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[Recensione] Romeo e Giulietta di William Shakespeare

Creato il 02 gennaio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Romeo e Giulietta di William ShakespeareTitolo: Romeo e Giulietta
Autore: William Shakespeare
Editore: Newton Compton editore
Prezzo: 6 €
Num. pagine:187
ISBN: 978-88-541-2075-4
Voto[Recensione] Romeo e Giulietta di William Shakespeare

Trama: Un’antica faida separa da sempre le famiglie di Verona dei Montecchi e Capuleti, che non fanno altro che combattersi a colpi di spada per le vie della città. In questo clima, Romeo dei Montecchi e Giulietta dei Capuleti, finiscono per innamorarsi. Sarà proprio il loro sentimento ad alimentare una delle più grandi tragedie mai scritte nella storia della letteratura. I ragazzi saranno sposati in segreto da frate Lorenzo, stretto confidente di Romeo, con l’intento di annunciare poi pubblicamente la loro unione. Qualcosa tuttavia va storto: Tebaldo, cugino di Giulietta e Mercuzio, parente di Romeo, attaccano briga tra loro. Nella lotta Romeo cerca disperatamente di separarli, ma così facendo ostacola solo Mercuzio, che viene ucciso. Il novello sposo,  accecato dall’ira, corroso dal rosso fuoco della vendetta, toglie di mezzo Tebaldo con lo stesso metodo e così facendo viene esiliato dal Principe a Mantova.
Intanto il padre di Giulietta la promette in sposa a Paride, un nobile pretendente della ragazza, e si rifiuta di sentire le proteste della figlia. Ella chiede disperata aiuto a frate Lorenzo, che le propone di bere una pozione che la terrà addormentata come fosse morta per due giorni, così da fingere il suo decesso finché suo marito non fosse arrivato per portarla a Mantova. Romeo intanto non riceve la lettera del frate, per cui una volta tornato, trova Giulietta priva di vita nella sua cripta. Disperato, egli si avvelena. Giulietta al suo risveglio trova il corpo inerte dell’amato; lo strazio della perdita la porta a pugnalarsi. Le famiglie insomma si rendono conto solo dopo una carneficina di giovani, che il loro odio è controproducente.

Recensione: Non me ne voglia a male la Meyer perché non ho comprato la versione consigliata da Bella ed Edward. Non sono tra quelli che ha disprezzato la saga di Twilight (è per quello che cercano ancora di darmi fuoco), ma umilmente mi permetto di sostenere che a Shakespeare non serva affatto questo tipo di raccomandazione (spero, visto che in Italia non si sa mai), anzi, che sia da ritenersi un oltraggio alla letteratura.
Ecco qui l’ennesima trovatona pubblicitaria, sulla quale volevo far luce, ma non mi dilungherò (povera Italia…), mi limito solo a definire quest’insolita composizione contemporanea col nome di “Quando pur di vendere s’ammazza l’arte”.

[Recensione] Romeo e Giulietta di William Shakespeare

E va beh, tutti sapevano che prima o poi qualcosa di tremendamente brutto sarebbe successo, ma non ci voglio più pensare, che mi vengono gli incubi la notte. Anche voi, bambini da casa, siete pregati di acquistare la versione della prima foto che ho pubblicato, al fine di non alimentare un simile scempio. Scusate ma è bene fare una campagna di sensibilizzazione. Andiamo oltre che è meglio…

Penso che tragedia peggiore non la si potesse inventare, nel senso buono dico. Muoiono davvero tutti i giovani possibili e inimmaginabili, lasciando in vita solo i genitori, che vecchi e stanchi, volevano solo vedere figli e nipoti sistemati, invece li buttano sottoterra uno per uno.
Per ricapitolare: in testa alla classifica c’è Mercuzio, primo ad abbandonarsi tra le braccia della morte, secondo ad assaggiare la falce è Tebaldo. Poi c’è anche Paride, il cui insulso cadere non l’ho nemmeno menzionato per quanto degno di rilevanza, e ultimi, non per importanza, i due amanti. Se ci si pensa bene, nemmeno Final Destination può competere con una simile strage; lì il cupo mietitore ci vuole un po’ a recuperarli tutti… qui li fa fuori come un orologio, con la precisione millimetrica del bifidus actiregularis. Non si lascia nemmeno uno spiraglio aperto per la speranza, la gioia. Tutto si estingue con la generazione andata e la speranza di aver almeno imparato qualcosa. Più crudele di questo, scusate il sarcasmo, si muore.
Essendo un’opera teatrale, da dimenticare nel modo più assoluto descrizioni di balconi eccetera eccetera, al massimo c’è un “esce di scena, rientra” o cose così, ma la poesia è resa lo stesso dalla magia di cui sono intrisi i dialoghi. In particolare, escluse promesse e sospiri dei due piccioncini, ho trovato esilaranti i farneticamenti di un Mercuzio strambo e sopra le righe. L’unico la cui morte, sempre tolti dal discorso i fidanzatini, mi è dispiaciuta. Con gli altri, più leggevo di zampilli di sangue più non vedevo l’ora che venissero decimati, il che non richiede nemmeno molto tempo, visto che crepano in modo fulmineo. Paride, Tebaldo e molti altri, sembrano più fare da contorno, mentre il caro strambo parente di Romeo, a modo suo sa conquistarsi la scena

