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[Recensione] The Pact (di Nicholas McCarthy, 2012)

Creato il 10 dicembre 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C
[Recensione] The Pact (di Nicholas McCarthy, 2012)
Ci sono bei film che arrivano dal nulla. Nel senso che non sono preannunciati dall'altisonante nome di un regista o da quello dell'attore/star di turno. No. Ci sono film che si lasciano notare semplicemente per l'efficacia con cui si approciano ad un genere. Ora, non mi dilungherò sullo stato dell'horror contemporaneo. Sapete già come la penso a riguardo. Sapete già quanto abbiano preso piede due modi di fare cinema (mokumentary e remake) e quanto, attualmente, vadano di moda fantasmi e case stregate, demoni, esorcismi e possessioni. Tanto che uno ormai, quando sente parlare di questi argomenti, si chiede: "che me lo guardo a fare?". Poi arriva uno che si chiama Nicholas McCarthy, che nessuno conosce, che in vita sua ha diretto solo dei cortometraggi, e con il suo film d'esordio si fa notare nell'edizione 2011 del Sundance Film Festival. Film che poi esce nei cinema americani il 2012 e che qui in Italia è ancora inedito. Eppure questo The Pact ha fatto parlare di se anche da noi, se non altro nel circuito degli appassionati. Io stesso ne avevo letto piacevolmente su alcuni blog che frequento, ma solo recentemente mi sono deciso a vederlo. E pur non condividendo l'entusiasmo di molti, ci ho trovato parecchi (s)punti da salvare.
La trama è semplice da riassumere: Nicole e Annie sono due sorelle che si odiano discretamente. La loro mamma muore e quella sembrerebbe essere l'occasione per mettere da parte i propri dissapori, solo che nella casa della defunta prima sparisce Nicole, poi sparisce Liz (cugina delle due sorelle) e Annie si ritrova a dover fare i conti con una presenza che cerca di comunicare con lei. Solo che nessuno le crede quando dice che un fantasma vive a casa sua.
[Recensione] The Pact (di Nicholas McCarthy, 2012)
In un certo senso un film come The Pact non si fa mancare niente. Prende da un po' tutta la tradizione cinematografica dell'orrore e la traduce in un film in cui praticamente non succede nulla eppure succede tutto. Con estrema lentezza una trama fatta di stereotipi prende forma e trasforma un film di fantasmi in qualcosa di più. Ora, per alcuni lentezza e stereotipi potrebbero essere elementi negativi per la riuscita di un film (soprattutto horror) e, in effetti, non è che siano una gioia. Eppure dipende da come vengono sfruttati. Dipende anche dalla bravura del regista e non si può certamente dire che questo Nicholas McCarthy non sappia il fatto suo, autore della sceneggiatura e del soggetto, tratto da un suo cortometraggio. Insomma, McCarthy gioca per quasi tutta la durata del film con i cliché di un genere ma lo fa sbattendoli in faccia allo spettatore. Il suo fantasma arriva subito, immediato. E invece di creare attese giocando con i "forse, mannò, chissà" lo fa manipolando la tensione dello spettatore: se mi sbatti in faccia il fantasma subito subito, io passerò il tempo a temere che questo mi faccia buuuu dietro la schiena. Il che accade, ma non sempre e non sempre quando ce lo aspettiamo. 
Non manca il citazionismo. A partire dalla locandina, che ricorda una nota scena di un noto film di un noto regista. Passando per pellicole di culto come Shining, Amityville Horror, Poltergeist e arrivando ai recenti Paranormal Activity e Insidious. Ma non si ferma neanche qui, perché pure i riferimenti all'horror orientale sono palesi. Nonostante tutto questo The Pact manientene un appeal estetico estremamente indi, puntando sulle atmosfere e lasciando perdere gli effetti speciali (che quando ci sono sono abbastanza scadenti). L'atmosfera la si cerca di creare attraverso una lentezza sistematica della pellicola, con i giochi di ombre e colpi di scena più o meno concitati del finale. Non mancano scene assolutamente terrorizzanti (io ne ho trovate tre in grado di farmi saltare sulla sedia facendomi gridare "oh mamma") e altre perturbanti. 
[Recensione] The Pact (di Nicholas McCarthy, 2012)
La protagonista Caity Lotz poi delizierà tutti i maschietti (e anche qualche femminuccia) con le sue fattezze e l'aiuto di un regista che non si fa problemi a mostrarcela in mutande. Per i nostargici e le femminucce (ma anche qualche maschietto) c'è pure Casper Van Dien, un nome una garanzia in questo genere di film (ma l'unico per cui si lascia ricordare è quel cultone di Starship Troopers), in versione poliziotto di mezz'età debosciato.
Peccato che il film sia inficiato da difetti vari, soprattutto a livello di script. Perché, come al solito, non c'è un comportamento dico uno che possa sembrare almeno coerente ma, in cambio, ci sono rallenty assolutamente inutili e scene oniriche degne di un insonne. Peccato che il finale non abbia senso e sia stato messo lì solo per un ultimo spavento tirato per le lunghe, peccato che permanga una concezione di horror ormai superata, che nei momenti di maggior tensione punti comunque su apparizioni improvvise (i famosi buuu telefonati) come nella scena dell'attacco del fantasma, noioso seppur brevissimo. E alla fine se un prodotto del genere può dirsi riuscito, bisogna ammettere che manca di un'identità propria e inconfondibile (un esempio? Absentia, di Mike Flanagan). Sarà per la prossima volta, in fondo le possibilità ci sono tutte.
[Recensione] The Pact (di Nicholas McCarthy, 2012)

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