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Recensione Splintered, detto anche Il mio splendido migliore amico, di A.G. Howard.

Creato il 05 marzo 2015 da Valentina Seminara @imatimehunter
Questo rientrerà nella classifica dei migliori libri dell'anno, me lo sento. Splintered (titolo originale) è il primo romanzo dell'omonima serie di A.G. Howard; si tratta di una trilogia prettamente young adult, di un fantasy che gioca col classico e lo rivoluziona, un remake di Alice nel Paese delle Meraviglie che stupisce e inquieta e che ho amato veramente fino a perdere la testa!
Recensione Splintered, detto anche Il mio splendido migliore amico, di A.G. Howard.Il mio splendido migliore amico
A.G. Howard
Newton Compton
384 pagine
26 Febbraio 2015
4,99€
Acquista qui: ebook
Trama: Alyssa Gardner ha il dono di poter sentire i sussurri dei fiori e dei bruchi. Peccato che per lo stesso dono sua madre è finita in un ospedale psichiatrico. Questa maledizione affligge la famiglia di Alyssa fin dai tempi della sua antenata Alice Liddell, colei che ha ispirato a Lewis Carroll il suo Alice nel Paese delle Meraviglie. Chissà, forse anche Alyssa è pazza, ma niente sembra ancora compromesso, almeno per ora. Quando la malattia mentale della madre peggiora improvvisamente, Alyssa scopre che quello che lei pensava fosse solo finzione è un’incredibile verità: il Paese delle Meraviglie esiste davvero, è molto più oscuro di come l’abbia dipinto Carroll e quasi tutti i personaggi sono in realtà perfidi e mostruosi. Per sopravvivere, Alyssa deve superare una serie di prove, tra cui asciugare il lago di lacrime di Alice, rimanere sveglia all’ora del tè soporifero, domare un feroce Serpente. Di chi potrà fidarsi? Di Jeb, il suo migliore amico, di cui è segretamente innamorata? Oppure dell’ambiguo e attraente Morpheus, la sua guida nel Paese delle Meraviglie?
«Chi è alla ricerca di brividi, conditi da un pizzico di storia d’amore, troverà pane per i suoi denti.»
«Una visione decisamente oscura delle fantasie di Alice, resa ancora più avvincente da una sfida romantica, uno sfondo psichedelico e un tot di violenza in più rispetto all’originale di Carroll.»

Questo libro è un insieme di oh mio dio! e ma che diamine...?! e e quello cos'era?!?
E di tante altre cose, a dire la verità, perché Splintered (mi rifiuto di chiamarlo col suo nome italiano) contiene innumerevoli, affascinanti assurdità che necessitano ciascuna di una propria definizione per essere capite.
Non a caso, il libro di debutto di A.G. Howard è un efficacissimo remake di Alice nel Paese delle Meraviglie; e la prima cosa che posso sottolineare con certezza è il come questo romanzo sia capace di mostrarsi perfettamente coerente e al contempo opposto alla storia originale di Lewis Carroll. Se quella di Alice sembra una fiaba eccentrica, Splintered non è da meno. Ma ciò che lo rende un romanzo tanto riuscito è la sua capacità di evocazione, di fedeltà e insieme rinnovo rispetto al suo avo, di personalizzazione totale in tutto ciò che conta, fuorché per la trama principale- rimane pur sempre Alice, no?
La protagonista è una sua versione moderna, inquieta, sfacciata e inarrestabile; tutto ciò che l'Alice dell'immaginario comune ha vissuto nella sua paradossale avventura, nella vita di Alyssa si ripresenta sotto forma di allucinazioni, discussioni con piante e insetti e una madre "pazza" che ha forse tentato di ucciderla, o forse no. Quella di Splintered è una Alice che ha ancora lunghi capelli biondi e occhi di un ghiaccio celestiale, e nel contempo del tutto modernizzata, con spessi strati di eye liner nero, una passione smodata per le rampe da skateboard del Sottomondo e una fissazione morbosa per un'arte vagamente inquietante. Ed è così che la storia si apre, insetti morti e infilzati che, sotto le mani di Alyssa, diventano un nuovo quadro, un disegno evanescente di luoghi altrettanto indefiniti; un modo di fare arte per cui insolito è un aggettivo inefficace, ma che come si affretta a spiegare la stessa Alyssa, le è indispensabile per non impazzire. Gli insetti le parlano, e così fanno le piante, ma ammettere di esserne consapevole vorrebbe dire accettare che la follia della madre, Alison, è reale. Peggio, che le due condividono quel destino che ha segnato un'interna generazione di donne Liddell, a partire dalla sua quadrisavola, apparentemente l'Alice che ha ispirato Carroll.
Il Paese delle Meraviglie prende piede nel mondo di Alyssa, s'insinua nella sua vita, la mette in pericolo e la confonde; inoltre, qualcuno, da quel mondo in cui forse anche lei è stata, più di una volta, sta tentando di raggiungerla. E nel percorso che la porterà dritta verso questa misteriosa guida, Alyssa si ritroverà a camminare mano nella mano con il suo migliore amico, Jeb, fino alla tana del coniglio.
Le cose, nel Paese della Meraviglie, sono sempre le stesse insegnateci dalla Disney, apparentemente, ma analizzate con occhiate più attente e dettagliate, che ne fanno emergere le inquietanti caratteristiche. L'ambientazione viene, insomma, ripresa e rivestita con l'interpretazione della sua maschera più inquietante e impossibile. Howard ha catturato sfumature di questo mondo capaci di enfatizzare l'incubo e insieme il sogno che questo luogo incredibile evoca.
Ci sono le fate, c'è la magia, c'è il Bruco e il Gatto, la Regina Rossa e la Regina Bianca, e in qualche modo il libro va oltre tutto questo e l'immagine classica che abbiamo di ciascuna cosa. E' tutto così bizzarro che anche quando Alyssa si mette a parlare con un poster sul muro non ci trovo nulla di strano!
Wonderland si espande, abbandona la sua veste più infantile e, andando avanti, ci si immerge sempre di più nell'atmosfera macabra e sensuale che tutti i personaggi, da quelli principali come Alyssa, Jeb e Morpheus, ad altri come Gossamer, la fatina di Morpheus, la Lepre e il Cappelliere, il Ghiro e il Corniglio, le Regina Avori e Granato e i suoi nastri per ricordare le cose, ma soprattutto le descrizioni intricate e meravigliosamente evocative, concorrono a dare al romanzo.
E' tutto pazzesco! La particolarità della storia sta proprio in questo gioco di fedeltà alla storia conosciuta da tutti e l'originalità dei cambiamenti; ogni cosa è graduale, dal crescendo della complessità del Paese delle Meraviglie, sinistro, fiabesco, strano ma non proprio eccentrico, apertamente incasinato e caleidoscopicamente pieno di nonsense, a quello della formazione del carattere dei personaggi agli occhi del lettore.
Ci vuole un certo talento per mantenere la follia del paesaggio senza cadere nel banale, così come la follia e l'alterata, stranissima sentimentalità dei personaggi; tutto concorre nel dare a questo romanzo caratteristiche uniche, contraddistinte da una grande fantasia, una forte inquietudine, uno stile suggestivo che accompagna la sensualità, la dolcezza e l'incoerente coerenza della storia in toto. Nonostante l'avventatezza delle azioni, l'inaspettato evolversi degli eventi, le rivelazioni improvvise, i tradimenti e le sconvolgenti confessioni -si, almeno uno o due a capitolo- il procedere del romanzo è graduale, la crescita dei personaggi stimolante di fronte a ciò con cui si ritrovano a fare i conti.
La bellezza sta proprio nello scoprire ogni cosa piano piano, dagli elementi della storia ai personaggi -che è il motivo per cui questa è più una recensione riassuntiva che dettagliata.
"Tu capisci la logica che si nasconde dietro l'assurdo, Alyssa. Per tua natura sei incline a trovare la pace nel mezzo alla follia ed è proprio questo che stiamo facendo ora: stiamo dando al nostra cibo la possibilità di combattere."
Ho adorato il personaggio di Alyssa. La sua personalità si evolve insieme al paesaggio che, di volta in volta, entra a far parte di lei. La lotta fra la sé mortale e la sé che appartiene al Paese delle Meraviglie diviene palese più di una volta, non solo in quello che si potrebbe considerare l'aspetto più scontato -quello del "triangolo amoroso"-, ma proprio nel suo modo di approcciarsi alle stranezze che la infastidiscono e la eccitano, che le ispirano stupore e malinconia, che la stimolano e le incutono timore. Alyssa è razionale, ma sa anche lasciarsi andare, e l'equilibrio fra queste due parti di sé è stato reso meravigliosamente dall'autrice, che non fa mai uscire Alyssa fuori dai binari, rendendola scontata e fastidiosa, ma interessante anche per il lettore.
Il triangolo amoroso è l'ultima cosa a cui dovete pensare. Non esiste. Eppure c'è. E' ambiguo il modo in cui Alyssa divide se stessa; pare che dia una parte più ampia all'uno che all'altro, e poi il contrario. Ma la complicità che si instaura con Morpheus è completamente diversa dal rapporto che, scopriamo, lei ha già con Jeb. La solidità delle relazioni costruite con i due sono agli antipodi e, per certi versi, si somigliano.
Entrambe sono romantiche, entrambe sono eccitanti, entrambe sono colme di odio e amore e incomprensioni, di tradimenti e pressioni, e la complessità che le caratterizza è il motivo per cui, pur avendo un mio personaggio preferito (indovinate un po'?), non sono ancora riuscita a decidermi sulla questione "partner". Con chi vorrei che Alyssa finisse alla fine? Ho un'idea, ma si parla di chi starà con lei, non di chi io vorrei che Alyssa stesse.
Sono tremendamente confusa! E indecisa, il che mi rende particolarmente nervosa sui sequel.
A mio parere, la parola serie avrebbe potuto anche non riguardare Splintered e questo libro sarebbe potuto nascere come stand alone, perfetto nei suoi inizio, centro e finale e nel modo in cui il cerchio si richiude. Ci sono ancora tantissime cose che spero di scoprire e dubbi che vorrei si chiarissero, ma Splintered, ai miei occhi, non ha un capello fuori posto.
L'inizio trilogia più promettente dell'anno, e per quanto mi riguarda mi andrò a cercare i sequel in lingua!  ★  ½ 
Se non lo avete ancora letto, fatelo. Se lo avete letto, vi prego, ditemi che non sono l'unica ad averlo totalmente adorato!

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