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Reggio Calabria: al museo archeologico, con i Bronzi, anche l’arazzo di Leyniers

Creato il 16 marzo 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Boom di visitatori al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, in occasione della giornata reggina della Cultura, promossa dall’amministrazione provinciale.

L'arazzo seicentesco di Jan Leyniers (scirocconews.it)

L’arazzo seicentesco di Jan Leyniers (scirocconews.it)

Da oggi, infatti, nel museo sono esposte insieme due opere di inestimabile valore: a far compagnia ai Bronzi di Riace, tornati visibili al pubblico da dicembre scorso dopo quattro anni di restauro, è arrivato l’arazzo fiammingo di Gerace, capolavoro del ’600 di Jan Leyniers. Nel pomeriggio davanti al museo una lunga fila di persone attendeva di entrare all’interno della struttura.

L’arazzo di Gerace dopo la mostra di Reggio tornerà definitivamente al Museo Diocesano di Gerace. “La mostra sull’arazzo di Gerace – ha detto all’Adnkronos l’assessore alla Cultura della Calabria, Mario Caligiuri – è stata inaugurata per la giornata reggina della cultura, che ha visto insieme, oltre alla Provincia, Regione, Sovrintendenza ai Beni Culturali, Comune e Fai. E’ un risultato che mette in mostra la vera natura della Calabria che è quella culturale”.

Da dicembre scorso, data della riapertura al pubblico, il Museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria è stato visitato da oltre 30mila persone, ha sottolineato l’assessore, una media di 12mila al mese.

L’arazzo di Gerace costituisce, per rarità e pregio, una delle massime glorie del patrimonio storico-artistico calabrese. Capolavoro dell’arte tessile, denota non solo l’elevato grado di raffinatezza raggiunto dalla scuola fiamminga nella seconda metà del XVII secolo, ma anche la complessità dei rapporti culturali intrattenuti dalla nobiltà e dal clero calabrese. La lettera “B” visibile al centro della bordura inferiore, entro la sottile cornice blu, certifica la provenienza dagli opifici di Bruxelles-Brabant, mentre il nome dell’autore, Jan Leyniers (1630-1686), leggibile nei pressi dell’angolo inferiore destro, ne riconduce la manifattura ad una nota famiglia di arazzieri e tintori di lane attivi nelle Fiandre dalla prima metà del XVI secolo. L’arazzo rappresenta un’affollata scena venatoria, incorniciata da un abbondante festone in cui s’intrecciano anticaglie ed elementi floreali e zoomorfi. Entro un fitto bosco illuminato da un cielo terso sta per avere inizio la battuta di caccia. Al centro, in primo piano, due giovani s’incontrano e si accingono ad un abbraccio amichevole. Poco dietro è un’imponente figura femminile, un’eroina o una divinità. Attorno a loro un gran numero di figure secondarie, alcuni alle prese con i cani, altri in groppa ai loro cavalli intenti a suonare buccine finemente cesellate.

Dello stesso autore si conservano, nel Nelson-Atkins Museum di Kansas City, gli arazzi narranti il Mito di Fetonte e quelli dedicati a Le Arti di proprietà del gruppo bancario spagnolo Santander.

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