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Renzi per la silviezza dell’Italia

Creato il 21 gennaio 2015 da Albertocapece

Renzi e Berlusconi (1)La novità del giorno sembra essere che Berlusconi salverà Renzi e la riedizione della legge Acerbo, chiamata Italicum. Ma tutto questo non è altro che è la maledizione di un Paese costretto a vivere un eterno e angusto presente dove le novità sono minestra scaldata. Era ovvio, prevedibile, previsto e persino concretamente propiziato dal decreto fiscale in favore dei grandi evasori, che andasse a finire così, che fosse l’accoppiata Renzi – Berlusconi a governare e a stravolgere la Costituzione. La cosa curiosa è semmai che il Cavaliere sceso in campo ormai  22 anni fa con Forza Italia per difendere le sue aziende e  gli assetti di potere creatisi negli anni ’80, oggi svende Forza Italia esattamente per gli stessi motivi.

Naturalmente si tratta di una svendita truccata perché il vero vincitore è lui: sacrifica una impresentabile squadra politica fatta di opacità e silicone in favore di un successore, Renzi, designato da tempo come delfino che gli deve assicurare  l’impunità e l’immunità richiesta, la salvezza del proprio impero, la vittoria di quella concezione padronale e oligarchica della politica di cui è stato un pioniere. Che altro dovrebbe fare il creatore di un partito personale, se non sbarazzarsene quando questo diventa funzionale ai suoi interessi personali? Tanto più che l’ottantenne Berlusconi difficilmente potrebbe aspirare a una nuova stagione di diretto protagonista: la sua è l’età delle eminenze grigie. Gli basta un seggio a vita che lo protegga da future sorprese e una pattuglia parlamentare sufficiente a dissuadere da colpi di mano contro la sua roba. Al resto ci pensa Renzi e insieme a lui un sistema politico  che vive ormai nella più completa subalternità ad altri poteri, gode di un’auto referenzialità da ancien regime e nella quale di conseguenza la poltrona, il seggio e il pensionamento successivo in lucrosi posti da razza padrona, costituiscono gli interessi prevalenti. E’ proprio questo che permette a un vegliardo truccato da cinquantenne e a una nullità da quiz di governare, che fa due debolezze una forza.

Semmai c’è da stupirsi che si trovi, dentro queste logiche,  un pugno di tentennanti dissidenti, sia in Forza Italia dove le poltrone disponibili sono destinate a ridursi drasticamente, sia nel Pd dove esse potrebbero non essere più disponibili per quelli che non recitano la messa cantata al renzusconismo. E la vicenda Cofferati, con il suo osceno spettacolo, insegna. Certo strana ribellione nel Pd, proprio perché viene dopo due anni di malumori e regolari rese senza condizioni al guappo fiorentino e alla sua destra da furbetti. Non so quali tattiche ci siano dietro, ma penso che i passi sempre più evidenti in direzione di un unico soggetto politico, costituito da ex Fi e piddini di destra o opportunisti, la nuova Dc demo-pluto-massonica in corso di formazione attorno a Renzi e alla sua corte dei miracoli, sta forse insinuando nella pattuglia di contestatori il sospetto che la creazione di un nuovo soggetto politico più a sinistra (e ci vuole veramente poco in queste condizioni) possa essere in prospettiva più conveniente di una permanenza nel Pd, Partito in Decomposizione.  Dopotutto anche le condizioni economiche sempre peggiori, gli inesistenti motivi di ottimismo, le colpevoli riforme feticcio e l’alea delle vicende europee, anche elettorali, rendono tanto tracotante quanto fragile l’alleanza tra il giovane guappo e il vecchio sporcaccione, esposta al logoramento così come ad eventi imprevedibili. Certo poi tutto è condizionato dalla possibilità di elezioni a breve termine che rendono il gioco più complicato e sottoposto al nodo scorsoio dei ricatti. Purtroppo se il grande strappo avverrà sul serio sarà senza un progetto definito e una prospettiva chiara: il pericolo di trovarsi di fronte a un ennesimo contenitore vuoto è quasi certo, anche se ci si dovrebbe dar da fare per riempire la scatola desolatamente senza contenuto.

La conclusione è che ci si avvia a qualcosa di molto peggiore di quanto non fosse il regime del solo Berlusconi, che almeno poteva contare su un’opposizione sia pure più ad personam che non sugli indirizzi politici generali. Perché è vero: nel Paese non esistono più alternative, né politiche, né morali e siamo costretti ad invidiare la Grecia di Syriza, nonostante i timori per un rapido riassorbimento di Tsipras nella governance europea, ci vergogniamo di non essere stati in grado di creare dalla protesta qualcosa come Podemos e ci contentiamo di vecchie novità, pronti ad accettare al Quirinale un triste marpione di lungo corso perché qualche personaggio di diversa caratura potrebbe far saltare il partito del Nazareno.

 


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