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Recensione ~ “Nonostante tutto ti amo ancora” di Samantha Towle

Creato il 18 marzo 2016 da Ceenderella @iltempodivivere

Da questo libro non mi aspettavo granché, ed è in effetti quello che ho ottenuto. Non è stata una lettura indimenticabile, insomma, e ora vi spiego perché.
Buona serata, amici <3"><3"><3


Nonostante tutto ti amo ancoraNonostante tutto ti amo ancora
di Samantha Towle


TITOLO ORIGINALE: Trouble
EDITORE: Newton Compton
TRADUTTRICE:
ANNO: 2016
PAGINE: 320


Mia Monroe sta scappando. Da una persona che le ha fatto del male. Da un passato che vuole tenere nascosto. Non ha più fiducia nel futuro.
Jordan Matthews ama le cose facili. Le donne facili. La vita facile. Poi incontra Mia. Lei è a pezzi e ha sulle spalle il peso più grande che una persona possa sostenere. Ma più Jordan conosce Mia, più si ritrova, per la prima volta nella sua vita, a volere con tutto se stesso qualcosa… qualcuno… lei. E allora la vita non è più così facile. Jordan è tutto ciò che Mia non dovrebbe volere. Un ragazzo poco raccomandabile, arrogante, con un passato da giocatore d’azzardo e un presente da cinico donnaiolo. Eppure Mia se ne innamora. E allora il passato da cui cercava di fuggire sembra raggiungerla…



· Recensione ·

È come respirare aria fresca per la prima volta.
Mi accorgo che non avevo mai iniziato davvero a respirare finché non l’ho incontrato.

Ci sono cose che mi fanno odiare in maniera immediata un romanzo, tipo l’amore a prima vista, così irreale e istantaneo da non risultare soddisfacente, ma soprattutto il piazzare nella narrazione dei problemi, che meritano d’esser trattati coi guanti, semplicemente per rendere più accattivante la storia, aggiungere quel tocco di rabbia e dolore che sia capace di smuovere gli affetti più velocemente e in profondo. In parecchie opere mi sembra si cerchi la lacrima facile, si tenda a rendere più tormentata una storia che altrimenti suonerebbe già vista e forse troppo normale (ma non sarebbe poi un cruccio, anzi). Tuttavia, non è propriamente questo il caso. Perché l’impressione qui non è che la lista infinita di problemi di Mia sia così lunga tanto per farci soffrire a priori, quanto piuttosto che si sia riempita a dismisura senza che l’autrice se ne accorgesse e non sappia bene prima come maneggiarla, e poi come uscirne e risolvere la faccenda. Ma andiamo per gradi, che altrimenti mi perdo pure io.
Mia è una studentessa di medicina (ad Harvard, che mica esistono altre università negli Stati Uniti, no?) vittima di violenza e abusi da parte del padre fin dall’infanzia che, alla morte di questi, finalmente potrebbe essere libera di decidere della sua vita, ma invece – e non è una cosa insolita da quel che ricordo d’aver studiato a scuola – finisce dritta dritta tra le braccia di un uomo fotocopia del genitore, che la scaraventa di nuovo nell’incubo dal quale pensava di essere uscita. Sembra non esserci soluzione, non saper reagire, finché un giorno di fronte all’ennesimaCattura violenza riesce a opporsi e a scappare in tutta fretta, destinazione Durango, in Colorado, dove si trovava sua madre stando ai documenti coi quali ha rinunciato alla potestà in favore del marito. Qui incontra Jordan – e l’assurdo entra in scena. Jordan è il classico cattivo ragazzo, sterminatore seriale di cuori, arrogante e misogino, allergico alle relazioni ma non appena vede Mia, il volto tumefatto e lividi che sbucano dai pochi centimetri di pelle non coperta, sente il bisogno, il dovere anzi, di difenderla e proteggerla. Un attimo dopo però di essersi eccitato e aver fantasticato a lungo su cosa e come le farebbe. E purtroppo la cosa avviene a ogni interazione tra i due e, siamo sfortunati, ci tocca leggere le scene anche dal punto di vista alquanto grezzo e disturbante di Jordan, che non disdegna mai di farci sapere come se la passa l’amico al piano inferiore, parlandoci – con lui, non con noi – e avendo sempre e solo un pensiero fisso. E mentre lui ce ne informa con toni entusiastici, il punto di vista di Mia è abbastanza deprimente e a mio parere non fa che confermare che talvolta è meglio togliere, piuttosto che aggiungere: zero fiducia in se stessa, autostima sotto i tacchi, un passato che la tormenta per via di un padre abusivo e una madre che l’ha abbandonata, un ex ragazzo alle calcagna con pessime intenzioni, un disturbo alimentare di cui nessuno sa niente. Non è un tantino troppo tutto assieme? A me è girata la testa all’accumularsi di problemi di questa ragazza. Anche se a fare da contraltare a questa marea di dolore c’è il nascere immediato e a pelle di un sentimento con cui non è proprio familiare e contro cui vorrebbe combattere a Troubleogni costo; un sentimento che riesce, lentamente ma sempre più con prepotenza, a farla uscire dal suo guscio, provare a far cose mai sperimentate prima e cercare infine la madre. Peccato che però poi si scelga la soluzione più banale, e più tormentata – che, è ovvio, non vi dirò.
Ed è come se tutto sapesse di già visto, già letto, già noioso abbastanza per funzionare di nuovo. Quel che davvero in fondo mi ha impedito di godere della lettura, a parte il linguaggio infantile e maschilista di Jordan che mi ha urtato i nervi, è la ripetitività di situazioni e personaggi, tutti diventati così tanto un cliché da essere sbiaditi e non lasciare niente a fine romanzo. Certo, mentirei se dicessi che non è un libro che scorre e che l’autrice non sappia minimamente scrivere, ma non ho sentito quel coinvolgimento che mi aspetto in un libro del genere, anzi, per tre quarti del tempo non ho fatto che controllare la percentuale di avanzamento sul Kobo. E probabilmente è successo perché non riesco mai a farmi coinvolgere del tutto quando certe tematiche diventano lo sfondo su cui basare una storia.

La sofferenza per il passato non svanisce mai, si trova semplicemente il modo per conviverci. E il futuro… tutte le promesse che riserva… è ciò che ti spinge ad andare avanti e a uscire dall’oscurità.

2/5
📚📚


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