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Recensioni - “Inaspettatamente a Orion Lake” di Luca Bonardi

Creato il 02 aprile 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH

Inaspettatamente a Orion Lake di Luca Bonardi“Inaspettatamente a Orion Lake” di Luca Bonardi (Lettere Animate) è il racconto recensito oggi da Letteratura Horror. Clicca qui e leggi la trama di "Inaspettatamente a Orion Lake"
Il racconto di Luca Bonardi parte da un viaggio; ma non solo nella dimensione del racconto, nella diegesi. Inaspettatamente a Orion Lake è infatti un viaggio alla riscoperta di suggestioni, odori, sapori, colori e mondi. Un tuffo nel passato che coincide con il distacco da tutti quegli elementi che nell’attuale società ci separano sempre più dalla “vita vera”.


In quest’ottica, il mezzo stesso con cui i tre giovani studenti universitari Rob, John e Mark intraprendono il viaggio, si configura come una “macchina del tempo”: una Chervrolet Caprice del ’71. Quello di Bonardi è infatti, prima di tutto, un percorso nostalgico, una progressiva rievocazione di certe atmosfere rintracciabili ormai solo nelle documentazioni fotografiche e letterarie.
Tutta la prima parte del racconto è quindi strutturato come un processo di costruzione, che coincide con il progressivo percorrere di quelle strade desertiche statunitensi, tanto care all’itinerante Beat Generation. Una filosofia di viaggio che si riallaccia proprio a quella generazione che fece dell’on the road la simbologia del percorso di crescita. Le numerose citazioni musicali, dai Doors ai Red Hot Chili Peppers, fino ai The Cure e i Bee Gees, avvalorano ulteriormente questa rievocazione nostalgica. Ma ciò a cui implicitamente fa riferimento Bonardi è proprio quel cinema degli anni ‘70 ’80, da Non aprite quella porta (1974) al weird del Creepshow di Romero.
Inaspettatamente a Orion Lake è quindi sì un viaggio, ma all’interno dei riferimenti intertestuali stessi, atti a far immergere il lettore in un clima già familiare, grazie a quei cult musicali, letterari e cinematografici. «[…] Quella luce gialla da tramonto estivo che a Rob ricordava una precisa tonalità calda, riscontrabile nelle vecchie pellicole fotografiche o dei VHS, gli faceva rivivere uno scorcio di vita di quei fantastici anni ‘80», scrive Bonardi. Ed è proprio questo che suscita il suggestivo ed inquietante racconto: una proustiana riscoperta di quei racconti, in quelle atmosfere calde e polverose.
Ciò in cui si imbattono i tre protagonisti è però una minaccia ancor più subdola del semplice palesarsi di una presenza mostruosa. La nemesi che affronteranno risulterà qualcosa di più radicato nei recessi della mente umana. Una follia, che grazie all’intelligente costruzione del racconto di Bonardi, arriva quasi a trovare giustificazione, compatimento e simpatizzazione. Le parti quasi si ribaltano nel crescendo finale delle vicende, fino a portare il lettore stesso, spiazzato, ad una immedesimazione nella fazione avversa. Ma ciò che più colpisce è il parallelo, strategicamente orchestrato, tra l’avanzato affondo nelle lande desertiche della California e il graduale affiorare di scellerate psicosi criminali.
Una lettura da affrontare come un viaggio suggestivo.

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