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[Recensione] Una vita sottile – Chiara Gamberale

Creato il 26 gennaio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Una vita sottile – Chiara GamberaleTitolo: Una vita sottile
Autore: Chiara Gamberale
Editore: Marsilio
ISBN: 9788831771214
Num. Pagine: 132
Prezzo: 7.00€
Voto: [Recensione] Una vita sottile – Chiara Gamberale

Trama:
Chiara Gamberale parla con tono spensierato di tutto ciò che la circonda ogni giorno, delle persone che incontra, di quelle che sanno tutto e la sostengono, e di quelle che ignorano il suo dramma quotidiano: la lotta con la bilancia, il terrore di ingrassare e il rifiuto del cibo fino a che il corpo quasi si fa aria. E la reazione incontrollata, l’assalto al frigo e la grande abbuffata, per poi sentire ancora il bisogno di svuotarsi. Dialoghi vivaci, versi senza pretese, riflessioni e prese di coscienza unite al piacere delle piccole conquiste si alternano tra tensione e dolcezza.

Recensione:
E poi boh, pensi di star leggendo un libro che parla di una ragazza e i suoi problemi alimentari, e invece ti ritrovi a sorbirti le pare adolescenziali di un’egocentrica presuntuosa che pretende di definirsi letterata.
Una vita sottile mi ha ricordato un po’ Tutto il pane del mondo: opera biografica, una scrittura di getto molto di pancia, caotica, abbastanza difficile seguirne il filo logico. Solo che in Tutto il pane del mondo il tema di base, per quanto frettolosamente e confuso fosse stato narrato, c’era. Qui invece dei disturbi alimentari della protagonista se ne parla solo negli ultimi due capitoli.
Tutti i precedenti sono un’accozzaglia di frasi, voli pindarici pseudo-intellettuali, incontri di cui l’autrice ci vuole mettere al corrente come se ce ne importasse qualcosa, come se fossero fondamentali per il concetto del disturbo alimentare, cosa che non è. Si rivolge alla bulimia e all’anoressia che l’ha colpita definendole “malattia” nel bel mezzo di un discorso solo come dettaglio, come rifinitura, senza approfondire nemmeno una – e dico una – volta.
È il diario di una ragazzina, peraltro scritto male, in cui prima afferma di essere una tipa alla mano, che ama la scabrosità dei concetti, che da vera romanaccia quale è preferisce le frasi dirette ai giri di parole più eleganti o altisonanti. Peccato che l’intero libro sia scritto con parole eleganti e altisonanti. Frasi con strutture infinite, intere pagine senza un solo segno di punteggiatura, un linguaggio volutamente artificioso per una protagonista che si pone automaticamente al centro del mondo, che sembra essere la ragazza più emotiva e sensibile dell’universo conosciuto tanto la sua anima è piena di poesia.
Solo che il punto focale, la malattia vera e propria, è trattato con una leggerezza sconcertante, poche righe e non la minima introspezione, anzi, pare quasi che il discorso sia stato sbrogliato alla svelta perché il meno interessante dell’intera opera.
Un romanzo che si poteva evitare. Sia di leggere e sorpattutto di scrivere.


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