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Recensione: Ragazze di campagna, di Edna O'Brien

Creato il 26 ottobre 2015 da Mik_94
Mi mancava Baba. Mi aiutava a restare coi piedi per terra. Mi impediva di rimuginare di continuo sulle cose.
Recensione: Ragazze di campagna, di Edna O'Brien Titolo: Ragazze di campagna Autrice: Edna O'Brien Editore: Elliot Numero di pagine: 256 Prezzo: € 13,50 Sinossi: La timida Caithleen sogna l'amore, mentre la sua amica Baba, sfrontata e disinibita, è ansiosa di vivere liberamente ogni esperienza che la vita può regalare a una giovane donna. Quando l'orizzonte del loro piccolo villaggio, nella cattolicissima campagna irlandese, si fa troppo angusto, decidono di lasciare il collegio di suore in cui vivono per scappare nella grande città, in cerca d'amore ed emozioni. Alla sua pubblicazione, avvenuta nel 1960, l'esordio narrativo di Edna O'Brien, fortemente autobiografico, suscitò reazioni di sdegno e condanna che andarono ben oltre le intenzioni di una sconosciuta autrice poco più che ventenne: il libro fu bruciato sul sagrato delle chiese e messo all'indice per aver raccontato, per la prima volta con sincerità e in maniera esplicita, il desiderio di una nuova generazione di donne che rivendicava il diritto di poter vivere la propria sessualità.                                                 La recensione Nella religiosa Irlanda dei primi anni sessanta, si racconta come l'esordio di Edna O'Brien – giovane e spregiudicata ragazza di paese, che rifletteva, in quel breve romanzo parzialmente autobiografico, sulle necessità, gli amori, i viaggi – avesse suscitato immenso clamore. La sua penna, eppure semplice e delicata, era stata come un bastone in un vespaio. Le sue riflessioni sulla famiglia, l'istruzione scolastica, il sesso – prerogative dell'adolescenza di ogni dove e di ogni epoca – avevano sollevato i ronzii dei benpensanti, le ire funeste dei cattolici. Ragazze di campagne, primo capitolo di una trilogia che segue, negli anni, la crescita di due migliori amiche che si amano e si odiano di vero cuore, era il romanzo di formazione da inserire nell'indice dei libri proibiti, da bruciare pubblicamente sui sagrati delle chiese. Coma appare, oggi, con le menti aperte e i giovani smaliziati, questo classico moderno da poco riscoperto e salvato dal pregiudizio di un pubblico tanto ipocrita quanto moralista?  Recensione: Ragazze di campagna, di Edna O'Brien Ragazze di campagna – a cui seguiranno La ragazza dagli occhi verdi e Ragazze nella felicità coniugale: già in lista, perché il finale sospeso lascia qualche dubbio e una visione opaca dell'insieme – mi ha ricordato il primo volume della saga di Elena Ferrante – da Dublino a Napoli, non cambia molto se si parla di amicizie al femminile e voglia di altrove – e quei film in bianco e nero, trasmessi nel tardo pomeriggio, che conservano ancora il loro fascino. Tornare a pubblicare la O'Brien, tornare a parlarne, è un po' come restituire loro il colore, in un magico lavoro di restauro: nel tentativo, quasi, di recuperare il tempo perduto. Poco attirato quando si parla di classici o aspiranti tali, confuso da chi lo adorava e da chi, al contrario, lo trovava una delusione, l'ho tenuto a mente, ma lasciato in forse. Quando, al solito mercatino, per due euro, ho portato a casa la nuova edizione Elliot il forse si è trasformato in sicurezza. Com'è il romanzo su cui ogni blogger ha detto la sua, usando i toni più disparati? Ragazze di campagna è la storia dell'adolescente che posa sulla copertina italiana: Caithleen ha i capelli rossi, le scarpe consumate, una valigia di cartone con pochi beni all'interno. Alle sue spalle, i campi e un casolare da abbandonare, dopo la morte della madre e i debiti di un padre alcolista, ma con la voglia di redimersi. Da qualche parte lì vicino, se fosse possibile una panoramica, vedremmo la villa dell'amica Baba; al contario suo, ricca, viziata e appariscente.  Recensione: Ragazze di campagna, di Edna O'Brien Con un papà a cui non dà il rispetto meritato, una mamma che sogna il cinema, un fratello spocchioso e una casa grandissima, piena di stanze e meraviglie, in cui la sfortunata Caithleen – però più intelligente e coscienziosa – è sempre la benvenuta. Finché non attira le attenzioni del Signor Gentleman, uomo attempato e facoltoso, e i suoi voti alti non le valgono una borsa di studio in città. L'amicizia tra Caithleen e Baba, allora, si fa simile a quella tra le nostre care Lila e Lenù: la fedeltà cieca e la competizione spietata. La O'Brien le seguirà dai quattordici ai diciotto anni, in questo titolo. La vita in periferia, l'arrivo in una scuola cattolica, la fuga a Dublino: senza un'istruzione ma con un sogno. Farcela. E, soprattutto, innamorarsi perdutamente, come succede al cinema. L'autrice, all'epoca della prima stesura loro coetanea, è attenta agli stati d'animo e agli sfondi; ai cuori in subbuglio e alle città straniere che cambiano, cambiandoci. Ma anche ai miracoli del trucco, alla vanità delle sue piccole donne, alla caccia spietata di uomini ricchi e depravati nei riguardi delle due protagoniste, materiali e sciocchine, che rischieranno di dimenticare – stordite dagli apertivi e dalle luci sfavillanti di Dublino – la retta via e i lati positivi di quella loro strana amicizia, mai del tutto disinteressata. Il bello, in Ragazze di campagna, è che tutto ciò che i più grandi affermano si rivela vero – presenti, e cito i commenti in copertina, la spontanea originalità, l'ironia, l'innovazione, lo scandaloso puzzle di desideri femminili – ma, a prima vista, non si direbbe; sapete? Il brutto, per molti e anche un po' per me, è quindi che, durante la lettura, se ne senta poco l'importanza. Pregi e difetti, vizi e virtù, di una scrittura che è lieve, disimpegnata, attuale: con l'acuto rischio, senza avere i seguiti a portata di mano, di risultare però senza peso. Il mio voto: ★★★ Il mio consiglio musicale: Tori Amos – Cornflake Girl

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