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Recensione: Un ragazzo d’oro

Creato il 29 settembre 2014 da Mattiabertaina

UN_RAGAZZO_DORO-210x300Genere: drammatico

Regia: Pupi Avati

Cast: Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi, Sharon Stone

Durata: 102 minuti

Distribuzione: 01 distribution

Per noi è no ma lei ha comunque talento. Ma mi tolga una curiosità, lei non è parente di quel Bias che faceva quei filmacci vero? […] ne ero certo leggendo le cose che scrive”. Davide Bias, aspirante scrittore dalle aspettative costantemente frustrate, vive a Milano, tra le pillole contro la depressione e una fidanzata confusa ed inaffidabile; Davide lavora come creativo presso una agenzia pubblicitaria e spera in un futuro diverso. Davide ha però un’ombra lunga ed ingombrante, quella del padre, sceneggiatore di B movie del passato, col quale ha da sempre un “rapporto orrendo” o forse, meglio dire, un non-rapporto, una storia fatta di ostacoli, di incomprensioni, di competizioni e di delusioni. Pupi Avati si muove ancora una volta sul filo dell’autobiografico portando sullo schermo un dramma fatto di speranze, di rapporti familiari difficili, di lavoro, di disturbi della personalità e di difficoltà emotive ed affettive. Il regista scava nel passato e nelle frasi non dette, nei “come se”, negli “anche se”, nei “come avrei” di un rapporto padre-figlio complicato che torna prepotentemente alla luce dopo la dipartita del capo-famiglia che muore in un incidente (?) stradale. Una sceneggiatura che si propone di indagare temi importanti ma che non riesce a convincere fino in fondo; una regia un po’ troppo televisiva e smaltata che incede con ritmo fiacco per buona parte della pellicola. Riccardo Scamarcio dà profondità al protagonista, in bilico tra personalità asociale in balìa dei farmaci ed elemento violento quanto mai autentico; la Capotondi, al limite della macchietta, non riesce a fornire credibilità a Silvia, la fidanzata di Davide; fuori tempo massimo l’interpretazione (e la presenza stessa) di Sharon Stone, che pare una figura da fotoromanzo anni ’70, presenza quanto mai ambigua e fine a se stessa. Il risultato complessivo de “Un ragazzo d’oro” è un prodotto di media qualità che coinvolge ma che non fa davvero breccia nel cuore dello spettatore. Un’occasione mancata di approfondimento che difetta parzialmente di originalità e di indagine.

Voto: 2,5 su 5


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