa, bellissima e triste, che finalmente ha deciso di sognare. Sugar, il proprietario del Miradar, che insieme alla sorella Moira affoga nei debiti e passa le giornate a consultare siti di agenzie matrimoniali. Come in una ballata, questi personaggi mescolano rabbia, insofferenza, cinismo e passione. Tutti hanno bisogno di raccontarsi. E tutti lottano, a modo loro, per strapparsi alla logica di cui sembrano essere prigionieri. C'è chi ce la fa e chi soccombe. Recensione: Dietro la fatiscente insegna al neon del Miradar, un locale che nelle ore più tarde si trasforma in una discoteca dove le ragazze seminude danzano al ritmo di musica, c’è tutto un mondo alienato e insalubre di personalità che si disgregano e mortificano se stesse. Sono, queste, voci di donne e di uomini che rappresentano una società corrotta «dolente e dimenticata», caratterizzata dalle voci solitarie di persone disperate che cercano di uscire dal tunnel oscuro della perdizione. Miradar è il romanzo d’esordio di Ilaria Mavilla, una scrittrice che ha vinto il concorso Il mio esordio 2011. Il romanzo è stato pubblicato, successivamente, dalla Feltrinelli e ha le tipiche caratteristiche di un racconto corale, in cui si alternano le voci di cinque personaggi dalla psicologia complessa e variegata: Margherita, Marilù, Barbara, Sugar e Clarissa. Si tratta di quattro donne e di un uomo che hanno qualcosa da raccontare al lettore, che assisterà all’intrecciarsi di vite parallele. Sono persone alle prese con i problemi non solo quotidiani, bensì anche esistenziali. Ed è, forse, quest’ultimo l’elemento inscindibile e fulcro dell’intero romanzo. Infatti, proprio come l’esistenzialismo — che fa fede al valore specifico dell’esistenza individuale e al carattere precario dell’uomo — così i personaggi del libro della Mavilla vivono pienamente la condizione di «precarietà», talvolta con angoscia e tuttavia anche con la speranza di migliorarsi: alla ricerca disperata di una luce più intensa e più calda in cui ognuno di essi potrà, finalmente, esprimersi. Queste ultime sono, sostanzialmente, le motivazioni che hanno spinto la Scuola Holden a consegnare il premio alla Mavilla, la quale ha creato una storia che potrebbe prestarsi bene anche a una sua trasposizione cinematografica.L’esistenzialismo, si sa, è strettamente connesso alla riflessione individuale e, in particolare, alla solitudine — fisica e interiore— dell’io di fronte al mondo . L’uomo, dunque, si sente precario, inutile e portato al fallimento per il semplice fatto di avere poca — o totale— fiducia in sé. Allo stesso modo, i personaggi presentati dalla scrittrice si «accontentano» di vivere situazioni ben lungi dall’essere d’aiuto alla loro evoluzione: c’è incertezza e difficoltà nel vivere in modo dignitoso. Le ragazze seminude del Miradar — che tanto ricorda il Moulin Rouge parigino —sono portate alla mercificazione del proprio corpo. Sono donne che sperimentano la «strada del sesso» — anche quello più spinto e violento — che diventa, per alcune, una possibile fonte di sostentamento. Per altre, invece, la negazione e il dissenso della propria condizione di precarietà è intesa non solo in termini economici ma anche sociali. Tuttavia, Ilaria Mavilla ci propone queste tematiche — importanti e complesse —preferendo una prosa lineare e semplice, cadenzata dal ritmo con cui si alternano le voci narranti. Ogni personaggio, infatti, intende raccontarsi per dare libero sfogo ai propri pensieri e turbamenti interiori; quasi che il racconto stesso sia una possibile «soluzione» per redimersi. Sebbene il romanzo sia caratterizzato da tonalità emotive di forte e ricorrenteintensità, appare allo stesso tempo semplice e privo di concettualismi astrusi. Il tutto viene rappresentato con linearità e chiarezza per arrivare direttamente al lettore. Egli si sente coinvolto nella ciclicità degli eventi e partecipe di una storia che vuole rendere giustizia alle voci che abitualmente non si esprimono nella società stessa.Miradar è, quindi, un romanzo che propongo di leggere per l’intensità dei contenuti presenti e per il modo in cui vengono esposti. Lo consiglio, in modo particolare, alla fascia di lettori adulti che sapranno trarne spunti di riflessione.
(A cura di Maila Tritto)
L'AUTRICE: Ilaria Mavilla dopo la laurea in filosofia si è dedicata alla drammaturgia e alla danza, le sue due passioni, cercando di trasformarle in mestieri. Ha viaggiato facendo la ballerina e rubando storie qua e là. Si è perfezionata in sceneggiatura alla Rai e oggi tiene corsi di scrittura e di tip tap. Ha i piedi in Toscana e gli occhi sul Mediterraneo. Due passioni, due culture, due lingue che l'attraversano.
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