MERCUZIO
Ho capito: da te c’è stata la regina Mab.
BENVOLIO
E chi è la regina Mab?
MERCUZIO
E’ la fata che fa sognare e non è più grande della figuretta del cammeo che sta sull’indice del consultore municipale. Viene sul naso di chi dorme, tirata da una muta di piccoli atomi; il suo cocchio ha i raggi delle ruote fatti con lunghe gambe di ragno, il mantice con ali di cavalletta, i finimenti con umidi raggi di luna; la sua frusta è un ossicino di grillo, lo sverzino di un filo d’erba; il suo cocchiere è una zanzara con un mantello grigio più piccolo della metà di un di quei bruchi tondi che si annidano nelle dita delle ragazze oziose; il cocchio, poi, è un guscio di nocciola lavorato dallo scoiattolo legnaiolo o dal vecchio tarlo i quali da tempo immemorabile sono i carrozzieri delle fate. E così, una notte dopo l’altra, la regina Mab galoppa attraverso i cervelli degli amanti e li fa sognare d’amore, sulle ginocchia dei cortigiani perché sognino di riverenze, sulle dita degli avvocati perché sognino di parcelle o sulle labbra delle dame perché sognino di baci……..

E questa è solo una povera parte dell’immenso monologo che si sviluppa fino a fine pagina, è sempre solito dilungarsi a dismisura e senza ritegno. Non è uno che passa inosservato e trova il modo di mandare spergiuri e maledizioni anche con un piede nella fossa, laddove altri personaggi escono di scena e basta. Ora, io non so neanche che tipo di stupefacenti girino al giorno d’oggi, ma Mercuzio è la perfetta dimostrazione, che la roba in voga nel 1600 era bella forte. Classico personaggio che tende sempre a farsi riconoscere, è addirittura più interessante dello stesso Romeo, classico cavaliere senza macchia e senza paura. A dire il vero anche lui rasenta picchi di spettacolarità indescrivibili: a quanto pare non ha alcun problema in combattimento ed infilza nemici con la semplicità che ci si mette a sbattere le palpebre, si direbbe quasi un Highlinder, se non cadesse per mano crudele dell’amore.
Giulietta, se pur giovane, ha già le idee molto chiare e non si tira indietro con il suo uomo nemmeno quando viene a sapere che proprio lui ha ucciso suo cugino. Da una così non ci si aspetterebbe tutto il coraggio e l’irruenza che tira fuori al momento più opportuno. Il suo modo d’esprimersi è carico, sentito, tanto diretto e spontaneo che a volte arriva a contraddirsi: fornisco un esempio di quanto dice riferendosi a Romeo, quando a freddo scopre di Tebaldo, e della mutevolezza del ragionamento dopo averci pensato meglio

O cuore serpente dietro il volto d’un fiore! Mai drago dimorò in una caverna così bella! Dolce tiranno! Demonio angelico! Corvo dalle penne di colomba! Agnello più vorace di un lupo! Spregevole sostanza dal divino aspetto! Preciso opposto di quello che sembra! Santo dannato, farabutto d’onore!…

Dovrei dir male di chi è mio sposo? Ah, mio povero signore, qual labbro sarà mai tenero pel tuo nome se io, che da tre ore sono tua moglie, l’ho già vilipeso?….

Da qui mi veniva quasi da ipotizzare, che nell’arco di tre minuti poteva aver preso una botta in testa. Salvo questo piccolo momento di defiance, è sempre fedele al suo pensiero, al suo principe azzurro, tanto che non rimugina troppo per accettare il finto veleno, anzi, accetta senza  esitazione.
Intanto due giovani così  fedeli l’uno con l’altro, dovrebbero essere d’ esempio per chi non sa prendersi cura dell’amore.
Riguardo alla trama, è tutto ben orchestrato per cui finisca nel peggiore dei modi, anzi, lo annunciano anche i personaggi stessi che un oscuro presagio è nell’aria. Però, una vicenda nera, di morte, in cui due bocche non possono più raggiungersi, due anime non si congiungeranno mai in vita pur essendosi corrose d’amore nei giorni, in cui il desiderio non si materializzerà mai, ha un gran vantaggio: quello di turbare, scuotere le coscienze. Sopravvivere al tempo. Se i due si fossero trovati, avessero comprato un monolocale a Mantova e lei fosse diventata una brava casalinga, a chi sarebbe importato?! A nessuno. Invece due corpi macerati nel sangue,di numerose giovani vite spente, da dà riflettere; non ci si dovrebbe dormire al pensiero di quanto una sola fonte d’odio abbia distrutto così tanta speranza. Dovrebbero tremare le gambe a tutti, seduti pigramente sulla loro seggiola, davanti a un computer, a sentire che effetto fa un amore che toglie il fiato, spezzato così per astio e per orgoglio.
Tuttavia, il decesso è un’illusione. L’amore vince e non può essere distrutto nemmeno dal più profondo male, perché Romeo e Giulietta, giovani eroi morti per il loro sogno, in realtà sopravvivono al tempo.  Nulla va distrutto davvero di ciò che resta nel cuore delle persone: Shakespeare, attraverso lo sgomento della morte, è riuscito ad arte, a creare degli esseri immortali.


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