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Recensione: Teorema Catherine di John Green

Creato il 07 marzo 2016 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Teorema Catherine

  • Titolo: Teorema Catherine (An Abundance of Katherines)

  • Autore: John Green

  • Casa Editrice: Rizzoli
  • Data pubblicazione: 21 Settembre 2006
  • Prima edizione italiana: 11 Giugno 2014
  • Pagine: 342
  • Genere: Young Adult
  • Trama: Da quando ha l’età per essere attratto da una ragazza, Colin, ex bambino prodigio, forse genio matematico forse no, fissato con gli anagrammi, è uscito con diciannove Catherine. E tutte l’hanno piantato. Così decide di inventare un teorema che preveda l’esito di qualunque relazione amorosa. E gli eviti, se possibile, di farsi spezzare il cuore un’altra volta. Tutto questo nel corso di un’estate gloriosa, passata con l’amico Hassan a scoprire posti nuovi, persone bizzarre di tutte le età, ragazze speciali che hanno il gran pregio di non chiamarsi Catherine.

Opinione personale:

Teorema Catherine
Ho ricevuto questo libro tramite Bookmooch qualche mese fa e finalmente ho deciso di leggerlo: è il secondo di John Green per me, dopo Colpa delle stelle, che ho scelto di non recensire. Mi aveva spezzato il cuore ma lasciata insoddisfatta perché avevo aspettative alle stelle. Comunque lo stile fenomenale di John Green mi mancava e quindi ho intensione di leggere tutti i suoi libri. 
La trama mi era apparsa subito divertente e originale, come il suo autore: Colin, ragazzo prodigio, dopo essere stato lasciato dalla diciannovesima Catherine della sua vita, e con il cuore spezzato, all’indomani del diploma decide di partire per un viaggio on the road con il suo amico nullafacente Hassan. Il viaggio in realtà si interrompe alla prima tappa, dove trovano lavoro e una sistemazione da Hollis e sua figlia Lindsey. Tra varie avventure quotidiane, Colin lavora al suo teorema: una legge universale che possa calcolare la durata di una relazione e chi sarà a lasciare chi, basandosi sulle sue sfortune precedenti.

“Figliolo, se c’è una cosa che so” e Colin pensò a come i vecchi vogliono sempre dirti l’unica cosa che sanno “è che a questo mondo ci sono persone a cui non puoi far altro che voler bene, voler bene e voler bene, sempre e comunque”

Lo stile è divertente, coinvolgente, ironico al punto giusto: John Green scrive scambi di battute da cinema e costruisce situazioni cariche di umorismo e allo stesso tempo spesso profonde e toccanti, non so come ci riesca! È ingegnoso e cosparge di ingegno anche le sue pagine.
E cosparge di ingegno anche Colin: appassionato di anagrammi, ne troverete a palate,

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attento osservatore, sveglio, auto-ironico, enciclopedia vivente. Non spicca, a dire la verità per la sua personalità, ma per quello che c’è dentro la sua testa: essere un prodigio influenza ogni singolo aspetto di lui, dal modo in cui si relaziona con gli altri al modo in cui si comporta con sé stesso. Vaglia la realtà attorno a lui, soprannomina i personaggi, costruisce tutto ciò che non c’è ma di cui ha bisogno, nella sua testa. Non mi sembra il caso di parlare degli altri personaggi, più che altro perché sono sagome se paragonate a Colin: nonostante il narratore fosse in terza persona, ho avuto l’impressione di sentire parlare lui per tutto il tempo. 

Unisco i puntini e viene fuori una storia. E i punti che non stanno bene nella storia magari scivolano via. Come quando trovi una costellazione. Guardi il cielo e non vedi tutte le stelle. Le stelle sembrano tutte lo stesso immenso cacchio di caos che sono. Ma tu vuoi vedere delle forme; vuoi vedere delle storie, così le isoli in cielo.

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Leggerlo è stato piacevole e divertente, soprattutto perché mi sono riconosciuta in una bella prospettiva di curiosità della scoperta che aleggia nel libro. Ho adorato le note a piè di pagina e i riferimenti alla matematica, che al contrario di quanto possiate credere non sono noiosi. Ho amato anche quanto mi abbia fatta riflettere su ciò che si è, ciò che si è per sé stessi e ciò che gli altri credono che tu sia: non mi riferisco al messaggio stile Uno, nessuno, centomila, quanto piuttosto al guardarsi intorno e vedere spesso persone così definite, nel bene e nel male, inconfondibili nel modo di essere e di comportarsi. E poi guardarsi e trovarsi imbroglioni, non autentici. Non so come spiegarlo, ma è qualcosa su cui io stessa avevo riflettuto.
L’ho apprezzato, ma sotto l’aspetto di simpatica evasione, non so se avete capito il genere. Bella storia, originale, ma niente di che. Personaggi carini che lasciano un sorriso, ma magari poi li scordi, interessante mentre leggi, perché ti fa capire da subito cosa aspettarti. Non sempre libri così mi piacciono, a volte tendo ad aspettarmi troppo. Se avrete voglia di qualcosa del genere, leggete questo, è una bella rivelazione.
P.S. Credo che la traduttrice sia stata fantastica!

…pensava alla distanza fra ciò che ricordiamo e ciò che è avvenuto, la distanza fra le nostre previsioni e quello che succederà. E in quella distanza, pensò, c’era abbastanza spazio per reinventare se stesso: abbastanza spazio per fare di se stesso qualcosa di diverso da un prodigio, per riscrivere la propria storia meglio, in modo diverso; abbastanza spazio per rinascere e rinascere ancore. Come assassino di serpenti, Arciduca, ammazza-LAC…o magari come genio. Abbastanza spazio per essere chiunque, tranne ciò che era già stato (…) E per la prima volta nella sua vita sorrise pensando al futuro infinito e sempre nuovo ca si apriva davanti a lui.

Il mio voto:

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L’autore:
John Green: scrittore dei romanzi young adult, tutti editi da Rizzoli, Teorema Catherine (2009), Città di carta (2009), Cercando Alaska (2010) e Colpa delle stelle (2012) da cui è stato tratto l’omonimo film.
Tra i riconoscimenti ricevuti, la Printz Medal, il Printz Honor e l’Edgar Award. 


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