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Recensione: The Order 1886

Creato il 09 marzo 2015 da Scimiazzurro
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Sono passati 20 anni ormai da quando, nel lontano 1994, la Sony mise in commercio la sua prima console casalinga e che, da allora, ha rivoluzionato il concetto di videogioco, un po per la sua natura intrinseca, un po per la quantità e la qualità di titoli che negli anni ha proposto ai suoi appassionati. Passano gli anni e passano le generazioni, ma costantemente Sony continua a supportare team interni che sfornano esclusive su esclusive, settando spesso nuovi standard per tutta l’industria videoludica. In questa generazioni Sony sembra voler tenere fede alla suo modus operandi, aprendo si le porte agli indie, ma assicurando comunque titoli ed esclusive di un certo spessore sin dal lancio di PS4, avvenuto ormai circa un anno e mezzo fa. Ready at Dawn, software house nota ai più per i suoi capitoli di GoD of War per la portatile PSP, ha messo le mani sull’ultima macchina Sony, proponendo un titolo che sin dal suo primo annuncio ha rapito il pubblico per la qualità tecnica (all’epoca difficile da credere possibile) e per l’atmosfera estremamente evocativa e suggestiva. The Order 1886 si è quindi proposto di mostrare all’utenza Playstation, cosa effettivamente la loro console casalinga sia in grado di offrire in termini tecnici, riuscendo a sbalordire sotto questo profilo, ma a non fare altrettanto su quello puramente ludico, mostrando il fianco quando si tratta di intrattenere dal punto di vista della giocabilità e, per questo motivo, deludendo (almeno in parte) le aspettative.

