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Recensione | The Affair 2×08 “208”

Creato il 24 novembre 2015 da Parolepelate

Chiedo venia per la mia assenza – sono certa che fra i mille impegni quotidiani vi siate accorti che mancava il mio sproloquio settimanale su questa serie. E mi spiace non aver recensito per bene la settima puntata, che sicuramente ho trovato più affascinante e avvincente di questa che, al contrario, mi è risultata piuttosto noiosa.

Ma non temete, ora facciamo il punto della situazione.

Il motivo principale per cui la settima puntata mi ha preso parecchio è, detto sinceramente, la presenza di Cole, la cui storia, molto più di quella principale di Noah e Alison, mi interessa non poco. Se a Helen voglio bene come ad un’amica, con Cole empatizzo come se fosse mio fratello.

Il rapporto fra Cole e Luisa si fa sempre più intricato e appassionante. Tutto parte da un ti amo detto al momento

Recensione | The Affair 2×08 “208”
sbagliato e la situazione degenera con Cole che la accusa di furto, un po’ perché suggestionato dal fratello Scott, quello col nuovo tatuaggio da galera, un po’ perché si comporta come un animale ferito: vuole starsene a soffrire in pace, per tutto il tempo necessario. Banale? Forse è vero che vedere un tipo di personaggio come lui non è una novità sugli schermi. Ma l’interpretazione. L’interpretazione, miei cari, è quella che fa la differenza. E poi, come mi prodigo sempre per dire nei miei interventi, la cifra di un buon telefilm sta nella coerenza interna e questa serie, per ora, non ha peccato di mancarne. Quello che vediamo ha senso, la reazione di Cole è credibile per quello che sappiamo su di lui, così come è credibile – oltre che dissacrante – vederlo aprirsi a Luisa sulle scale di un appartamento nel Queens.

I think that I got used to be… alone.

E tutto quello che dice altro non è che una rivalsa contro le parole di quella pazza della madre, fermamente convinta che sui Lockhart ci sia una maledizione che rende tutti i suoi componenti maschili violenti, criminali e condannati pertanto a non riprodursi. Cosa può ferire più di una madre che paragona i propri figli sofferenti al padre alcolizzato violento?

Passiamo alla parte relativa a Noah. O, come forse è meglio chiamarla, la parabola dell’imbecillità di Noah e del tacchino scomparso. Alison è lasciata a sé stessa per tutta la puntata, in cui il vortice di successo di Noah travolge tutto ciò che lo circonda.
Che Ringraziamento è senza un tacchino scomparso – o, al massimo, crudo – e una bella litigata davanti ad amici e parenti? Alison il libro l’ha letto eccome e ha ragione quando dice a Noah: nulla è sacro per te. Preda del successo, ubriaco di potere, come gli dirà Helen la puntata dopo, è pronto a vendere l’anima la diavolo per far aumentare le vendite.
In una frase che magari ha avuto rilevo, detta da Max, è racchiusa tutta l’essenza del telefilm: la constatazione che ci siano delle discrepanze nei ricordi dei due e, quindi, nel racconto di Noah. In questa puntata, a ben riflettere, il libro risulta il culmine estremo del messaggio di questo telefilm: la verità è relativa, ma questo relativismo può essere così subdolo da poter distruggere ogni cosa.

Recensione | The Affair 2×08 “208”
E poi scopriamo che le “visioni” che Noah aveva di investire Alison con la macchina altro non sono che una demonizzazione del finale del suo libro. A quanto pare, non c’entrano con la morte di Scott.

A proposito del caso Scott, nell’ottava puntata ci sono tante novità – forse l’unica parte davvero interessante dell’episodio. A quanto capiamo, pur di salvare Noah, Gottlieb è disposto a far ricadere tutte le accuse su Alison sebbene, quando espone la possibile versione dei fatti che la vedono colpevole, a me sembrava tutto speculativo. Forse ho visto troppi legal, o forse Annalise Keating mi è entrata in testa, non lo so. Fatto sta che anche il filmato, in cui Scott dice è nostro figlio, viene completamente travisato. Nostro nel senso che è un Lockhart, ovvero è di Cole – come sospettavamo da tempo. Ma una frase così può essere facilmente raggirata in tribunale, quindi per Alison le cose si fanno preoccupanti. Grazie, viscido di un Oscar!

Per il resto la puntata mi ha annoiato in molti punti. Bello vedere nuovamente il punto di vista di Helen – estremamente diverso da quello di Noah. Molto interessante la parte in cui Noah le ricorda che, da giovane, lei è stata una ribelle spericolata e che dovrebbe ricordarsene di più, con i suoi figli. A questo si uniscono le due simpatiche sentenze gettatele contro dalla sempre più simpatica Whitney: la prima, stai invecchiando: trovati un fidanzato; la seconda: non voglio essere come te, mantenuta dalla famiglia a vita. Verità sotto forma di freddure, che vanno indubbiamente a scalfire una psiche già parecchio indebolita come quella di Helen.

Per il resto, Noah è solo un grandissimo cretino. You want it all, gli dice Alison. Ed è vero, tant’è che risulta palesemente annoiato da questa nuova vita. Sì, annoiato come lo era quando si trovava sposato con Helen. Con la differenza che, ora, ubriaco di potere, si sente più in diritto di fare quello che vuole, rispetto al passato, in cui si limitava a soccombere.

Helen, che lo conosce bene, gli confessa che il suo desiderio più grande era di vederlo “accontentarsi” di ciò che aveva. Evidentemente Noah non è mai stato bravo a dissimulare l’insoddisfazione rancorosa di sempre. E questa stessa verità si rifà concreta in due momenti: quello in cui Alison gli mostra la camera del bambino, in cui lui ha la faccia del sono troppo figo per fregarmene di certe cose; l’altra, ovviamente, in cui sta per andare a letto con Eden – altro bel pezzo di simpatia.
Come mi è stato detto una volta, l’alcol funge solo da lubrificante; offusca i modi, non la tua volontà. Per dirla in altri termini, Noah è un bel bastardo: se possiamo capirlo quando inizia la tresca con Alison perché se n’è innamorato e di fronte a questo c’è poco da “giudicare”, non possiamo affatto capirlo quando, per due bicchieri di troppo, ci prova con la prima cosa che cammina.

Questo è quanto. Ripeto, avendo trovato questa puntata poco avvincente, ho poco da dire. Ma su dieci puntate, una un po’ mediocre di sta. Vi lascio al promo della prossima puntata, 209.

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