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Renzi, la carica dei sottosegretari, tra loro due berlusconiani e due indagati

Creato il 01 marzo 2014 da Candidonews @Candidonews

Renzi, la carica dei sottosegretari, tra loro due berlusconiani e due indagati

E fu così che Renzi superò Letta, per quanto riguarda le poltrone. L’infornata di sottosegretari e viceministri ‘ribalta’ il nuovo corso renziano. 62 poltrone contro le 61 dell’esecutivo prececente. Due indagati e due berlusconiani di ferro tra i nuovi membri del governo.

Formiche.it LA CARICA DEI SOTTOSEGRETARI Nominati 35 sottosegretari e 9 viceministri. Il numero totale dei membri del governo sarà di 62 componenti (uno in più rispetto al governo Letta). “Soddisfazione dei partiti”, scrive Alberto D’Argenio su Rep.
I nomi Lotti, della segreteria del Pd, entra alla Presidenza del Consiglio. All’Economia Casero e Morando, Nencini ai Trasporti, Bubbico agli Interni, Calenda e De Vincenti allo Sviluppo Economico, Pistelli agli Esteri, Costa alla Giustizia e Olivero all’Agricoltura. Le donne sono nove, nessun viceministro (Il Sole 24 Ore). Di quote rosa “esaurite”, Sud e correnti si ipotizzava/polemizzava prima del Cdm (L’Unità, Il Giornale). Le polemiche Per la squadra al maschile e per alcuni nomi: la “ricompensata” Barracciu (Pd), alla Cultura, è indagata per peculato; Gentile (Ncd), ai Trasporti, è coinvolto nel caso dell’articolo bloccato sull’Ora della Calabria (La Stampa). Fa discutere poi la scelta di due berlusconiani di ferro alla Giustizia, Costa e Ferri (Il Fatto Quotidiano). E non manca la truppa degli scontenti: primo fra tutti Emanuele Fiano (Corriere).

governorenzi

Un dossier de l’Espresso tratta nel dettaglio alcuni casi particolari.

Costa, il fedelissimo alfanian-berlusconiano:

Il primo è Enrico Costa, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera nella scorsa legislatura, dove si distinse per la fedeltà al leader Berlusconi: relatore per il lodo Alfano (la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato, poi dichiarato incostituzionale) e il legittimo impedimento, che prevedeva la sospensione dei processi giudiziari a carico del premier fino al mantenimento della carica elettiva.

A settembre 2011, mentre il Paese pativa gli effetti dello spread, lui con un’interrogazione parlamentare chiedeva al neo-Guardasigilli Francesco Nitto Palma l’invio di ispettori ministeriali alla Procura di Napoli. Motivo: l’indagine che vedeva Berlusconi vittima di un ricatto ma che, secondo Costa, rischiava di diventare l’accusato. «Si rende lecito il dubbio che in concreto le indagini siano orientate contro il presidente del Consiglio» affermò.

E vediamo che truppa di tutto rispetto per le Isfrastrutture, ce ne fosse uno non indagato:

PRECARIE INFRASTRUTTURE
Nella squadra di Matteo Renzo non mancano gli inquisiti. Come la sottosegretaria alla Cultura Francesca Barracciu, indagata per peculato per l’utilizzo (ritenuto illecito dalla Procura di Cagliari) di 33 mila euro destinati al gruppo del Pd alla Regione Sardegna. Stessa accusa che interessa anche il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (Pd), indagato in Campania nell’ambito della cosiddetta inchiesta su “Rimborsopoli”, risalente a quando era capogruppo alla Regione. L’accusa di peculato riguarda 11.300 euro. Il vice ministro, il socialista Riccardo Nencini, nei mesi scorsi è invece stato condannato a restituire 456 mila euro al Parlamento europeo per dei rimborsi spese irregolari. A chiudere la triade c’è il senatore cosentino Antonio Gentile, coordinatore del Nuovo centrodestra in Calabria, il cui sistema di potere è al centro di un ampio e approfondito servizio sul numero dell’Espresso in edicola.
Protagonista nei giorni scorsi di un caso di cronaca per il tentativo di evitare la pubblicazione di un articolo giornalistico relativo a una indagine nei confronti del figlio, Gentile era già stato sottosegretario all’Economia con Berlusconi. Adesso ha ottenuto le Infrastrutture, proprio come il fratello Giuseppe, assessore in Calabria della giunta guidata da Giuseppe Scopelliti e altro fedelissimo di Alfano.

L’Agricoltura è in buone mani, con Castiglione:

Giuseppe Castiglione. Nel 1999 fu arrestato assieme al suocero (il senatore Pino Firrarello) nell’inchiesta sul nuovo ospedale Garibaldi di Catania. L’accusa: aver favorito imprese vicine a Cosa nostra. Condannato in primo grado per tentativo di turbativa d’asta a dieci mesi, Castiglione è stato assolto in Appello a fine 2004. Pochi mesi prima, nel frattempo, era stato eletto europarlamentare con Forza Italia. Secondo un’inchiesta della Dda di Caltanissetta, grazie anche all’appoggio della cosca Rinzivillo di Gela. «A Gela non sono andato nemmeno per far campagna elettorale, queste persone non le conosco» la replica dell’onorevole. Adesso la Corte dei conti gli contesta 44 mila euro di danno erariale per una nomina illegittima quando era presidente della Provincia di Catania. «La normativa è stata rispettata scrupolosamente» ha affermato lui.


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