I cavalieri della tavola rotonda

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Anno 1886; “cavalieri” di un antico Ordine (risalente all’epoca di re artù), in grado di estendere la loro vita oltre il naturale grazie al consumo di una “linfa nera”, combattono da secoli la battaglia con i “mezzosangue”, comunemente conosciuti nella mitologia come licantropi o lycan. L’ordine però si troverà di fronte una nuova minaccia, costituita da ribelli che stanno mettendo sotto assedio la città per ragioni misteriose, sulle quali solo in seguito ad avvenimenti anche tragici, si riuscirà a far luce. Sullo sfondo, una Londra vittoriana grigia e fumosa, riflesso di una industrializzazione selvaggia e condita dalla presenza anacronistica di bizzarre tecnologie. Noi impersoneremo Sir. Galahad, cavaliere che si troverà costretto a mettere in discussione la sicurezza dello stesso Ordine che per secoli ha servito, pur di far chiarezza sulle vicende avvenute. Il giocatore è catapultato quindi in una realtà parallela, fatta di mitologia e storia, condite con un’atmosfera steampunk dal fascino strabordante e magnetico. L’ambientazione stupisce e, grazie ad una trama intrigante e ben raccontata, il gioco è in grado di rapire totalmente il giocatore, che si sentirà sempre più immerso e incuriosito dalle vicende di gioco e dai personaggi presenti. Personaggi principali e comprimari, al pari di blasonate produzioni del calibro di The Last of Us, sono tutti perfettamente caratterizzati e godono di una personalità e di caratteristiche perfettamente definite; tutti i comprimari e i personaggi secondari riescono a far trasparire il loro modo di essere e di approcciarsi alle varie situazioni in cui si troveranno, mostrando un piglio recitativo degno di nota. Una trama godibile e ben raccontata, intrisa di un’aura misteriosa in grado di calamitare il giocatore e personaggi credibili e ben introdotti nelle vicende, devono però fare i conti con una longevità decisamente esigua, che porta alla conclusione delle vicende in meno di 10 ore (a livello di difficoltà difficile) e che, sul finale, lascia con un senso di incompiutezza, interrompendo la narrazione praticamente all’apice delle interesse. Le vicende quindi lasciano presagire un seguito, ma è netta la sensazione che, con ogni probabilità, poteva essere fatto uno sforzo in più, lavorando su un finale più completo e maggiormente conclusivo, specie in virtù di una durata certamente non impressionante. Nonostante questo però, le (poche) ore gioco sono certamente molto intense, grazie ad una narrazione costante, sempre presente, che alterna fasi di gameplay a filmati in una continuum che non consente momenti di distrazione. Inoltre il lavoro effettuato sulla recitazione e sulla regia sono probabilmente il nuovo punto di riferimento per quanto riguarda l’industria videoludica; animazioni, espressioni facciali, doppiaggio, riprese…tutto è incentrato per stupire sfruttando le emozioni che solo il cinema riesce a suscitare, assottigliando enormemente la line di confine tra videogioco e film. Complice di tutto ciò è sicuramente un comparto tecnico che, ad oggi, non ha paragoni nel mondo console. The Order è, senza mezzi termini, il gioco con la miglior grafica di sempre mai proposta su una console casalinga, riuscendo (finalmente) a mostrare cosa questa generazione è in grado di fare. Gli scenari di gioco “eccedono” in dettagli restituendo ambienti, sia chiusi che aperti, mai spogli. Tutti i personaggi sono ricreati con una qualità a dir poco maniacale, sia per la quantità di poligoni di cui sono composti, sia per il livello di dettaglio con cui sono rifiniti. Gli effetti luminosi restituiscono scorci altamente suggestivi e realistici e, tutte le superfici, sono ricoperte da texture in alta definizione e che riescono a rendere perfettamente il materiale di cui sono composti gli oggetti, anche grazie ad una credibilissima riflessione delle luci (sempre dinamiche). Unico neo (che riportiamo per dovere, ma non costituisce certamente un difetto di peso) è costituito dalla presenza di specchi che non sono in grado di riflettere il protagonista e gli altri personaggi, ma che sono comunque in grado di riflettere tutto ciò che è presente nello scenario. Un buon lavoro è stato fatto anche sul fronte della fisica; pur non essendo massicciamente implementata, molti scenari in cui dovremo imbracciare le armi sono stati sapientemente arricchiti di oggetti distruttibili, in grado di restituire una piacevole sensazione di dinamicità, tutto a favore della spettacolarità delle scene a schermo. A completare un comparto tecnico di prim’ordine ci pensa un doppiaggio (in lingua italiana) eccellente, effetti sonori ottimi e musiche in grado di accompagnare ed enfatizzare perfettamente tutte le fasi di gioco.

