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Ricchi e poveri non sono uguali

Creato il 10 dicembre 2013 da Keynesblog @keynesblog

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Messo in difficoltà dalla crisi, l’ “agente rappresentativo”, razionale e infinitamente previdente, sul quale si basano i modelli macroeconomici utilizzati per le previsioni dalle banche centrali, dai governi e dalle istituzioni internazionali, sembra cedere il passo agli “agenti eterogenei”. Ricchi e poveri non si comportano nello stesso modo. Chi è vincolato dalla liquidità non ha la capacità di risparmiare e non ragiona nei termini ricardiani che alcuni economisti spesso sembrano dare per scontati.

di Brendan Greeley – Bloomberg Businessweek

In un discorso tenuto a Francoforte nel mese di ottobre, Peter Praet, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, ha detto in una conferenza di economisti qualcosa di curiosamente ovvio. “Le famiglie sono eterogenee per molti aspetti. E’ importante misurare e analizzare tale eterogeneità perché può avere importanti implicazioni per i dati aggregati”. Le persone sono diverse, intendeva dire, e abbiamo bisogno di capire come capire l’economia.

Praet ha dovuto affermare l’ovvio perché fino a quest’anno gli economisti, in particolare quelli che fanno le previsioni, hanno riposto la propria fede in modelli che ignorano queste differenze; quelli che la BCE e il Fondo Monetario Internazionale hanno utilizzato per prevedere il futuro si basano su un “agente rappresentativo”, una sola persona immaginaria che rappresenta tutti.

Il problema è che questi modelli non sono riusciti a prevedere le conseguenze dei programmi di austerità che molti paesi europei hanno adottato nel 2010. Si è scoperto che le persone reali non si comportano come il “proxy” immaginario. Gli economisti stanno imparando che il povero e il ricco rispondono in modo diverso all’austerità e agli stimoli economici. Ciò potrebbe presentare delle sfide per i politici. Se le persone si comportano in modo diverso, allora la politica potrebbe doverle trattare in modo differente.

I tentativi di indovinare – o calcolare – come le decisioni di politica economica influenzano l’economia si basano sulla “propensione marginale al consumo”, la probabilità che se si mette un dollaro in mano di qualcuno, lo spenderà piuttosto che risparmiarlo. Le diatribe sugli stimoli fiscali sono fondamentalmente discussioni su questo punto. La discussione divide lungo le linee di un’anticà tensione nella professione economica: l’economista dovrebbe osservare il comportamento umano o assumerlo come dato?

I modelli basati sull’agente rappresentativo utilizzati dalle banche centrali e dal FMI sono il risultato di un movimento tra gli economisti negli anni ’70 e ’80, i quali hanno assunto che le persone sono razionali e pianificano il futuro. Ad esempio Olivier Blanchard, ora capo economista del FMI, ha scritto nel 1990 che quando un governo stringe la cinghia per ridurre i deficit, le famiglie potrebbero cominciare a spendere, rassicurate dal fatto che il problema [del deficit] viene gestito e non ci sarà un riaggiustamento ancora più grande nel futuro.

Se i modelli fossero nel giusto supponendo che tutti siamo ben rappresentati dalla stessa persona razionale, non vi sarebbe alcun bisogno di dati su come le persone agiscono. E basarsi su una sola persona rende la matematica dietro la modellazione economica più semplice.

Krusell, che ora insegna all’Università di Stoccolma, era appena dottorato nei primi anni 1990 quando ha iniziato a lavorare su un modello macroeconomico che ha assunto più di un agente, riconoscendo che le persone sono diverse. Lui e Tony Smith, un altro neodottorato, hanno avuto la sensazione che con abbastanza potenza di calcolo potevano costruire un modello multi-agente. “Se avessimo presentato queste idee ai nostri colleghi più anziani avrebbero detto ‘No, andate provare qualcosa di diverso’ “, dice Krusell . Il modello risultante ha permesso a Krusell di avere un posto a Princeton e a Smith a Yale .

Nonostante ciò il loro paper languì per più di un decennio come ricerca di base senza applicazione pratica. “Avevamo un modello che aveva qualcosa da dire sul fatto che le propensioni al risparmio sono diverse”, dice Krusell. “La domanda era ‘Quanto sono grandi sono le differenze?’ “

Non c’erano molte ragioni di scoprirlo. I modelli con agente rappresentativo avevano un potere predittivo abbastanza preciso fino alla crisi finanziaria e le sue conseguenze. Nel gennaio del 2013, Blanchard e Daniel Leigh hanno pubblicato un working paper per il FMI che era in sostanza una confessione. Quando il Fondo ha previsto i tassi di crescita per i vari paesi nel 2010 ha commesso degli errori, come ha fatto la Commissione europea. “Il consumo può dipendere più dal reddito attuale che sul reddito futuro”, hanno scritto. L’agente razionale si supponeva che progettasse il futuro, fiducioso che i deficit calavano. Le persone reali non l’hanno fatto.
Un rapporto del FMI maggio tornò a guardare il programma del Fondo in Grecia, dove il prodotto interno lordo reale è sceso più di tre volte quanto previsto. Le ipotesi matematiche del FMI sul comportamento erano sbagliate, era ammesso nel rapporto.

Le sfide che il mondo aveva di fronte nel 2010 – i bassi valori delle abitazioni, la difficoltà di ottenere credito, le banche centrali incapaci o in difficoltà nell’abbassare maggiormente i tassi di interesse – “erano inesistenti nel modelli con agente reppresentativo”, dice Christopher Carroll, che insegna alla Johns Hopkins. Alla conferenza di Francoforte della BCE, Carroll ha presentato un documento che ha dato sostegno al modello di Krussel e Smith con dati microeconomici. Per Carroll, le persone differiscono in un modo fondamentale. “La propensione marginale al consumo”, secondo il paper, “è sostanzialmente più grande per le famiglie povere rispetto a quelle ricche”. I ricchi si comportano come l’agente iper-razionale. Hanno in programma per il futuro. Risparmiano durante uno stimolo fiscale, pensando alle tasse a venire. E possono ottenere un prestito durante una contrazione fiscale.

I poveri sono ciò che gli economisti chiamano “borrowing constrained” [soggetti vincolati nella capacità di contrarre prestiti]. Essi tendono ad avere più bisogni di quanti ne possano soddisfare, perciò quando il denaro arriva, lo spendono. Quando lo Stato smette di spendere e il credito è difficile da trovare, il prototipo mitico, la persona ricca, continua a spendere. Ma la maggior parte delle persone reali non ha accesso al credito, e quindi si ferma. I risultati di Carroll sono stati confermati da altri accademici negli ultimi due anni che hanno studiato i dati italiani e degli USA.

Krusell segnala un improvviso interesse per il suo modello vecchio di 15 anni. E’ stato invitato a tenere un discorso in una riunione dei banchieri centrali europei il prossimo anno, alla ricerca di un modo migliore per diagnosticare i problemi del continente. “Puoi avere uno stimolo molto più grande”, dice Krusell , “quando ti rendi conto che potrebbe essere importante per la politica attuale”.

Fonte: Business Week 


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