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Review - Tron: Legacy

Creato il 05 marzo 2011 da Ludacri87
Review - Tron: Legacy
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Review - Tron: Legacy
5,5 su 10
Che senso abbia un'operazione del genere, sfugge alla mia capacità di comprensione, che sarà limitata, ma è anche in grado di riconoscere un film che abbia una sua importanza cinematografica da un film che non ne abbia alcuna (e di "originali" di discutibile qualità rispetto alla copia di questa pellicola ce ne sono già tanti). Entrare nel merito della questione sulla proponibilità di un sequel del poco noto e cult (ma anche con molti detrattori), "Tron" del 1982, a 28 anni di distanza, non è mia competenza. Ma fa intendere che le idee scarseggiano davvero, anche in casa Disney, considerando anche che il film non sia un intelligente reboot, a caccia di spettatori nuovi, ma un sequel vero e proprio, con tanto di diretto collegamento alla storia precedente, risolto in una sequenza introduttiva e qualche flashbacks di rimando. Ma la cosa che fa più dispiacere è la mancanza di una storia che possa dirsi tale, nuova, piuttosto che un refuso pasticciato anni '80. Soprattutto in virtù del grande lavoro tecnico e anche artistico per quanto concerne il carattere visionario dell'opera, che diventa un'esperienza spettacolare per gli occhi, animata da riferimenti ad una vasta gamma di pellicole, fino alla splendida casa del Creativo che combina un design futuristico al decor del masterpiece di Kubrick "2001: Odissea nello spazio". Al di là della perizia e della capacità di sintesi del mondo del vecchio "Tron" con i nostri ritrovati tecnici superiori, al film di Kosinski manca l'anima, manca la compattezza, mancano le battute, manca una struttura interessante (pochissimo è riservato al mondo "reale" rispetto a quello "parallelo"), manca anche l'urgenza, una qualsiasi interpretazione simbolica e attualizzante. E' un gioco, senza un minimo della genialità di un low-budget alla Scott Pilgrim, in cui gli attori si prendono terribilmente sul serio, sfiorando il ridicolo (e anche un veterano come Jeff Bridges non si salva, senza parlare di Micheal Sheen che sembra a teatro) o l'anominato puro e semplice (Garrett Hedlund), oltra alla "bella" di turno (Olivia Wilde). E così la colonna sonora, fantastica, firmata Daft Punk, si perde nel nulla della narrazione. Intrattiene, alla fine, ma è un'occasione persa, per certi versi non proprio necessaria.

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