Magazine Bambini

Relazioni violente

Da Psytornello @psytornello

relazione violenta

Qualche giorno fa una paziente mi telefona piuttosto sconvolta per dirmi: “Dottoressa, io e il mio compagno abbiamo litigato e siamo di nuovo venuti alle mani“.  In effetti non era la prima volta che mi raccontava di episodi simili. A suo dire la sua è una storia molto passionale in cui, a momenti di grande afflato amoroso, si alternano litigate molto accese che culminano quasi sempre con le “botte”. Lei le dà e lui si difende come può. Ne escono sempre psicologicamente (e fisicamente) malconci ma poi tornano a giurarsi amore eterno, consapevoli di non poter vivere l’uno distante dall’altra.
Ma qual è il meccanismo che mantiene una relazione violenta?

Siamo tristemente abituati ad episodi di cronaca in cui sono gli uomini ad usare violenza sulle donne ma esistono casi in cui avviene l’esatto contrario. Il comune denominatore tra tutti questi eventi è la presenza, all’interno di un nucleo familiare o di una coppia, di un soggetto vulnerabile e di un altro che vuole esercitare potere su di lui, dominandolo e piegandolo alla propria volontà.  La violenza serve proprio a questo: a esercitare la propria supremazia sottomettendo l’altro.

Ma quanti tipi di violenza esistono? Tra le principali annoveriamo:

- la violenza psicologica che si caratterizza per l’utilizzo di insulti, derisione, controllo eccessivo dell’altro, estrema gelosia, minacce di abbandono;
- la violenza fisica all’interno della quale rientrano spintonamenti, lanci di oggetti, schiaffi, morsi, calci, pugni, percosse, minacce con armi da fuoco o da taglio.

E’ bene precisare che, durante una lite molto accesa, una parola offensiva può scappare, magari anche uno schiaffo in casi estremi…Poi seguono le scuse e i sensi di colpa. In ogni caso l’episodio singolo non rende quella relazione una relazione violenta. Diverso è quando gli episodi si ripetono nel tempo proprio per sottomettere il partner e piegarlo al proprio volere.
Ma come si innesca il ciclo della violenza? Inizialmente i partner vivono una situazione idilliaca anche se sono già visibili elementi di non simmetricità: uno dei due è psicologicamente più forte dell’altro, che invece appare come più fragile. Alla prima difficoltà (problemi economici, relazionali, etc…) esplode la bomba: ha inizio la violenza psicologica cui segue quella fisica. L’aggressione è del tutto imprevedibile e questo destabilizza la vittima che tende a evitare qualsiasi comportamento “potenzialmene pericoloso”: come un elefante tra i cristalli, si muove con estrema cautela per non provocare una reazione violenta. La vittima, in preda alla vergogna, tende anche a giustificare il partner: “Forse l’ho innervosito/a, sono stato/a troppo insistente, etc“, responsabilizza se stessa, deresponsabilizzando l’altro.
Ecco che, all’episodio violento segue una finta riappacificazione tesa a mantenere il legame (cui nessuno dei due riesce e rinunciare) e la giustificazione di quello che è successo. Il partner violento chiede scusa, promette che un episodio simile non si verificherà mai più e che cambierà. Permane però una tensione di fondo che aumenta esponenzialmente sino ad una successiva esplosione di aggressività.

Nel prossimo post analizzeremo più nel dettaglio le conseguenze psicologiche riscontrabili nelle vittime di una relazione violenta.

Fonte:
Le relazioni pericolose – Il danno della violenza maschile sulle donne – Graciela Marchueta


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog