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[Recensione] The Park

Da Jark85 @LandOfRust

[Recensione] The Park

E’ capitato più di una volta (l’ultima proprio dalla recente recensione di Soma) di affermare come spesso il “modello Frictional” sia stato più volte emulato ma che effettivamente siano poi state poche le opere capaci di contraddistinguersi sia per capacità tecniche sia artistiche. Un po’ per necessità economiche e, forse, un po’ per reale desiderio di sperimentazione, dalla Norvegia un team di lunga come Funcom si cimenta anch’esso in questa strada fatta di adventure/survival horror in prima persona attraverso un titolo annunciato solo pochi mesi fa e già disponibile da fine Ottobre: The Park.

Nel gioco siamo Lorraine, una madre giunta al parco di divertimenti per cercare un orsacchiotto perduto del figlio. Tale ricerca dopo pochi secondi si estenderà a quella del figlio stesso (di nome Callum). Visitando le varie attrazioni del parco di divertimenti scopriremo come il luogo sia stato scenario di fatti di gravi fatti di cronaca ma anche leggende e storie strane che lo hanno messo in cattiva luce. In secondo luogo, scopriremo come il legame tra il luogo e la protagonista sia più forte di quel che appare scoprendo risvolti della vita personale dei Lorraine decisamente sorprendenti.

Più che il “modello Frictional”, in realtà The Park si rifà al “modello The Chinese Room” in quanto il gioco è essenzialmente una esperienza breve, dove il gameplay è ridotto ai minimi termini e dove l’aspetto essenziale è relativo alla narrazione, alla successione degli eventi e su come il giocatore li possa interpretare. Definire The Park “survival” non è corretto in quanto è una avventura in prima persona a sfondo horror dove non si avverte mai un reale pericolo ma piuttosto senso di apprensione e disagio; un senso curato dannatamente bene grazie a una atmosfera decisamente riuscita: il parco di divertimenti è buio, abbandonato, mal ridotto e popolato da entità metafisiche che “perseguiteranno” la protagonista per un motivo non del tutto chiaro. Questa poca nitidezza degli ambienti sicuramente contribuisce anche a celare alcune lacune grafiche (l’Unreal Engine 4 non fa gridare al miracolo, è indubbio) ma un conto è avere un gioco visivamente brutto da vedere e un altro è avere un gioco con i dettagli piazzati al punto giusto e nel modo giusto con il solo scopo di creare una atmosfera horror di buon livello (e su questo The Park ci riesce benissimo). Atmosfera horror che cresce man mano che si procede fino ad una sezione finale semplicemente sconvolgente e sorprendente.

A contribuire poi sullo sviluppo del senso di inquietudine sono anche i diversi riferimenti alla fiaba di Hansel e Gretel ma soprattutto ai crescenti “deliri” della protagonista la quale, ogni tanto, se ne esce fuori con qualche monologo decisamente disturbante (merito soprattutto della doppiatrice: davvero brava). Un aspetto molto interessante è infatti proprio questo ed è tipico di videogiochi horror di diversi anni fa: l’incertezza, l’incomprensione, la riflessione e il turbamento nei confronti del nostro alter ego la quale, con uno stile di “Amnesia-na memoria”, a volte cade in preda all’ansia rendendo la visuale di gioco disturbata e sfocata.

Tuttavia non è il video a fare la parte del leone ma l’audio: abbiamo già fatto dovuti apprezzamenti al doppiaggio di Lorraine ma è in generale tutto l’apporto sonoro di The Park ad essere curato ben al di sopra di ogni aspettativa. Assolutamente da giocare al buio e con le cuffie per una esperienza da brivido assicurata.

Essendo una piccola produzione indipendente, non tutto è rose e fiori però: il gioco è terminale in 2-3 ore, fin qui non ci sarebbe nulla di male se non fosse che il prezzo di listino del gioco (13 €) forse potrebbe risultare troppo elevato; il gameplay ridotto all’osso pure non sarebbe niente di male se non fosse che Funcom si sia perduta in un bicchiere d’acqua: i documenti sparsi per il gioco non sono stati accompagnati da sottotitoli costringendoci a leggerli direttamente in formato “reale” e risultando spesso piccolissimi da leggere (la fatica poi diventa doppia considerando che il gioco non è stato tradotto in italiano). Una “sciocchezza” ma che, soprattutto per un gioco che fa della trama e della storia il suo punto di forza, diventa una lacuna abbastanza grave e difficile da digerire.

Commento finale
Insomma: come detto spesso più volte, un qualità di un gioco horror non si valuta essenzialmente per singoli aspetti ma per alchimie e capacità da parte degli sviluppatori di saper (in maniera simile a uno chef) prendere una moltitudine di ingredienti per poterli miscelare con le giuste dosi e le giuste misure. The Park a conti fatti è risultato un titolo al di sopra di ogni aspettativa e che si rivela essere indubbiamente tra i top dell’horror pubblicati nel 2015. Non è esente da difetti (soprattutto l’assenza dei sottotitoli per la lettura dei documenti e il rapporto qualità/prezzo) e sta a voi stabilirne la gravità. Per il resto parliamo di un’opera che merita di essere giocata per i contenuti profondi e maturi offerti dal Funcom.


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