Magazine Psicologia

Resilienza e dimensioni dell’esistere

Da Anna
Resilienza e dimensioni dell’esistere


Riflessioni su percorsi esistenziali
Di resilienza se ne parla ormai in ogni contesto soprattutto da quando la crisi ci ha scoperti fragili alle ferite dell’ esistenza. La vita ha bussato alle nostre comode porte di gente tranquilla e ha chiesto il conto. Si perché le nostre vite, se pur faticose, attraversate dai normali cambiamenti sono state sollecitate in maniera del tutto inaspettata.Crisi economica e finanziaria, disoccupazione, terremoti, esondazioni…Siamo stati costretti ad uscire dalla nostra “area di confort” _ come la chiamano gli psicologi_ per dirigerci verso un luogo del “forse” che ancora non conosciamo. Attraverso il modello “Big five” di Paul Costa e Robert McCrae, basato sul modello Five Factor (FFM: Openness, Conscientiousness, Extraversion, Agreeableness, Neuroticism;riuniti nell’acronimo Ocean), si prendono in considerazione alcuni tratti della personalità che costituiscono il carattere della persona resiliente, colei che riesce a risalire dalle situazioni difficoltosi: amicalità(intesa come gratuito esercizio di sensibilità nelle relazioni umane), coscienziosità, estroversione, apertura e stabilità mentale.

Ma un aspetto importante non è ancora stato considerato: quanto, il nostro progetto esistenziale incide sulla nostra capacità di fronteggiare agli eventi difficili? Quanto l’ intima connessione con la dimensione etica, estetica e spirituale può aiutarci a trovare un senso anche nelle condizioni più assurde?Sono del parere che l’approccio psicologico da solo non basti più. Non tutto può essere descritto, controllato e misurato. Abbiamo bisogno di modelli integrati che abbraccino la complessità della persona e che diano non delle risposte, ma delle indicazioni di percorso.
In fin dei conti le domande sono sempre le stesse da millenni: chi sono? Da dove vengo? Dove vado? E soprattutto perchè?Allora questa nostra sete di spiegazioni razionali (che denotano la nostra insicurezza) si potrebbe trasformare in una danza con la vita, attraverso un senso dell’esistere che vada oltre ciò che noi siamo, ciò che abbiamo e ciò che possiamo.Forse, la via per una vita piena, deve attraversare quelle ferite. Forse il dolore, le fragilità, le sofferenze non sono qualcosa da evitare ma sono passaggi iniziatici e necessari per la nostra “nascita” da individui a persone.Buona PasquaAnna :)

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