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Recensione: Un Natale stupefacente

Creato il 17 dicembre 2014 da Justnewsitpietro

Recensione: Un Natale stupefacente
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Si avvicina il Natale, ma i genitori del piccolo Matteo sono arrestati per detenzione illegale di sostanze stupefacenti. Rimasto solo, il bambino è affidato ai due zii, Oscar (Greg) e Remo (Lilo), fratelli l’uno del padre e l’altro della madre, che dovranno fargli dimenticare l’assenza dei genitori. I due zii, però, hanno una vita sentimentale piuttosto instabile: Oscar è il classico sciupafemmine che non ha nessuna intenzione di impegnarsi seriamente, fin quando non incontra la sensualissima Jenny (Ambra Angiolini), mentre Remo è stato appena lasciato dalla moglie, che si è fidanzata con Giustino, un tipo strambo tatuato e tatuatore. Proprio la bizzarria degli zii di Matteo deve essere messa alla prova da una coppia di altrettanto strambi assistenti sociali, che discriminano gli omosessuali senza ammettere di esserlo loro stessi.

Trasferitisi nella campagna dei genitori di Matteo, ciascun membro di questa insolita famiglia cercherà di fare chiarezza su ciò che desidera e sul partner che gli o le spetta.

Dopo i due film a episodi firmati da Neri Parenti, Colpi di fulmine e Colpi di fortuna, Lilo e Greg tornano al cinema per la prima volta da protagonisti e non disilludono le (poche) attese. Di gag davvero esilaranti non ce ne sono e tutto sommato il film scorre con il ritmo tipico dei film di Natale, senza particolari sussulti di ilarità né particolari colpi di scena. Tutto va come deve andare, con una prevedibilità che rispetta la mediocrità dei film e che rispecchia la caduta della commedia italiana (non più ormai “all’italiana”). Tra l’altro la voce fuori campo di Matteo, trattato come se fosse all’oscuro di tante cose ma in realtà parecchio sveglio, e i pensieri di Jenny e Oscar durante il loro primo incontro sono imbarazzanti dal punto di vista tecnico, non lasciando alcuna libertà interpretativa allo spettatore circa le loro azioni. Inoltre è difficile pensare, innanzi tutto, a degli assistenti sociali così grotteschi, e in secondo luogo che facciano delle visite la sera della vigilia di Natale. Assai improbabile.

Volfango De Biasi, al suo quarto film, conferma di dover ancora maturare parecchio per arrivare a un livello sufficiente. La sceneggiatura, scritta dal regista in collaborazione con Alessandro Bencivenni, Francesco Marioni, Gabriele Pignotta e Domenico Saverni, cerca di fare leva sugli equivoci tipici che si possono generare con i bambini (il significato di “topa” come “gente”, prontamente sbandierato da Matteo) o sugli errori ortografici di cui Checco Zalone è stato un maestro (“L’uomo vero si giudica dalle AZZIONI” è il tatuaggio di Giustino sulla schiena di un cliente). Questo tipo di gag calza a pennello per il pubblico a cui il film si rivolge, un pubblico eterogeneo che accetta il film e gli attori per quel poco che gli può offrire. Non mancano gli stereotipi dei Cinepanettoni, come la donna bella e provocatoria, segno che si intende dare continuità a un genere e a un fenomeno.

Un’ora e mezza che non suscita nessun clamore ma solo il sospetto che, dopo la scissione della premiata coppia Boldi-De Sica, si cercherà di nutrire i botteghini natalizi con incassi di film stampati in serie, che non hanno nulla da chiedere a se stessi se non l’accettazione fatalmente inconfutabile della loro stessa mediocrità.

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