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Recensioni - "La creatura" di Chris Priestley

Creato il 21 gennaio 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH

Recensioni creaturaQuest'oggi Letteratura Horror ha recensito per voi "La creatura" di Chris Priestley edito da Newton Compton Editori nel 2012.
In una parola, si potrebbe sintetizzare la lettura del romanzo di Chris Priestley come: un’avventura. Ma attenzione, con tale affermazione non si vuole avvalorare il ritrito, seppur giusto, cliché secondo cui la fruizione di un romanzo sia il varco verso i luoghi della fantasia, o il mezzo per un viaggio di evasione dalla triste e crudele realtà.

La lettura di La Creatura è un’avventura, si, ma nel più, relativamente, limitato mondo dell’intertestualità. In una preliminare fase di approccio al testo, infatti, un nutrito backgroung letterario e cinefilo sarebbe consigliabile. Ma ciò, sia chiaro, solo al semplice scopo di poter cogliere i numerosi riferimenti che arricchiscono ancor di più una storia che di per sé ha già un forte potenziale attrattivo. Secondo questa chiave di lettura, se si dovesse rintracciare un ideale target di riferimento, la cosa risulterebbe alquanto ardua. Ciò a causa della sagace abilità dell’autore di sancire un legame sia con una letteratura più ricercata che con uno stile semplice e fluido, non dissimile da un Harry Potter.
Non volendo svelare, in questa sede, la rivelazione finale sulla vera identità del protagonista Billy, basterà dire che la sua storia avrà un seguito, ma non in un successivo romanzo in cantiere, ma in un precedente capolavoro quale Oliver Twist di Dickens. La Creatura quindi, oltre al palese e dichiarato riferimento immediato all’opera di Mary Shelley: la creatura di Frankenstein, si rivela una sorta di prequel al romanzo vittoriano, uno spin-off (detto in linguaggio moderno) di un personaggio secondario di Oliver Twist. La sapiente intuizione sul potenziale narrativo che sarebbe potuto nascere dall’analisi del suddetto personaggio, è indubbiamente frutto di un’abile ed intelligente capacità di lettura ed esame dei dettagli della letteratura dickensiana. Una letteratura caratterizzata da storie e personaggi spesso ambigui e di difficile connotazione. Priestley quindi – non volendoci sbilanciare troppo sulle rivelazioni –, con questa storia rintraccia il traumatico processo formativo di Billy, causa del suo carattere spietato che manifesterà in Oliver Twist.
Sin dalle prime pagine traspare un forte legame tra le due figure che finiranno con l’affrontare un vero e proprio on the road tra le cupe terre britanniche dell’800. Partendo dalla grigia Londra in pieno fermento industriale fino alle soglie della Scozia, Billy e Cretur (il mostro creato da Frenkenstein) seguiranno lo scienziato svizzero lungo il percorso che, come noto dalla lettura del romanzo di Shelley, porterà il nuovo Prometeo e la sua creazione a rincontrarsi nelle sconfinate e desertiche lande del polo nord. Ma trascurando tale epilogo, la storia del romanzo di Priestley sembra concentrarsi maggiormente sull’identità dei due personaggi, sulla loro complementarietà e specularità. Fin dal primo avvistamento della creatura, Billy, ladruncolo di strada londinese, valuta il corpo riverso del mostro come “una risorsa da cui trarre il massimo beneficio. Un albero che poteva essere carico di frutti succulenti, pronti da cogliere”. Ma ciò che maggiormente affascina in questa storia è il forte senso di predestinazione che accomuna i due eroi. Billy, dopo il susseguirsi di delusioni, annientatrici del suo lato morale, finirà col ritornare nella tenebrosa e lercia Londra; un luogo che egli sentirà più avvezzo alla sua indole amorale. Così come La Creatura, consapevole fin da subito del suo triste destino, a causa del suo aspetto, ma ancor di più dei pregiudizi della gente: “Di sicuro sono maledetto, proprio come Satana era maledetto, e sono stato scacciato come lui venne scacciato. Non può esserci alcun paradiso per me, né sulla Terra né in nessun altro posto. Per me c’è solo l’inferno”.
Come già accennato, i riferimenti intertestuali hanno la capacità di rafforzare il senso di afflizione esistenziale di cui sono permeati i personaggi. E l’incursione del film cult Freaks (1932) di Tod Browning e riferimenti ai romanzi L’uomo illustrato di Bradbury e La Metamorfosi di Kafka assurgono efficacemente a tale compito. Una lettura senz’altro consigliata.

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