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Remo Bassini ghostwriter a precipizio – recensione di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Creato il 11 marzo 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Remo Bassini ghostwriter a precipizio

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Remo Bassini ghostwriter a precipizio – recensione di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Vicolo del precipizio, ultimo lavoro di Remo Bassini, per i tipi PerdisaPop, è un romanzo né buono né cattivo, ma che sicuramente accontenterà i non pochi estimatori dell’autore di Cortona. In una intervista, proprio in merito a Vicolo del precipizio, l’autore ha avuto modo di spiegare che “il mio personaggio vive a Torino e fa l’editor per un agente letterario”, ma che “al tempo stesso vuole scrivere un libro di ricordi, ambientato a Cortona”, in quel paese cui “Franco Migliacci ha dedicato la canzone Paese mio che stai sulla collina“; si è dunque di fronte a “un libro sui ricordi, in primo luogo”, ma anche a “una critica all’editoria e agli intellettuali, perlopiù di sinistra, che dettano legge. Anche il mio editor è di sinistra: ma fuori dagli schemi e dalle logiche, insomma son pronto a sentirmi dire: Ma tu chi cazzo credi di essere?”.

Remo Bassini ghostwriter a precipizio – recensione di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Vicolo del precipizio è anche denuncia delle mafiosette logiche editoriali? In una certa qual misura lo è, forse. Siamo tuttavia ben lontani da un Je t’accuse senza fronzoli: se l’accusa c’è, questa è così tanto ben mascherata nel plot narrativo che, alla fine, si riduce a un mero ammennicolo a solo favore della finzione letteraria.

In Vicolo del precipizio si racconta di Tiziano, ghostwriter che fa la fortuna di tanti imbrattacarte: il suo lavoro consiste nel dare una forma e un senso a degli scritti che altrimenti sarebbero impubblicabili. E’ una sorta di mercenario: riceve pacchi di denaro dai suoi committenti per scrivere quel lavoro che loro non sarebbero mai in grado di vergare, perché scevri d’un qualsivoglia talento critico e artistico. Tiziano confeziona libri su ordinazione e deve stare ben attento a non sgarrare, perché da lui si vuole un prodotto con precise caratteristiche di commerciabilità. Tiziano, stanco di essere fantasma tra i fantasmi, decide di far ritorno a Cortona, là dove è nato: sua intenzione è di scrivere qualcosa che sia suo in tutto e per tutto.
La figura del ghostwriter non è nuova: se ne parla anche nei talk-show made in Italy, per far spettacolo, per riderci su, in compagnia e alle ore più disparate. Non è una novità, non di oggi, che gran parte dei titoli pubblicati e portati in libreria sono stati in realtà scritti da altri, ovvero da ben preparati e ben oliati ‘scrittori fantasma’. Già Alexandre Dumas aveva i suoi nègres, che scrivevano le storie che poi lui firmava. C’è da dire che Dumas ci metteva l’idea principe, erano però i nègres a dover scrivere i voluminosi romanzi, che una volta terminati l’autore si premurava, forse, di rivedere per sommi capi.

Vicolo del precipizio che, apparentemente, Bassini aveva iniziato come un romanzo-denuncia, presto si mostra per quel che in realtà è, una sorta di raccolta di microstorie un po’ boccaccesche e che sono l’unica eredità che Cortona ha saputo svendere a prezzi d’inflazione al ghostwriter Tiziano. Se l’autore voleva portare una seria denuncia, purtroppo questa è morta a precipizio e in tutta fretta.  Un romanzo, né buono né cattivo, nulla più di questo.

Vicolo del Precipizio - Remo Bassini - PerdisaPop – Collana Corsari, diretta da Antonio Paolacci – Pagine 208 – ISBN 978-88-8372-556-2 - Prezzo euro 14,00

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