Magazine Tecnologia

Recensione Razer Diamondback 2015

Creato il 10 novembre 2015 da Lightman
    Recensione Razer Diamondback 2015

Razer Diamondback è la dimostrazione di come un design riuscito riesca a sopravvivere allo scorrere del tempo, con linee semplici che lo rendono adattabile a praticamente tutte le tipologie di utenti.

Recensione Razer Diamondback 2015 Recensione Razer Diamondback 2015

Alessio Ferraiuolo è cresciuto a pane, cinema e videogame. Scopre in giovane età la sua passione per la tecnologia, che lo porta a divorare tutto quello che il mercato ha da offrire, dall'hardware per PC agli smartphone, senza mai sentirsi sazio. Nel tempo libero adora suonare la chitarra, andare in palestra e guardare tonnellate di film e serie TV. Lo trovate su Google+.

Le periferiche da gaming sono sempre più numerose, per un mercato che continua a crescere. Poche di queste però possiedono una storia, anche perché il ricambio continuo dei modelli nel corso del tempo è stato elevato. Ci sono tuttavia prodotti che riescono a resistere al trascorrere del tempo, e tra questi non possiamo non citare il mouse Razer Diamondback, che vanta una storia decennale in questo segmento di mercato. La sua prima apparizione risale all'ormai lontano 2004, quando l'intero settore era solo agli inizi, almeno se confrontato con le alternative oggi disponibili, diventando il primo mouse da gioco ad integrare un sensore ottico, un'innovazione vera, come non se ne vedono da tempo. Da quel momento a oggi le cose sono molto cambiate, gli utenti sono diventati più esigenti e la concorrenza più agguerrita, per cui non sarà facile spiccare dalla massa. Per farlo, Razer ha scelto di rivedere molte delle specifiche presenti nel modello del 2007, data dell'ultima rivisitazione di questo fortunato modello. In effetti, le linee ricordano molto quanto visto in passato, anche se all'interno è tutto molto diverso. Nella realizzazione del Diamondback 2015 Razer ha quindi scelto la strada del rinnovamento, sempre però nel rispetto del passato, come confermato anche da Min-Liang Tan, co-fondatore e CEO di Razer. " Abbiamo preso il progetto del Diamondback e l'abbiamo aggiornato con la migliore tecnologia oggi disponibile per dare vita a un mouse che delizierà gli appassionati di Razer". Le basi per la realizzazione di un ottimo mouse da gioco, versatile e preciso, ci sono tutte, vediamo se le aspettative sono state mantenute.

Design e caratteristiche tecniche

Nell'analisi del nuovo Razer Diamondback bisogna partire dal presupposto che si tratta di un prodotto molto particolare, che cerca di aggiornare le precedenti versioni senza però stravolgerle, soprattutto sul fronte del design. Le linee sono curve, molto sinuose, e riprendono in pieno quanto visto in precedenza. La struttura è simmetrica, con i tasti laterali posizionati in modo speculare, rendendo il prodotto adatto anche ai mancini. Ovviamente, troviamo degli aggiornamenti rispetto al passato: i tasti principali riprendono le forme viste negli ultimi modelli della casa americana, mentre i bordi laterali, la parte posteriore e la rotellina sono stati aggiornati con l'inserimento dell' illuminazione Chroma, sempre molto precisa e personalizzabile, con una scelta che comprende 16.8 milioni di colori. A differenza di molti prodotti che troviamo oggi sul mercato, non sono presenti molti tasti, da questo punto di vista non c'è stato un grosso cambiamento rispetto al passato. Si tratta probabilmente della scelta migliore, in questo modo l'essenza del prodotto non è stata snaturata, mantenendo così la semplicità vista nei modelli precedenti. Oltre ai due tasti principali ne troviamo uno sotto alla rotellina del mouse e altri due sui bordi laterali, distribuiti in modo speculare. Purtroppo manca il selettore per i DPI sotto alla rotellina, ma a questo si può porre rimedio grazie alla mappatura software dei tasti.
Razer è sempre molto attenta ai materiali e questo Diamondback non è da meno: le plastiche sono satinate e di buon livello, mentre gli inserti in gomma laterali regalano un grip migliore, soprattutto per chi controlla il gli spostamenti del mouse con il pollice e il mignolo. La relativa semplicità dell'hardware ha permesso di contenere molto il peso, che arriva a 89 g (cavo escluso), e le dimensioni, soprattutto per quanto riguarda la larghezza, che arrivano a 125 mm (lunghezza) per 60 mm (larghezza) x 30 mm (altezza). A proposito del cavo, la qualità è alta e raggiunge i 2.1 m di lunghezza, mentre la superficie è rafforzata da una fibra intrecciata.
Per quanto riguarda le specifiche tecniche, il sensore da 1600 dpi del modello originale è ormai un lontano ricordo, sostituito dallo stesso sensore 5G utilizzato sul top di gamma Razer, il Mamba (di cui trovate una recensione a questo link), che riesce ad arrivare a ben 16.000 dpi. Tanti, tantissimi, forse anche troppi per essere sfruttati nella quotidianità, almeno dalla stragrande maggioranza degli utenti, visto che l'utilizzo dei 16.000 dpi risulta utile solo in presenza di configurazioni multi-monitor in 4K.

