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Recensioni - “Racconti nascosti nell’ombra” di Cristina Giustini

Creato il 22 aprile 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH

Racconti nascosti nell'ombra di Cristina Giustini“Racconti nascosti nell’ombra” di Cristina Giustini è la raccolta di racconti horror autopubblicata e recensita oggi da Letteratura Horror.
L’opera di Cristina Giustini è più che una raccolta di racconti. Ciò che la scrittrice romana compie è una vera e propria raccolta di testimonianze. Perché le presenze che si muovono nell’ombra sono voci di morti, vite spezzate e punti di vista “sepolcrali”. Seppur generate da una fulgida e tetra fantasia, i protagonista dei racconti prendono corpo, come prendono piede dai recessi più insondabili della mente umana.


Sono racconti di un fascino decadente, come la città eterna in cui vede l’ambientazione più di un racconto, ma soprattutto quella città che la scrittrice stessa vive, e le cui esplorazioni dall’occhio fantasioso traspaiono evidenti. Ma è una costruzione che attinge anche abbondantemente da quell’immaginario cinematografico e televisivo, oltre che letterario. Racconti che nascono quindi dall’intimo quotidiano e da quelle suggestioni rintracciabili già nei racconti di Lovecraft, i romanzi di Anne Rice, nei film cult di George A. Romero e nella più popolare e recente serie televisiva The Walking Dead.
La Giustini dà vita ad una amalgama di quei modelli e di quei codici di genere, fino a situazioni nuove e originali, seppur familiari. Ma sono racconti che, benché similari, si districano in un universo e con un’estetica specifica che varia da storia a storia, in un tono e uno stile che muta in base alla tipologia di racconto e alle relative suggestioni che vuol rendere. Ed è così che si passa da un ritmo incalzante, conciso, brutale – a rendere la dinamicità e il veloce susseguirsi degli stati tensivi – fino ad un tono più patetico e introspettivo (Il fantasma del foro; La maledizione).
Originale è la suddivisione dei racconti, in cui quello più denso di impliciti rimandi intertestuali si sbroglia progressivamente, come una sorta di interludio al susseguirsi dei racconti, o come se i racconti stessi fossero da interludio alla macrostoria apocalittica in cui confluiscono tutti i demoni della letteratura horror, dal vampiro al licantropo, dallo zombie al fantasma. Un racconto che già nel suo titolo: L’inizio della fine, assurge a valore ristrutturante e stravolgente, in cui i rappresentanti del Male si inquadrano come gli unici detentori di quella sapienza e quella passione capace di apprezzare il Bello nell’arte e nella natura, di contro alla perversa ambizione scientifica dell’uomo. La nascita di una nuova e più giusta morale coincide quindi con la fine dell’Uomo; un’allusiva critica sociale sottesa a quei tipici codici di genere.
Non a caso, ciò che accomuna tutti i racconti è anche e soprattutto uno stravolgimento del punto di vista tradizionale. I protagonisti sono quasi sempre presenze non più viventi che raccontano il loro tragico destino. Un’immedesimazione, da parte del lettore, con le forze incorporee che abitano i luoghi della fantasia e dell’ignoto.
Un libro che si divora tutto in un boccone, con la bava alla bocca, magari nel proprio loculo, di notte, nascosti nell’ombra…

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