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Renzo Danesi: dal carcere al palcoscenico. Ecco come il teatro trasforma il bandito in attore.

Creato il 30 aprile 2011 da Yourpluscommunication

Renzo Danesi: dal carcere al palcoscenico. Ecco come il teatro trasforma il bandito in attore.
Renzo Danesi, romano (del Trullo) classe 1955, cofondatore della Banda della Magliana, è in carcere dal 1992 con l’accusa di sequestro di persona per aver preso parte al rapimento del conte Grazioli; ma questa è una storia già nota ai più, soprattutto ai fedeli lettori del nostro blog.

Ciò che non tutti sanno invece è che Danesi, facente parte dell’originario gruppo di malavitosi che giravano intorno a Maurizio Abbatino, è anche un attore.

Renzo Danesi: dal carcere al palcoscenico. Ecco come il teatro trasforma il bandito in attore.

Giovanissimo e prima di intraprendere la “carriera criminale”, aveva solo 13 anni quando debuttava in “La Zattera della Medusa”, uno spettacolo teatrale presentato al Festival Dei due Mondi di Spoleto. Successivamente però il destino lo ha portato, come sappiamo, in ben altre direzioni: la passione per la recitazione viene accantonata per il crimine ma riscoperta, durante la lunga detenzione nella casa circondariale di Rebibbia.

Renzo Danesi: dal carcere al palcoscenico. Ecco come il teatro trasforma il bandito in attore.

Nel corso de “I Fatti Vostri” andata in onda giovedì scorso su Rai 2, Renzo Danesi ha raccontato in che modo ha deciso di riscattarsi e riabilitarsi nella società:

“Il carcere da solo non basta a riabilitarti, ci vuole tantissima volontà individuale e soprattutto bisogna trovare interessanti le attività formative che questi offre: si puo’ lavorare, si puo’ studiare o, come nel mio caso, fare teatro.”

Durante l’intervista è intervenuto Antonio Turco, uno degli educatori del penitenziario di Rebibbia, per ribadire che la funzione del carcere è da sempre è quella di educare e recuperare il detenuto per poi reinserirlo nella società una volta scontata la pena. Turco ha poi sottolineato come tutti i domiciliati in carcere sono persone che, in qualche modo, possono cambiare attraverso le attività di recupero sociale.

Renzo Danesi: dal carcere al palcoscenico. Ecco come il teatro trasforma il bandito in attore.

Una di queste è il teatro i cui aspetti terapeutici sono stati a lungo dimostrati nel corso della storia. Aperti alla partecipazione di tutti anche dietro le sbarre, gli esercizi di teatroterapia aiutano gli attori a ripercorrere, sul palcoscenico quotidiano a strisce, quella vita deviata per la quale stanno scontando una pena. Per “purificarsi” niente ‘Eduardo’ o ‘Shakspeare’: i prigionieri in attesa di libertà –a lunga o breve scadenza- recitano solo ed esclusivamente testi scritti da loro stessi: protagonisti ieri nella realtà oggi nella finzione di “gesta criminali”.

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In quest’ottica indossando le vesti di attore e di autore, Renzo Danesi è stato l’interprete di uno spettacolo dedicato ed ispirato proprio alla Banda della Magliana per il teatro stabile “Assai” del carcere di Rebibbia. La compagnia teatrale che (da tempo una realtà itinerante con all’attivo 600 spettacoli al di fuori dal carcere negli ultimi 7 anni, è stata ospitata da Maurizio Costanzo, che ne è presidente onorario, al Teatro Parioli di Roma) è attualmente in scena con lo spettacolo ispirato alla strage di Capaci: “Alle 2 i monaci tornano in convento”.

Renzo Danesi: dal carcere al palcoscenico. Ecco come il teatro trasforma il bandito in attore.

Il passaggio di Danesi da bandito ad attore è dunque breve senza mai dimenticare la sua passata attività criminale. A stuzzicarlo sull’indelebile ieri è Magalli e quando gli chiede se ha capito realmente di aver sbagliato in passato, lui afferma:

“Ho capito di aver sbagliato da tantissimo tempo, già da quando era ancora in piedi questo gruppo (…) si parla di questa banda per cose infinite, ma in realtà è stata un po’ troppo enfatizzata, giuridicamente ha fatto comodo inserire tutto in un contesto (…) eravamo un gruppo di amici poco più che ventenni, lo scopo non era quello di creare una ‘banda’, questo è l’appellativo che ci hanno dato in tribunale, il nostro era un gruppo che ha iniziato con le piccole rapine per poi arrivare ai crimini più brutti che visti col senno di poi non rifaresti più (…) non voglio giustificare fatti e azioni, per carità, ma all’epoca c’era molta incoscienza…”

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A Danesi, oggi in regime di semi-libertà, restano 4 anni da scontare e poi, se il cambiamento c’è stato per davvero, lo attende una lunga carriera da attore che noi, non possiamo fare altro che augurargli.

Giovanni Mercadante


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