Recensione Razer Diamondback 2015

Software

Recensione Razer Diamondback 2015
Recensione Razer Diamondback 2015

Razer Synapse è il software che fa da base comune a tutte le periferiche della casa americana e questo Diamondback non fa eccezione. Tutti di dati vengono salvati sul cloud, così da averli sempre a disposizione, e in generale le possibilità offerte sono decisamente buone. L'illuminazione Chroma è pienamente configurabile, da quella che circonda i bordi del mouse a quella della rotellina, per finire con il logo dell'azienda. Gli effetti sono diversi ma alla fine l'unico utilizzabile ogni giorno rimane l'illuminazione fissa; a differenza dei prodotti wireless non ci sono problemi legati al risparmio energetico, per cui si può lasciare tranquillamente accesa. Anche le funzioni legate ai tasti sono completamente configurabili e possono essere legate al lancio di un determinato software/videogioco, in modo che sia Synapse a gestire in piena autonomia le azioni scelte per i pulsanti disponibili. La sezione "performance" permette di gestire appieno le prestazioni del mouse, scegliendo i dpi, l'accelerazione e il polling rate, e anche questi possono cambiare automaticamente in base ai profili salvati. Non bastasse questo, Razer offre la possibilità di calibrare il sensore del mouse in base alla superficie d'appoggio e di creare delle macro, mentre nella sezione dedicata alle statistiche si possono osservare i dati relativi all'utilizzo del prodotto, come il numero di click, la distanza percorsa o il numero di giri effettuati dalla rotellina. I dati sono tanti, anche se saranno pochi gli utenti interessati a tutta questa mole di informazioni.

Esperienza d'uso

Razer e gli altri produttori di mouse da gaming ci hanno abituato a prodotti sempre più particolari, dotati di design e di soluzioni tecniche sempre più personalizzate. Nel caso del Diamondback invece assistiamo a un ritorno alle origini, del resto si tratta di un prodotto nato più dieci anni fa. Nell'utilizzo quotidiano il design non sembra sentire il peso del tempo e il mouse risulta sempre preciso e reattivo, con un peso molto ben bilanciato. I tasti principali sono piuttosto sensibili e, in base alle abitudini, nelle prime ore di utilizzo bisogna prendere un attimino la mano: aspettatevi qualche click involontario, ma una volta entrati in confidenza non ci saranno problemi. Una delle caratteristiche migliori di questo mouse è certamente la versatilità, agevolata dal design adatto sia a destrorsi che ai mancini. Con una presa fingertip grip ci siamo trovati molto bene, dopo un naturale periodo di adattamento, dovuto principalmente alle linee convesse scelte da Razer per i bordi laterali del mouse. Una volta trovata la giusta posizione del pollice e del mignolo il controllo è risultato ottimale, ma anche gli utenti con altre tipologie di prese non avranno problemi.
Vista la sensibilità dei tasti principali il Razer Diamondback è forse più adatto a titoli che richiedono tempi di risposta rapidi, in questo senso, il sistema di regolazione della sensibilità visto sul Mamba avrebbe aumentato ancora di più il livello di personalizzazione del prodotto, ma il Mamba costa quasi 100€ in più, per cui non si può pretendere troppo. Ad ogni modo, da Battlefield 4 a Star Wars Battlefront, fino ad arrivare a strategici come Total War: Rome 2, il Diamondback si è rivelato un compagno di gioco affidabile, efficiente e molto preciso, in grado di rispondere in maniera fulminea alle sollecitazioni.

Registrati utilizzando un Account esistente


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog