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Recensione Spring Breakers – Una vacanza da sballo

Creato il 09 marzo 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Dimenticatevi Disney Channel, High School Musical e I maghi di Waverly. Le divette dei teenager Vanessa Hudgens e Selena Gomez si spogliano – letteralmente – delle loro consuete vesti di ragazze acqua e sapone, dagli occhi dolci e i cuori teneri, e si mostrano in provocanti bikini colorati con tanto di passamontagna e pistole alla mano, disposte a tutto pur di partire per lo Spring Break, destinazione Florida. Lo fanno per Harmony Korine, uno dei registi e sceneggiatori americani più controversi ma anche più attenti a mettere in luce le problematiche del mondo giovanile, in uno dei film caso dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Innanzitutto, per approcciarci a Spring Breakers, un’importante e doverosa “istruzione per l’uso”: non fatevi ingannare dal sottotitolo italiano (Una vacanza da sballo), che lascia pensare a un prodotto in stile Notte da leoni, American Pie o via dicendo. Il film di Korine è ciò di più lontano dalla classica commedia giovanilista americana. E’ un film spregiudicato, sfrenato, scorretto, che pur presentando elementi ironici, sprigiona dalle sue immagini e dalla sua storia una rassegnazione e una disperazione crescenti, liberando così un discorso critico pesante e una fotografia non rassicurante dell’America contemporanea. Dietro i corpi nudi, la musica, le spiagge affollate, i fiumi di alcol delle note vacanze primaverili, Korine fa strisciare un forte senso di insoddisfazione, di tristezza, di confusione, di inadeguatezza. Lo Spring Break, nell’universo folle e psichedelico creato sullo schermo dal regista di Gummo, diventa il simbolo di un American Dream distrutto, demolito, ormai inesistente. Le quattro ragazze protagoniste (oltre alla Gomez e alla Hudgens, a chiudere il quartetto ci sono anche Ashley Benson e la moglie del regista Rachel Korine) vivono questo fallimento, cercano invano di dare un senso alla loro esistenza monotona e credono di averlo trovato nel divertimento effimero della droga e dell’alcol e nella particolare e ossessiva amicizia (amore?) con il rapper/gangster Alien, interpretato da un bizzarro James Franco, con tanto di tatuaggi e denti metallici. Korine per rendere questo stato confusionario dei suoi personaggi frammenta il racconto, reiterando situazioni, dialoghi, immagini, suggestioni e alternando continuamente i piani temporali. Il risultato è quasi un film pop art, che opta per uno stile visivo ipnotico e per una colonna sonora densissima. A tratti può sembrare un vuoto esercizio di stile, a tratti un potente e struggente film provocatorio. Ma d’altronde Spring Breakers è un film che o si ama o si odia, una di quelle opere che può tanto esaltare quanto deludere completamente. Da vedere, per decidere da che parte stare.

di Antonio Valerio Spera


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