Bello da vedere…

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Nonostante la predisposizione di The Order 1886 alla narrazione, stiamo pur sempre parlando di un videogioco, ed è lecito aspettarsi che, ad accompagnare una tanto curata struttura narrativa, ci sia una gameplay all’altezza. Purtroppo, da questo punto di vista, il team di sviluppo non è riuscito a lasciare il segno, proponendo un gameplay divertente, ma che non riesce ad elevarsi rispetto ad altre produzioni, risultando troppo ancorato a meccaniche già viste. The Order 1886 è uno sparatutto in terza persona che fa ampiamente uso dell’abusato (ma sempre verde) sistema di coperture. Nonostante la mancanza di innovazione, il gioco offre comunque un gameplay valido e ben strutturato, con un sistema di coperture funzionale, un rinculo delle armi e un sistema di mira ben bilanciati e, nel complesso, il tutto risulta divertente da giocare, soprattutto a livello di difficoltà difficile, dove i nemici riusciranno in più occasioni a metterci in difficoltà costringendoci ad adottare un minimo di strategia, scegliendo un riparo migliore oppure spingendoci ad utilizzare armi più idonee al contesto. Nonostante le meccaniche da TPS classico, la presenza di un armamento tecnologicamente avanzato , fornitoci niente poco di meno che da Nikola Tesla in persona, permette di respirare una leggera brezza di freschezza; ci troveremo infatti ad utilizzare un “fucile a termite”, in grado di sparare una nube di gas che circonda i nemici per poi darle fuoco con un razzo, oppure un fucile in grado di sparare scariche elettriche capaci di smembrare i mal capitati che si troveranno nella linea di fuoco. Quando si impugna un arma in mano quindi, il gioco è in grado di dare soddisfazioni, ma una volta riposte le bocche da fuoco, la situazione purtroppo non è delle più rosee; alle fasi di shooting frenetico e selvaggio, si alternano fasi sthealt che, a onor del vero, non risulteranno mai troppo ispirate o coinvolgenti a causa di una linearità troppo invadente e che non permette al giocatore di impostare l’azione a piacimento, costringendoci ad eseguire azioni sempre in favore della spettacolarità delle immagini a schermo, smorzando parecchio il divertimento. Il tutto è condito inoltre dalla presenza di quick time event e, anche in questo caso, gli stimoli sono minimi e ci troveremo a premere tasti a schermo senza alcune difficoltà o impegno. In fase di presentazione, il team di sviluppo aveva spinto l’attenzione sulla presenza di QTE in qualche modo dinamici; in determinate fasi il tempo si fermerà e avremo pochi secondi per scegliere cosa fare, spostando la visuale in direzione di un oggetto o di un altro al fine di abbattere il nostro avversario durante una scazzottata. Quella che sembrava una caratteristica di spessore si è però rivelata essere un’ aspetto del tutto marginale, presente all’interno del gioco in solo un paio di occasioni. Saranno inoltre presenti molte fasi “esplorative” in cui avremo modo di guardarci attorno alla ricerca di oggetti da ispezionare, ma anche in questo caso, la linearità del titolo e le ridotte dimensioni degli ambienti in cui troveremo a muoverci risulteranno un limite al divertimento. In totale quindi, tra filmati e fasi “lente” non troppo impegnative, da giocare resta veramente poco, e il divertimento in molte occasioni ne esce sconfitto anche a causa di un ritmo non sempre ben scandito. La volontà del team di sviluppo di offrire un’esperienza che fondesse gameplay e filmati funziona benissimo in termini puramente visivi, anche grazie allo sbalorditivo comparto tecnico, ma in diverse occasioni spezza eccessivamente il ritmo interrompendo troppo spesso le fasi di gioco. A testimonianza del fatto che ci troviamo di fronte a un titolo che avrebbe avuto bisogno di una maggior cura per quanto riguarda la parte puramente ludica, va menzionato il riciclo di una boss fight che non può non far storcere il naso se si pensa alle aspettative che questo titolo portava con se.

Conclusioni

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The Order 1886 non è l’esclusiva formidabile che molti aspettavano; al netto di un comparto tecnico senza eguali (fin’ora) sulla console Sony (e nel mondo console in generale) , il titolo deve fare i conti con una struttura ludica e una longevità troppo esigue, che non lasciano minimamente spazio alla rigiocabilità a causa dei limiti imposti dall’ eccessiva linearità del gioco. Sin dai primi minuti, il team di Andrea Pessino prende per mano il giocatore e lo accompagna lungo tutta l’avventura, senza dargli possibilità di esprimersi, imponendo lo stile di gioco che il team ha pensato e che rispetta più i canoni delle filmografia che quelli dei videogiochi moderni. Al rammarico per l’occasione mancata, si affianca però l’idea di trovarci di fronte al “prologo” di una serie che potrebbe rivelarsi tra le più riuscite di questa generazione; Ready at Dawn paga probabilmente il dazio dell’inesperienza essendo questo il primo titolo della nuova generazione, nonché il primo a essere concepito e sviluppato da zero dal team di sviluppo, ma nonostante questo gli sviluppatori hanno dimostrato di essere in grado di sfruttare alla perfezione la macchina di Sony e, un buon lavoro di ristrutturazione delle componenti deboli del titolo, potrebbero portare ad un eventuale seguito indimenticabile. Noi, personalmente, ci speriamo…


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